MCCJ
P. Tarcisio Agostoni
STORIA dei MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESU
PARTE TERZA
Gli Istituti dal 1881 al 2003
agostoni-storia-dell’istituto-comboniano-parte-iii-gli-istituti-dal-1881-al-2003-cap.-7-fscj-dal-1931-al-1937Download
CAPITOLO SETTIMO
FSCJ dal 1931 al 1937
QUINTO CAPITOLO GENERALE (1931)
Verona dal 3 al 10 settembre 1931
I membri partecipanti al Capitolo furono 19. I membri dell’Istituto erano 318: 5 prelati, 133 sacerdoti, 112 Fratelli, 68 scolastici.
Elezioni
- P. Pietro Simoncelli (+ 1964)
- P. Angelo Negri il quale divenne Vescovo e Vicario Apostolico del Nilo Equatoriale nel 1935 (+ 1949); sostituito da p. Federici.
- P. Pietro Villa il quale divenne Prefetto Apostolico di Gondar nel 1937, Vescovo ausiliare del Cardinale Tisserand nel 1946 per le Diocesi di Porto e S. Rufina (+ 1960).
- P. Rodolfo Orler divenne Vescovo e Vicario Apostolico di Barh-el Ghazal nel 1933 (+ 1946) sostituito da p. Capovilla.
- P. G. Bombieri (+ 1964) Maestro dei novizi per dieci anni.
P. PIETRO SIMONCELLI nacque in provincia di Verona nel 1891. Morì in Verona nel 1964. Maturò le sue esperienze missionarie nell’Uganda nel territorio di quella che oggi è le Diocesi di Arua, dal 1915 al 1931. Presenziò al Capitolo come Superiore Religioso. Fu il primo Superiore Generale a recarsi nelle missioni, principalmente durante i mesi invernali in Italia. I missionari accoglievano con gioia le visite di quest’uomo con tanta esperienza pastorale e totalmente differente dai suoi predecessori. Ordinò che fosse migliorata la qualità del cibo, che durante i safari ci fosse più sicurezza, e che i missionari avessero abitazioni più decorose. Uomo di poche parole, non scrisse molte lettere pastorali. Dimostrò il suo desiderio di restare vicino ai missionari nella breve lettera scritta dopo la sua elezione. Incoraggiava tutti però a scrivergli lunghe lettere di frequente. I missionari del Seminario Minore notarono che non predicava mai ai ragazzi né voleva che si cantasse. La sua vita spirituale era solida. Dopo il suo mandato tornò alla diocesi di Arua in Uganda.
Problemi particolari del Capitolo
Il Capitolo fece particolare riferimento ad un certo numero di regole e consigli riguardanti la virtù e il voto di povertà, raccomandando nel contempo la cura della salute dei missionari che dovevano non esagerare con le loro attività. Furono fatte delle particolari raccomandazioni: leggere e rileggere le lettere circolari dei Superiori Generali; spedire articoli e fotografie alla rivista “Nigrizia”. Fu fatta la raccomandazione che il Superiore Generale si recasse a visitare tutte le comunità in missione.
Sviluppi dell’Istituto
Sviluppi in Europa
Fu ingrandita la casa madre di Verona aggiungendo un terzo piano.
A Roma, per svariati motivi, la Chiesa dei Santi Vincenzo ed Anastasio in Piazza Fontana di Trevi, famosa in tutto il mondo fu riconsegnata alle autorità diocesane. Nell’acquisto di una nuova casa si considererà anche la necessità di mandare gli scolastici a frequentare le università romane. Fu acquistata una casa in Via S. Pancrazio, sul Gianicolo, da dove si poteva raggiungere a piedi l’università Urbaniana. Attualmente questa casa è utilizzata dai segretariati delle missioni e per dare assistenza ai confratelli di passaggio da e per le missioni.
Nel 1936 fu acquistata una casetta a Londra vicino all’università per far sì che la frequenza ai corsi di specializzazione, in special modo il “Colonial Course” da parte di sacerdoti e Fratelli, fosse facilitata. Questo corso dava loro un Diploma per poter insegnare nelle scuole (vedere Bollettino n. 14 p. 425).
