MCCJ

In Generale

Durante il periodo che va dal 1959 al 1969, la maggior parte delle nazioni africane ottennero la loro indipendenza; benché alcune, come il Sudan e il Ghana l’ottennero prima, altre dopo. L’indipendenza dell’India nel 1947 indicava che tale esempio poteva essere seguito.

Alla ricerca di un modo di destabilizzare l’Inghilterra e la Francia nelle loro colonie, e di prendere il loro posto, l’unione Sovietica inculcò la necessità dell’indipendenza per le colonie africane seguendo il sogno di Lenin e Stalin. L’Unione Sovietica presentava la filosofia socio-politica Marxista-Leninista come movimento di liberazione in tutte le università africane; un’ideologia molto diffusa ancora adesso. L’Unione Sovietica forniva armi e munizioni ad alcune nazioni dove era attiva la guerriglia.

Il signor Yoweri Museveni attuale Presidente dell’Uganda, fornisce un’altra ragione: la Seconda Guerra Mondiale aveva indebolito le rimanenti potenze imperialiste europee a tal punto che dovettero abbandonare le loro colonie.

Il progresso nell’istruzione fino a livello universitario, ispirò agli africani l’indipendenza che prima non pensavano possibile; per coloro che riuscivano ad andare all’estero a studiare, si aprivano nuovi mondi e possibilità. Essi tornavano nei loro paesi perfettamente equipaggiati per poterli governare.

Gli Stati Uniti s’arricchivano ed erano in cerca di nuovi mercati. Le Nazioni Unite facevano pressione affinché fossero eliminati gli imperi coloniali esistenti ed incoraggiavano malcontento nelle colonie per ottenere il loro scopo. Durante gli anni cinquanta le riforme che avrebbero portato all’indipendenza furono accelerate.

Le Politiche Coloniali

Qualsiasi sia il verdetto storico riguardante il fenomeno del colonialismo, durante questo periodo troviamo le seguenti tendenze adottate dalle potenze coloniali:

La Gran Bretagna

La speranza di tenere legati in qualche modo, i sudditi non europei affiliandoli alla Gran Bretagna tramite il Commonwealth dominò la politica coloniale britannica. Gli scopi a lungo termine includevano:

  • La fondazione di istituzioni scolastiche.
  • Sviluppo economico e investimenti britannici all’estero per innalzare il tenore di vita, sviluppare l’agricoltura e le risorse locali incoraggiando la produzione e l’esportazione di materie prime.
  • La graduale introduzione di strutture politiche che avrebbero, in futuro, portato le colonie all’indipendenza entro il Commonwealth delle Nazioni come unità politiche ed economiche.

Dette politiche, però furono attuate molto tardi, e furono accelerate per le ragioni alle quali abbiamo accennato sopra. IL primo territorio al quale la Gran Bretagna concesse l’indipendenza fu il Sudan nel 1956, seguito dal Ghana nel 1957; entro la fine degli anni sessanta tutte le altre nazioni avevano ottenuto l’indipendenza pur rimanendo nel Commonwealth. Questi legami stanno, adesso, diventando sempre più deboli.

La Francia

La Francia agì in modo differente. Per molti anni la Francia negò alle sue colonie la possibilità di adeguarsi e di svilupparsi economicamente, insistendo sulla completa assimilazione da parte delle sue colonie del sistema politico e della cultura francese. Non esisteva un governo locale autonomo. L’amministrazione veniva controllata a livello centrale da Parigi. L’istruzione, inoltre era strutturata in modo tale da preparare un esiguo numero di leaders dalle colonie a diventare dei bravi francesi. Dopo il 1954, però, la politica dell’”assimilazione” lasciò il passo a quella dell’ “associazione”. Le colonie erano chiamate “ territori oltremare”. A causa di quest’atmosfera, alcuni africani come l’ex presidente del Senegal, L. Senghor, divennero deputati nell’Assemblea Nazionale francese.

