Giovedì della XVI settimana del Tempo Ordinario
Mt 13,10-17: A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

Commento

di Franco Mastrolonardo
Udire non è ascoltare. Guardare non è vedere. Gesù fa un distinguo di termini ed espone ai suoi una lezione di alta spiritualità.
Beati sono coloro che ascoltano e i veri ricchi sono coloro a cui è concesso di vedere.
Solo con questo presupposto risolviamo l’enigma che Gesù di seguito enuncia sotto gli occhi di un lettore turbato: a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Parrebbe quasi una citazione dal film “Wolf of Wall Street” piuttosto che una indicazione di Gesù, più vicina ad una logica spietata di mercato, piuttosto che alla gratuità e alla giustizia evangelica. Ma è evidente che non può essere così.
Per risolvere l’enigma, appunto, abbiamo bisogno di orecchi che sappiano ascoltare e di occhi che sappiano vedere.
Un giorno mi capitò di avere una confidenza di una persona molto vicina al Signore, il quale in un dialogo intimo con Gesù avrebbe ricevuto da Lui questo messaggio: “I miei figli oggi camminano in una nebbia fitta. Non è facile per loro”.
La cosa mi ha colpito. Ovviamente lascio ai posteri la veridicità del mittente, ma il messaggio è onesto: il vero problema di noi uomini è di non riuscire a vedere. Piuttosto guardiamo ma guardiamo le ombre della verità. La verità, quella vera, ci è nascosta. Avremmo tanto bisogno di quella vecchia profezia di Isaia che rimandava ad un giorno in cui “Dio strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti”.
Abbiamo bisogno di vedere chiaro, di trovare i tesori nascosti in questa nebbia diffusa. Avremmo bisogno di visori infrarossi come quelli che permettono di vedere di notte o dentro le nuvole di gas lacrimogeni. Abbiamo bisogno, in realtà, della Luce della Grazia interiore. Ecco la vera ricchezza. Adesso possiamo risolvere l’enigma: chi si ritrova con questa Grazia gli sarà dato e sarà in abbondanza, ma chi non ce l’ha gli sarà tolto anche quella finta ricchezza che pensa di avere.
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di Paolo Curtaz
Beati i nostri occhi perché vedono, le nostre orecchie perché odono! La proposta di Dio è sempre discreta, nascosta nelle pieghe della quotidianità e le parabole usate da Gesù per spiegare i misteri del Regno assecondano e realizzano questa logica: partendo da immagini e situazioni ben conosciute dall’uditorio, Gesù invita a identificarsi nei personaggi. Siamo liberi di capire, liberi di aprire il cuore, liberi di assecondare o di rifiutare l’invito di Dio. Noi, oggi, siamo qui a meditare la Parola perché, in un modo o nell’altro, abbiamo ascoltato, abbiamo accolto. E capiamo bene cosa intende il Maestro: quante persone ascoltano distrattamente, quanti leggono il vangelo come noi senza lasciarsi minimamente scalfire dalla Parola che ascoltano! Lodiamo e ringraziamo il Signore per lo splendido dono dell’ascolto perché lo Spirito, misteriosamente, è riuscito a far breccia nella durezza dei nostri cuori per aprirci alla visione di un mondo diverso, di un modo diverso di leggere la nostra storia. Dio rispetta la nostra libertà, il nostro percorso, il nostro cammino, ci tratta da adulti. A noi di accogliere la sua chiamata alla vita dell’Eterno.