Sviluppi nelle missioni
Il 10 gennaio 1933 un nuovo territorio Ecclesiastico fu separato dal Vicariato di Khartoum. Fu chiamata “Missio sui juris” (cioè autonoma), di Kodok. Includeva tutte le stazioni che si trovavano nei territori delle tribù d Shilluk e i Nuer lungo il Nilo Bianco. Il Superiore della missione era p. Matteo Michelon che non aveva altri titoli ecclesiastici.
Nel 1933 il Vescovo A. Stoppani si ritirò dal Vicariato del Bhar-el-Ghazal, andando ad abitare a Venegono, dove morì nel 1940. Il Vescovo R. Orler, un Assistente Generale fu nominato a sostituirlo.
Nel 1934 la Prefettura Apostolica del Nilo equatoriale fu innalzata a Vicariato ed il Vescovo Negri che fino ad allora era stato Vicario Generale dell’Istituto fu nominato Vicario apostolico. Fu consacrato Vescovo a Brescia il 1 maggio 1935.
Mons. Vignato si ritirò al Cairo: il suo zelo ed impegno missionario era stato molto apprezzato dai padri Bianchi e Missionari di Mill Hill che lavoravano in Uganda. Durante questo periodo di riposo, scrisse due interessanti libretti: una collezione di suggerimenti e questioni dottrinali di teologia Missionaria (1936) per i giovani missionari; una collezione dottrinale sul Sacramento del Battesimo per i missionari in Africa (1936).
I due libretti devono, ovviamente essere aggiornati, ma rimangono un contributo di grande valore per la Metodologia di Evangelizzazione, sicuramente utile per tutti i missionari. P. Pierli, quando divenne Superiore Generale, ne fece un riassunto per tutti, e raccomandò di leggerlo e di rifletterci. p. Vittorino Cona ne fece un riassunto in inglese.
In Etiopia
Nel 1936 p. Simoncelli inviò una petizione alla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali per avere un territorio in Etiopia. Il 1° agosto la Sacra Congregazione concesse un vasto territorio attorno alla città storica di Gondar, a nord di Addis Abeba. Un gruppo di missionari guidati da p. Rizzi arrivarono a destinazione verso la fine dello stesso anno. Mons. P. Villa che nel 1935 era stato chiamato a fungere da Cappellano Militare per le truppe italiane di base a Mogadishu arrivò a Gondar come Prefetto Apostolico il 17 ottobre 1937. Furono aperte 10 missioni in poco tempo. Fra i missionari, p. Alfredo Delai, di stanza a Socota, fu ucciso durante la Guerra di Liberazione (26.4.1941).
Gondar
Gondar, nel nord ovest dell’Etiopia, è la capitale della Provincia di Begemdir. Un tempo fu anche la capitale della nazione. Si trova a circa 2300 metri sopra il livello del mare, a circa 30 chilometri dal Lago Tana.
La città funge da centro commerciale per la fertile regione che la circonda ed è situata sulla strada che porta da Asmara ad Addis Abeba. Il Collegio per la Salute Pubblica della città, fa parte dell’Università Hailè Selassiè I.
Gondar fu capitale dell’Etiopia dal 17° al 19° secolo. Era un piccolo villaggio quando l’Imperatore Fasilidas (che regnò dal 1632 al 1667) la scelse come sua capitale. Nella città ci sono diversi castelli e chiese molto ben conservati, i quali, assomigliano a fortezze medioevali e mostrano una forte influenza portoghese. Gli edifici più famosi sono quelli costruiti durante il regno di Fasilidas ed i suoi successori – Giovanni (1667-1682) e Lyasu il Grande (1682-1706) Gondar divenne famosa per la sua architettura e attività letterarie. Lo spirito nazionalistico nella sua arte e architettura annunciava lo sviluppo dell’Etiopia moderna.
La città fu saccheggiata e incendiata diverse volte durante le guerre civili del 18° e 19° secolo. Declinò rapidamente quando l’Imperatore Teodoro trasferì la capitale a Mandale a metà del 19° secolo. Gondar fu occupata dagli italiani nel 1936. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu catturata dagli inglese nel 1941.