Nel 1958 nella nuova Costituzione francese fu inserita l’autodeterminazione, perciò entro il 1960 tutte le colonie a sud del Sahara divennero indipendenti continuando, però la loro associazione con la Francia. L’”Associazione “spiega la presenza di truppe francesi in alcune nazioni indipendenti e i legami monetari con il Franco Francese tramite la valuta C.F.A.

Il Portogallo

Il Portogallo insisté sul fatto che le sue colonie erano province della Madrepatria e mantenne intatta la politica e la dottrina di assimilazione. Questa politica tuttavia, era caratterizzata da un’istruzione quasi inesistente e un’evoluzione economica e politica alquanto scarse.

Siccome le colonie erano “formalmente” province, il Portogallo si rifiutò di accordare loro l’indipendenza e cedette solo dopo molto spargimento di sangue. La guerriglia portò il paese quasi al collasso economico che già stava languendo a causa di un sistema agricolo arcaico e una politica industriale non competitiva. Fu solo nel 1975, dopo una rivoluzione militare in patria, che tutte le colonie portoghesi ottennero l’indipendenza.

Il Belgio

Il Belgio aiutò il rapido sviluppo industriale e commerciale dello Zaire, ma non iniziò mai un procedimento di educazione tecnica e politica della popolazione indigena fino a circa cinque anni prima dell’indipendenza, che fu inaspettatamente e bruscamente concessa nel 1960. Questo fatto causò un massiccio esodo dei belgi. I soldati ammutinarono contro i loro ufficiali e si sparpagliarono in lungo ed in largo per la nazione saccheggiando, seminando panico e morte. Nessun missionario, perse la vita in questo periodo. Iniziò una nuova ribellione nel 1963 da parte dei seguaci del defunto Lumumba (il primo Capo del Governo ucciso nel 1961) appoggiati da militari cinesi. Invitati da Moise Tchombe, ex leader del Katanga, e Primo Ministro all’epoca, intervenirono i paracadutisti belgi; poi arrivarono i “Simba” i quali iniziarono ad uccidere i missionari, inclusi quattro dei nostri confratelli verso la fine del 1964.

Nel 1865, il Generale Mobutu, che allora aveva solo 35 anni, prese il potere, portando il paese in rovina. In seguito fu deposto da Yoweri Museveny presidente dell’Uganda e da Kagame, presidente del Ruanda che nominarono Desirè Kabila.

In particolare

Diamo qui uno ragguaglio veloce di quelle nazioni dove stavamo lavorando e che ottennero la loro indipendenza più o meno in questo periodo. Furono veramente dei paesi difficili con grossi problemi.

Sudan

Era amministrata dall’Egitto e dalla Gran Bretagna, ma possiamo dire che l’amministrazione spiccia, particolarmente a sud era nelle mani di ufficiali britannici. Movimenti indipendentisti erano già iniziati nel 1922, ma tali aspirazioni aumentarono drammaticamente nel 1951, quando Re Farouk fu dichiarato unilateralmente Re d’Egitto e del Sudan.

Temendo l’indipendenza sotto il dominio politico degli arabi musulmani, il battaglione stanziato in Equatoria ammutinò nell’agosto del 1955; in seguito scoppiarono gravi tumulti fra il nord ed il sud del paese.

L’Indipendenza fu accordata il 1 gennaio 1956 e già nel 1957 tutte le scuole missionarie erano state nazionalizzate a seguito di una politica di unificazione nazionale che mira alla progressiva islamizzazione del Sud e la continuazione della Tratta dei neri del Sud portati al Nord come schiavi. Ebbe inizio una feroce opposizione verso i missionari. I leader politici del Sud iniziarono ad andare in esilio, fra i quali Padre Saturnino Lohure, sacerdote della diocesi di Juba. Fu in seguito ucciso da soldati ugandesi.