Testimoni
FRATEL GIOSUÈ DEI CAS: un cuore d’oro dentro un’apparente rudezza. Pialta – Sondrio 1880 – Wau – Sudan 1932.
San Francesco d’Assisi era solito dire che ognuno di noi ha dei valori nascosti che appaiono specialmente in certe occasioni. Questo è proprio il caso di Fratel Giosuè. A casa era molto disponibile e pronto a prestarsi volontario per le differenti necessità della parrocchia. Il parroco assecondava, perciò, la sua volontà di farsi sacerdote.
Un padre Comboniano, p. Paolo Silvestri, il quale divenne Vicario Apostolico di Khartoum, parlando al gruppo dei giovani della parrocchia, disse: “il raccolto è abbondante ma i mietitori sono pochi”. Questa era l’ispirazione che Giosuè cercava. Aveva 25 anni senza però aver ricevuto nessuna istruzione dopo la scuola elementare. Decise di diventare Fratello, in quanto era, per lui, l’unico modo per essere missionario. Si recò presso la casa madre di Verona, ma il suo profondo valore non si evidenziò nel ristretto circolo dei novizi del tempo.
Data la sua rudezza esteriore il Superiore non gli permise di prendere i voti né la veste ma, considerate le sue ottime qualità morali, il superiore lo tenne come ausiliare. Nel 1907 lo mandarono nel Sudan fra gli Shilluk. Al suo ritorno in Italia ebbe la gioia di emettere i suoi primi voti il 1° novembre 1921, dopo solo un anno di noviziato.
Vivendo fra i poveri e bisognosi ebbe modo di far emergere il suo buon cuore nascosto dalla sua apparente rudezza. Le diverse stazioni missionarie potevano testimoniare sulla sua umiltà e generosità.
Un giorno, era circa il 1925, frate Giosuè scoprì di aver contratto la lebbra. Ebbe un momento di sorpresa e tristezza. Non era la terribile malattia a fargli paura, ma il pensiero di non poter più lavorare fra i suoi africani. Quando venne a sapere che il Superiore gli aveva trovato un posto in una colonia di lebbrosi della missione fu di nuovo felice. “La mia malattia non è più una croce, è una benedizione. Adesso posso essere missionario più di prima”.
Prima dell’apertura del Lebbrosario di Wau i lebbrosi venivano cacciati – non facevano parte della vita comunitaria, e spesso, a causa del nauseabondo fetore che avevano venivano bruciati e torturati con la benzina. Le loro pene erano alleviate dalla tenera cura data loro dai missionari.
Fratel Giosuè entrò nel lebbrosario di Khormalan, vicino a Wau il 10 ottobre 1928. Scrisse:
“Dio mi ha dato questa malattia come una piccola croce e l’abbraccio serenamente. Passo le giornate con i miei fratelli neri e parlo loro dell’amore di Dio. Ma quello che mi rende veramente felice è questo: Ogni giorno un sacerdote arriva da Wau per celebrate la santa Messa. I padri mi hanno detto che ci daranno un bellissimo tabernacolo, così avrò sempre Dio a me vicino. Non posso desiderare altro. Non è un Paradiso?. Chi è più felice di me?”
Passò i rimanenti anni della sua vita ad istruire i lebbrosi. Un confratello scrisse:
“Il portico della sua casetta potrebbe essere comparato ad un albero pieno di uccellini cinguettanti che giocano felici. I bambini del lebbrosario gli erano particolarmente affezionati ed li amava con l’affetto e la tenerezza di una madre.”
Quando si rese conto che stava per morire disse “È meglio che io muoia e che i missionari più forti e giovani vivano più a lungo”.
Un altro Fratello, Alberto Corneo, era a letto con la febbre nera che uccideva, allora, molti missionari. Ciò che chiese Fratel Giosuè si avverò: morì, ma Fratel Corneo visse per altri cinque anni fino a che non contrasse di nuovo la terribile febbre.
I lebbrosi persero un amico, i loro figli persero un padre coloro che erano scoraggiati persero la luce della speranza; i sofferenti un segno d’amore. Aveva il vangelo in fronte, l’amore di Dio nei suoi occhi. La voce che circolava nel lebbrosario era “È morto un santo, non abbiamo più un amico nella capanna pronto ad ascoltarci”. Possa riposare in pace!
MONS. RODOLFO ORLER un uomo comprensivo, zelante e fiducioso. Vulcan – Michigan (USA) 27/11/1892 – Wau (Sudan) 17/7/1946.
Il Capitolo del 1931 lo elesse Assistente Generale assieme alla nomina di Superiore della Casa Madre. Là, p. Orler incontrò altri scolastici con i quali andò immediatamente d’accordo mostrandosi comprensivo, fiducioso e zelante. Ricordavano sempre la sua benevolenza.
La notizia della sua nomina a Vicario Apostolico di Bhar-el – Ghazal lo raggiunse il 16 dicembre 1933. Dall’aprile del 1934 al luglio del 1946, guidò il Vicariato per 12 anni: 6 in pace e 6 di guerra. Nonostante tutte le difficoltà, Mons. Orler fu in grado di portare avanti il lavoro del Vicariato in amministrazione ordinaria.
La sua cura per la salute di tutti i singoli missionari fu eccezionale. Li seguiva, li incoraggiava e li sosteneva sia moralmente che materialmente, moderandoli nel loro zelo. Spesso si recava a far loro visite informali, ma li lasciava liberi di portare avanti il lavoro e le attività apostoliche delle stazioni missionarie. Facendo tesoro delle esperienze dei suoi missionari, coordinò diverse attività per rafforzare la fede del suo gregge come le riunioni dei capi tribù, l’apertura di due scuole di catechesi a Wau e Demziber, tre centri di istruzione nelle lingua locale a Mupoi, Mboro e Kwajok, aggiornando i corsi dei vecchi insegnanti nel seminario di Bussere, dove ebbe la grazia di consacrare il suo alunno p. Ireneo Dud.
Mons. Ireneo Dud fu il primo Vescovo proveniente dai territori di missione affidati ai nostri missionari. Diventò Vescovo ausiliare della Provincia di Wau, il primo Vescovo della Diocesi di Rumbek e in seguito Arcivescovo della Provincia Ecclesiastica di Juba.
All’età di 54 anni il cuore del secondo Vescovo del Bhar-el-Ghazal non resse più. Mons. Orler si prendeva cura della salute dei suoi missionari ma si dimenticava di prendersi cura di se stesso. Difatti, un giorno il medico gli suggerì di riposare perché non stava tanto bene, ma aveva promesso di fare una visita pastorale nonostante il tempo non fosse buono. Pensava di potersi riposare più tardi, ma non ce la fece. Alcuni giorni dopo il suo ritorno morì a Wau il 17 luglio 1946 lasciando una grande tristezza nei cuori della sua gente.
La testimonianza del Vescovo Anglicano Gelsthorpe dimostra tutto il suo valore:
“Io scrivo come uno dei tanti non Cattolici che hanno incontrato un sincero e onesto amico: mons. Orler. Non conosco altro luogo dove esista una migliore armonia fra le varie missioni Cristiane qui nel Sudan. Questo è dovuto, per la maggior parte a mons. Orler, il quale nella sua bontà, intelligenza e umiltà era un uomo molto simile a Cristo. Non solo i Cattolici ma l’intero Sudan ha perso un fedele servo di Cristo, un grande pioniere religioso che si è dato interamente ed incondizionatamente al servizio di Dio e per il bene dell’umanità”
Come il suo predecessore, mons. Stoppani, mons. Orler non attese di ricevere le direttive del Concilio Vaticano II per predicare l’Ecumenismo.
MONS. ANGELO NEGRI: un gentiluomo. Tres (TN) 19/11/1889 – Arua 11/11/1949.
Quando, nel 1920, si riaprirono le porte dell’Africa dopo la prima Guerra Mondiale, fu mandato in Uganda. Lavorò a Gulu per circa sei anni ed ebbe la grande gioia di vedere il numero del suo gregge raddoppiare. Era un uomo coraggioso e deciso ma nel 1926 dovette tornare in patria per recuperare le forze. Fu mandato alla casa di Trento quando era solo agli inizi. Là fece molte amicizie e contribuì a diffondere la conoscenza delle missioni tramite la stampa scrivendo su “Nigrizia”e “Piccolo Missionario”. Scrisse cinque o sei libri riguardanti ciò che succedeva nelle missioni. Questi libri ebbero molto successo. Durante le loro vacanze, che duravano due settimane, i ragazzi del Seminario Minore ne vendevano molti. C’è da dire che alcune vocazioni sono dovute a questi libri facile da leggere, ma allo stesso tempo interessanti.