Il decreto per i missionari del 1962 (Missionary Act) ridusse sensibilmente la libertà religiosa, ma tale decreto fu rigidamente imposta solo nel Sud. L’espulsione di tutti i missionari che lavoravano nel Sud nel 1964 fu seguita da un esodo in massa da parte di civili inclusi studenti e seminaristi. Ebbe inizio la guerriglia chiamata Anya-Nya. Dopo diversi colpi di stato, nel 1964 prese il potere il Generale Jafar Nimeiri il quale firmo un accordo con la Anya-Nya nel 1972 ad Addis Abeba. Tuttavia, nel 1979 il governo di Khartoum applicò la legge islamica della “Sharia” in tutto i paese. La guerriglia iniziò di nuovo e sta tuttora continuandocosicchè impedire qualsiasi sviluppo; le divisioni tribali fra i sudanesi del Sud, il massiccio esodo di rifugiati, carestie e torture sono le piaghe del Sud.

Il decreto del 1962 sulle Società Missionarie fu sostituito, nell’ottobre del 1994, dal “ Ordine Provvisorio: Amendamento Miscellaneo (L’organizzazione del Lavoro Volontario) decreto 1994”. Questo decreto fu denunciato dai Vescovi cattolici in un comunicato datato 1 febbraio 1995. Alla base di questo era l’opinione che la Chiesa veniva considerata “ una organizzazione straniera il cui scopo è di portare avanti un lavoro di natura religiosa”. Questo tentativo ha per scopo di sottoporre la Chiesa al controllo completo del governo e ai capricci dei suoi leader fondamentalisti.

L’Uganda

L’Uganda ottenne la sua indipendenza il 9 ottobre 1962. Per poter meglio capire ciò che avvenne, è necessario dare dei cenni storici.

Introduzione. Parto da fatti ben conosciuti: I Martiri ugandesi 1885-1887 furono uccisi da Mwanga, re del Buganda, la più grande tribù dell’Uganda. Mwanga uccise Cattolici, Protestanti e Musulmani. I tre gruppi si unirono per deporlo e vinsero. In quel momento i Musulmani avevano più potere per cui tramarono per fare eleggere re uno dei fratelli di Mwanga e per questo lo circoncisero. I Cristiani non ne furono per niente contenti, così si unirono e deposero il re musulmano riportando al potere lo stesso Mwanga deposto in precedenza. Egli aveva vissuto con dei cattolici durante il suo esilio. A questo punto furono i protestanti ad insospettirsi dei Cattolici.

A causa di seri malintesi, il re del Buganda e i Cattolici si trovarono schierati da una parte mentre il Capitano Lugard, che rappresentava la Imperial African Company, ed i Protestanti si trovavano dall’altra. Ambedue le fazioni erano armate per cui un piccolo incidente li portò al combattimento. I Capitano Lugard intervenne con i suoi soldati sudanesi e sconfisse il Kabaka (il re del Buganda che nella loro lingua si chiama “Kabaka”) e i Cattolici. I vincitori distrussero la missione cattolica di Rubaga, molte cappelle cattoliche e vendettero circa 50.000 cattolici come schiavi. Si consideravano i vincitori di una guerra, perciò gli unici che potevano stare al potere.

Il territorio del Buganda era stato diviso in 19 contee, 14 delle quali andarono ai protestanti, 4 ai cattolici e una ai musulmani. I figli dei capi tribù dovevano andare a scuola nelle scuole protestanti; ciò significava praticamente diventare protestanti e poter quindi assicurare la creazione di un “establishment” protestante come in Inghilterra, senza dichiararlo apertamente. L’ultimo Arcivescovo inglese protestante, Leslie Brown, subito dopo l’indipendenza, chiese al Presidente Milton Obote di dichiarare la Chiesa Anglicana la Chiesa di Stato.