Quando la missione del Nilo equatoriale fu abbastanza sviluppata da essere elevata a Vicariato, il 10 dicembre 1934, p. Negri fu scelto come primo Vicario Apostolico. Fu consacrato Vescovo il 5 maggio 1935 nella Cattedrale di Brescia. Arrivò a Gulu a luglio dello stesso anno e per cinque anni lavorò sodo per ristrutturare il suo Vicariato con iniziative ardite: lo sviluppo di diverse missioni, il completamento della cattedrale, la scelta del luogo dove sarebbe sorto il seminario, l’organizzazione ed amplificazione del sistema scolastico. La fondazione di una comunità religiosa locale per donne, “Le Piccole Sorelle di Maria Immacolata” di Gulu che stanno tuttora aumentando di numero e che sono molto devote al loro fondatore.
Allo scoppio della guerra tutto il personale europeo del Vicariato fu internato: padri e fratelli a Katigondo, Seminario Maggiore nel sud dell’Uganda, le suore in altri due posti, sempre nel sud. Da Katigondo Mons. Negri incoraggiava i suoi missionari e si teneva aggiornato su quanto stava succedendo al suo gregge lontano. Quando fu in grado di tornare al suo posto, nonostante le continue persecuzioni e fraintendimenti che dovette sopportare, fu in grado di riguadagnare il terreno perduto e presto il suo Vicariato funzionava di nuovo a pieno regime.
Con la sua fede, preghiere e forza, fu in grado di mantenere il territorio della Provincia del nord che era stata nostra sin dal 1911, in quanto un altro Istituto stava cercando di togliercela per mettere i suoi missionari al nostro posto. Quando ebbe modo di scrivere un resoconto di questo increscioso incidente esclamò: “Adesso capisco bene cosa significhi essere un discepolo di Comboni”.
A causa di difficoltà economiche si recò in Europa e negli Stati Uniti per cercare di reperire fondi per le missioni. Mostrò l’animo di un combattente nonostante il suo modo di fare gentile e tranquillo.
Durante la sua ultima visita al Vicariato, in molte delle missioni, i missionari gli chiesero di fermarsi a riposare perché vedevano che era debole e dolorante, ma il suo senso del dovere veniva al di sopra di tutto e continuò il suo viaggio. Un viaggio che lo portò in Paradiso.
LE SUORE COMBONIANE
Sesto Capitolo Generale – 20 luglio 1931
Le Elezioni
- Madre Pierina Stoppani – Superiora Generale
- Madre Carla Troenzi – Vicaria Generale
- Suor Prassede Zonin – Assistente Generale
- Suor Maria Garonzi – Assistente Generale
- Suor Regina Costa – Assistente Generale
Suor Prassede Zonin si dimisenel 1932 ed il suo posto fu preso da Suor Benedetta Colombo. Suor Prassede era la Superiora della comunità di Suore nell’Ospedale Italiano del Cairo. Il consiglio Generale non fu in grado di trovare una sostituta adatta.
Madre Pierina Stoppani morì nel 1933 durante una sua visita alle missioni nel Sudan Meridionale. Nel 1931 l’Istituto aveva 120 postulanti, 110 novizie e 470 professe.
Nel periodo 1931-1937 furono aperte 18 nuove comunità di Suore nelle missioni e 13 in Italia.
Capitolo Straordinario – 1933
Questo Capitolo fu tenuto per sostituire la defunta Suor Pierina Stoppani.
Elette
- Madre Carla Troenzi Superiora Generale
- Suor M. Prassede Zonin Vicaria Generale
- Suor Regina Costa Assistente Generale
- Suor Maria Garzoni Assistente Generale
- Suor Benedetta Colombo Assistente Generale