In pratica l’establishment protestante fu reso ancora sicuro con l’apertura di una scuola secondaria per i figli dei re (tutti protestanti) ed i capi: chiamato King’s College, Buddo (il paese dove vi è il collegio). La discriminazione contro i cattolici continuò per quasi un secolo, anche dopo l’indipendenza, come si può vedere dalle seguenti statistiche:

Censimento del 1991

  • Cattolici 7.426.500 44.5%
  • Protestanti 6.541.800 39.2%
  • Musulmani 1.758.100 10.5%

Maggiori cariche politiche nominate dal governo centrale nel 1993 erano:

  • Cattolici 35
  • Protestanti 116
  • Musulmani 9

Anche recentemente, nel 1986, quando il National Resistance Movement (Movimento di Resistenza Nazionale) del Presidente Museveni introdusse libere elezioni per i vari livelli di governo locale, molti cattolici ricevettero un numero di voti tale da poter diventare capi zone, gruppi di zone, distretti, provincie. In alcune parti dell’Uganda orientale, però, alcuni di essi furono uccisi. Un corrispondente della BBC indagò. Nel suo articolo uscito su “ Focus on Africa” dichiara che il popolo non aveva mai visto un cattolico che occupasse una posizione governativa da quelle parti, questi, quindi, dovevano essere eliminati per non creare precedenti!

Movimenti indipendentisti. Il primo partito politico fu l’Uganda National Congress (UNC) fondato nel 1951. Anche i cattolici vi si unirono, ma si resero conto che venivano discriminati in quanto il partito era dominato da protestanti. La politica del partito, inoltre era di ottenere libertà dai bianchi, inclusi i missionari e la religione che avevano portato per poter sottomettere gli indigeni. Il loro fondatore, Ignatius K. Musasi, era in contatto con i leader russi.

Un gruppo di cattolici Baganda nel 1954 dette vita ad un nuovo partito “ Uganda Democratic Party” (DP) che nel 1956 si diffuse in tutto il paese con l’aiuto di alcuni Vescovi che lo ritenevano un passo necessario contro la discriminazione dei cattolici..

Uno storico ugandese non cattolico il signor Karugire R. Samwiri, nel suo “ A Politica History of Uganda “ (La Storia Politica dell’Uganda) dice che ci si deve meravigliare, non perché i cattolici si organizzarono pacificamente per combattere tale discriminazione, ma perché non lo avessero fatto prima di allora”. Tale passo fu necessario per dissipare l’accusa fatta alla Chiesa Cattolica che si diceva scoraggiasse i cattolici nella concorrenza per cariche politiche.

Gli ugandesi del nord ebbero un grande aiuto dalla stampa cattolica nel loro risveglio politico, in un momento quando nessun altro lo faceva. Questo fatto è ben dimostrato in una tesi di dottorato, presentata da un ugandese all’Università di Chicago; attualmente egli è professore all’Università di Makerere. Cito:

“Tre di queste pubblicazioni si potevano trovare nella regione settentrionale nel decennio 1952 –1962. Due erano giornali, cioè il “ Lobo Mewa” in Acholi (La Nostra Terra) ed il “ West Nile Gazette” (La Gazzetta del Nilo dell’Ovest) ed una era una rivista, “ Leadership”. Attraverso una rigorosa analisi del contenuto dei giornali divenne possibile non solo misurare l’intensità e la serietà del programma politico della Chiesa, ma anche la precisa natura di questo programma, e cioè fatti e avvenimenti concreti dei quali la Chiesa si preoccupava e le azioni intraprese.
Oltre a queste fonti, P. Tarcisio Agostoni, l’Editore di “Leadership” durante questo decennio, che fu Direttore Spirituale dell’Apostolato dei Laici di quella regione, autore di un importante libro sulla politica per ugandesi, “Every Citizens’ Handbook” (Il Vademecum di ogni cittadino) mi ha messo a disposizione i suoi scritti personali sulla politica del decennio. Essi sono di particolare significato per qualsiasi studio delle attività politiche della Chiesa Cattolica durante il decennio che ci riguarda; in quanto P. Agostoni fu praticamente il mentore principale della Chiesa sugli affari politici. Difatti, i suoi scritti influenzarono e guidarono chiaramente il pensiero della Chiesa sugli affari politici ai quali facciamo riferimento in questo lavoro.”1

Alle elezioni del 1961 vinse il DP, ma per ragioni politiche e religiose, il governo coloniale chiese agli ugandesi di ripetere le elezioni nel 1962, con l’intento premeditato di togliere il potere ai Cattolici e darlo ai Protestanti come era consueto. Difatti in nessuna altra Colonia o Protettorato britannico sono mai state ripetute le elezioni per l’indipendenza dopo che l’ autogoverno era stato già concesso.

Obote soppresse il DP. Fu ristabilito prima delle elezioni del 1980. Quando furono annunciati i risultati dia seggi, si scoprì che il DP aveva vinto con la maggioranza assoluta. La Commissione Militare che allora era alla guida del paese, proibì altri annunci.

La Commissione Militare annunciò falsi risultati dopo anche un mese. Il piano era che Mwalimu Nyerere doveva portare di nuovo al potere il suo amico socialista Apollo Milton Obote. A causa di questi brogli elettorali, un gruppo di radicali guidati da Yoweri Museveni si dettero alla macchia per portare avanti una lotta armata che li portò al potere dove sono tuttora.

Il Mozambico

Il Movimento indipendentista ebbe inizio verso la fine degli anni cinquanta. Nel 1962, il Frelimo (Fronte per la Liberazione del Mozambico) fu fondato da Edward Mondlane che era stato a servizio delle Nazioni Unite. La guerriglia iniziò nel 1964 seguendo il manuale di Mao-Tse-Tung. Il Portogallo dovette mobilitare circa 60.000 soldati, la metà africani. Il moderato Mondlane fu ucciso in Tanzania nel 1969 e sostituito dal leader militare Samora Machel che guidò la nazione all’indipendenza nel 1975. Fu introdotto un regime maxista-leninista che portò grande povertà e miseria I diritti di pesca furono dati all’Unione Sovietica come compenso per l’aiuto militare avuto nelle guerra d’indipendenza.

La violenza genera altra violenza, e così fu fondato un aggressivo movimento d’opposizione il Renamo (Mozambique National Resistance) con l’aiuto del Sud Africa ed ex colonialisti portoghesi, La nuova guerra rese il paese ancora più povero, Nel 1993 il Mozambico era senza ombra di dubbio il più povero paese africano. con un reddito pro capite di 70$ USA. Il secondo era la Tanzania con $110 seguiti dall’Etiopia con $ 115.

Samora Machel morì in un incidente aereo non del tutto chiarito, di ritorno da Lusaka. Il suo successore fu Albert Chissano che firmò un armistizio nel 1990 a Roma e che ora è alla guida della nazione adesso dopo aver sconfitto il Renamo alle lezioni politiche del 1994.

Durante ambedue le guerre, i missionari soffrirono molto, in parte perché ambedue i movimenti si aggiravano nelle missioni ed in parte perché nuovi permessi di residenza furono negati ai missionari dal governo del Frelimo fino al 1989. Fu durante la guerra fra il Renamo ed il Frelimo che diversi missionari persero la vita inclusi Suor Teresa Dalle Pezze, comboniana e Fratel Fiorini Alfredo.

Sud Africa

I Boeri, contadini provenienti dall’Olanda arrivarono a Capo Buona Speranza nel 1652. Iniziarono a lavorare la terra con schiavi importati dall’Angola. Nei loro sforzi di penetrare all’interno del paese, dovettero combattere con gli abitanti del luogo, principalmente gli Xhosa. Nel frattempo arrivarono altri protestanti. Sia i nuovi arrivati che gli altri pensarono di fondare una nuova nazione ed avere il diritto di conquistare una nuova Terra Promessa.

Quando arrivarono gli inglese nel 1806, i Boeri dapprima li accolsero bene, ma poi, iniziarono a migrare verso Nord dove nel 1867 scoprirono giacimenti d’oro e di diamanti. Da quel momento iniziarono le guerre fra i Boeri e gli inglesi i quali aumentarono il numero delle loro truppe da 20.000 a 200.000. I Boeri dovettero arrendersi nel 1902. Nel 1910 L’Unione Sud Africana divenne indipendente. Vi si parlano due lingue l’inglese e l’Afrikaans. Gli africani si resero conto del loro destino e fondarono l’African National Congress. Da quel momento ebbero inizio atti discriminatori nei loro confronti. La Legge “ Native Lands” del 1913 creò riserve dove doveva vivere la gente di colore. Il “ Colour Bar Act” del 1926 escluse gli africani da qualsiasi lavoro qualificato nell’industria.

Seguirono altre leggi fino al totale “ apartheid “ quando il Dott. Malan era Primo Ministro (1948-1954), politica approvata dalla Chiesa Olandese Riformata. Tuttavia, i cittadini di origine britannica, gli Anglicani ed i Cattolici si opposero a tale politica.

I nostri confratelli appoggiarono incondizionatamente la politica della Chiesa Cattolica, ma spesso si trovavano in situazioni conflittuali temendo spargimenti di sangue fra i bianchi ed i neri. I cambiamenti nell’Unione Sovietica rimossero la paura di un’influenza comunista in un paese dove la popolazione africana era molto più numerosa di quella bianca e aprì la strada alla liberazione di Nelson Mandela nel 1990 e alle elezioni generali sulla base di “Un uomo, un voto” nell’aprile del 1994.

Il Burundi

Come il Rwanda, così il Burundi avevano fatto parte del Tanganyka dell’Africa Orientale Tedesca. Dopo la Prima Guerra Mondiale ambedue le nazioni furono affidate al Belgio come singola entità politica. I belgi limitarono i poteri dei re, abolirono la schiavitù e fecero del loro meglio per fare cessare la servitù degli Hutu. Nel 1959 in Ruanda, però, gli Hutu del Ruanda che erano il 90% della popolazione, durante una rivolta massacrarono migliaia di Tutsi mentre migliaia d’altri si rifugiarono nelle nazioni vicine.

Nel 1961 si tenne un referendum che fu a favore della divisione dei due stati. Gli Hutu andarono al potere in Ruanda e i Tutsi nel Burundi. Un colpo di stato militare capeggiato da Michel Micombero, Tutsi, depose il re del Burundi nel 1960. fra il 1972 ed il 1973 gli Hutu si organizzarono nella lotta per i loro diritti come maggioranza (84%). I Tutsi, temendo un bagno di sangue come era accaduto nel Rwanda nel 1959, incitarono alla rivolta e massacrarono più 200.000 Hutu. Nel 1976 Micombero fu deposto da Jean Baptiste Bagaza, che era ancora più anti-Hutu. Egli temeva l’influenza dei missionari e di alcuni sacerdoti locali i quali erano favorevoli ai diritti degli Hutu, perciò introdusse una politica che indeboliva la Chiesa cattolica e tendeva ad eliminare i missionari. In questo contesto, tutti i nostri confratelli furono espulsi dal Burundi nel 1977.

Detta politica rese Bagaza molto impopolare e anch’egli fu deposto da un leader militare più moderato, Pierre Buyoya nel 1987. Furono tenute elezioni generali ed anche gli Hutu furono invitati a condividere il potere politico, benché il vero potere, quello militare è nelle mani dei Tutsi. Questa è la ragione della instabilità odierna: terrore, uccisioni rivolte.

Il Kenya

Le nostre responsabilità pastorali in questo paese non iniziarono che dopo l’indipendenza, è opportuno, però, dare dei cenni storici.

Il 1 luglio 1895 il Kenya diventò ufficialmente colonia delle autorità britanniche che iniziarono a costruire la ferrovia nel 1896 da Mombasa e raggiunsero Entebbe nel 1901. Molti indiani furono portati lì per la costruzione della ferrovia e molti di loro si stabilirono sia in Kenya che in Uganda. Lentamente con il passare degli anni i coloni britannici divennero possessori di tre quarti dei terreni più fertili dell’altipiano.

Giustamente insoddisfatti da questo stato di cose, gli africani iniziarono ad organizzarsi: la “ Kikuyu Central Association” fu fondata nel 1925 con Jomo Kenyatta come Segretario il quale nel 1948 fondò il “ Kenya African Union”. Il suo scopo era di abolire le differenze razziali e acquisire parità di diritti politici.

La questione della terra fece nascere l’insurrezione “ Mau Mau” che fu duramente repressa dal governo coloniale dal 1952 al 1957. 40.000 persone furono uccise e migliaia imprigionate, fra le quali lo stesso Kenyatta che divenne il Presidente del Kenya indipendente nel 1963. come leader del Kenya African National Union “ KANU”. Nel 1968 il suo partito fu dichiarato l’unico nella nazione e così è stato fino a poco tempo fa, quando il successore di Kenyatta, Daniel Arap Moi, nel 1988, a causa di pressioni internazionali, permise che si formassero altri partiti politici. Il sistema multi-partitico, comunque, non cambiò la mentalità dittatoriale di Arap Moi.

Il Kenya non ebbe mai i disordini religiosi come in Uganda anche se un importante leader cattolico del “KANU” Tom Mboya fu ucciso in circostanze sospette nel 1969.

Fino ad adesso, comunque, il Kenya è stato pacifico, permettendo a circa 120 Istituti religiosi internazionali di vivere e lavorare colà.

La Conferenza Episcopale del Kenya, di recente ha denunciato apertamente la corruzione, il tribalismo e le pratiche malavitose che ci sono nel paese, spesso facendo appelli a Arap Moi e denunciando le sue responsabilità di questo increscioso stato di cose nel paese.

La Chiesa e l’Indipendenza degli Stati Africani

La Chiesa in generale né accettò ne condannò esplicitamente le potenze coloniali. Essa si accontentava di avere libertà di religione, di movimento, ospedali, attività di welfare, lo sviluppo di progetti, scuole di diverso livello e così via.

Ciò nonostante il pensiero Cattolico ha sempre più sottolineato l’uguaglianza della persona umana che i governi coloniali apertamente o segretamente negavano. A proposito di diritti politici, Papa Pio XII disse:

“Quel privilegio perpetuo che appartiene all’uomo per il quale ogni individuo ha il dovere di proteggere i suoi diritti, e per il quale è assegnato ad ognuno una ben definita e particolare sfera di diritti, immuni da qualsiasi attacco arbitrario, è la logica conseguenza dell’ordine di giustizia voluta da Dio.” (Messaggio radiofonico – Natale 1942.)

Nell’Enciclica Pacem in Terris, Giovanni XXIII° condannò l’idea che alcune persone o culture fossero di per sè superiori ad altre tanto da avere il diritto di regnare su di loro. (n. 88-89-92). Notò, approvando, che l’indipendenza nazionale stava diventando universale (n. 42-43):

“Uomini in tutto il mondo sono oggi – o saranno presto – cittadini di nazioni indipendenti. Nessuno vuole sentirsi suddito di poteri politici che si trovano al di fuori della sua Nazione o gruppo etnico. E’ così che quel complesso di inferiorità che per migliaia di anni molti esseri umani hanno avuto, sta scomparendo, mentre in altri sta scemando il corrispondente complesso di superiorità che ha le sue radici nei privilegi socio-economici, il sesso o il potere politico. Anzi, la convinzione che tutti gli uomini sono uguali per ragione della loro naturale dignità è stata generalmente accettata. Perciò, la discriminazione razziale non può, in nessun modo, essere giustificata.”

Il Concilio Vaticano Secondo, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, hanno sviluppato i principi di Giovanni XXIII° aggiungendo, per quanto concerne la Cristianità, la necessità di inculturazione e la necessità per gli africani di essere missionari di se stessi.

1 A.G.G. Ginyera-Pinycwa. Isssues in Pre. Indipendence politics in Uganda” pagine 9-10.