Gioacchino e Anna.
La forza del Vangelo unisce le generazioni
Se guardiamo alle nostre spalle scorgiamo una lunga storia fatta di vicende umane e di persone che hanno costruito il mondo in cui viviamo. Tra queste persone alcune ci indicano la via da seguire e ci aiutano a guardare al nostro futuro cogliendo i veri segni di speranza, i valori da custodire. Così i santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù, sono per la Chiesa il volto concreto di un popolo in cammino. La loro vicenda umana è narrata nei Vangeli apocrifi e ci ricorda che anche Gesù aveva una famiglia, segnata dalle stesse difficoltà delle altre famiglie, ma capace di aprirsi agli altri e a Dio. Secondo la tradizione, infatti, i due non avevano figli ma un angelo annunciò loro la nascita di Maria. I due nonni santi, quindi, sono anche i testimoni della grandezza e della potenza del Vangelo: nel Risorto si riconciliano le generazioni e si realizza il vero Regno dell’amore, unica vera destinazione comune per l’intera umanità. La devozione per Gioacchino e Anna – celebrati nello stesso giorno solo dal 1584 – si è diffusa prima in Oriente per giungere in Occidente alla fine del primo millennio.
Altri santi. Sant’Austindo, vescovo (XI sec.); San Giorgio Preca, sacerdote (1880-1962).
Matteo Liut
Avvenire
Dai «Discorsi» di san Giovanni Damasceno, vescovo
Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere infatti quella primogenita dalla quale sarebbe nato il primogenito di ogni creatura «nel quale tutte le cose sussistono» (Col 1, 17). O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi é debitrice ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del creatore. Rallégrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia é nato per noi un bimbo, ci é stato dato un figlio, e il suo nome sarà Angelo di grande consiglio, di salvezza per tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 9, 6). Questo bambino é Dio.
O Gioacchino ed Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» (Mt 7, 16). Voi informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità che fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto. Quella, dico, che sola doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e del corpo.
O Gioachino ed Anna, coppia castissima! Voi, conservando la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la madre di Dio che non conobbe uomo. Voi, conducendo una vita pia e santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più grande degli angeli ed ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e dolcissima! O figlia di Adamo e Madre di Dio. Beato il seno, che ti ha dato la vita! Beate le braccia che ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità! «Acclami al Signore tutta le terra, gridate, esultate con canti di gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non temete.

I santi Gioacchino e Anna,
un’immensa storia d’amore
La Vergine, donna immacolata e dolcissima, non poteva che nascere da genitori santi. Anziani, emarginati dalla società perché sterili, eppure ripieni di speranza e di fede. La memoria dei santi Gioacchino e Anna ci ricorda il valore dei nonni, dell’unità e dell’amore familiare. Attraverso un viaggio nell’arte e in particolare dei celebri affreschi di Giotto agli Scrovegni, immergiamoci nella profondità di tale bellezza
Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Il 26 luglio ricorre la memoria dei santi Gioacchino e Anna. È stato san Papa Paolo VI a riunire i due coniugi nella medesima festività, nel 1969, in occasione della riforma del nuovo calendario liturgico. Prima, infatti, erano ricordati in giorni separati: per Anna la ricorrenza era uguale all’odierna, mentre quella di Gioacchino cadeva il 16 agosto. È indubbio che in questa scelta di unione si sia voluta porre l’attenzione sul loro essere coniugi e quindi famiglia. Genitori di Maria e nonni di Gesù.
Nelle Scritture, Anna e Gioacchino non appaiono mai ma, secondo i Padri orientali della Chiesa, la loro storia è simile a quella di Elkanà e Anna del Primo libro di Samuele (1-28), dove le preghiere di lei, sterile, vengono ascoltate dal Signore che le concede un figlio. Le storie dei genitori di Maria sono invece raccontate diffusamente nei Vangeli apocrifi, per la prima volta nel Protovangelo di Giacomo, risalente alla metà del II secolo d.C. e quindi nel Vangelo dello Pseudo-Matteo e nell’Evangelium de nativitate Mariae, poi penetrati nella medioevale Legenda Aurea di Iacopo da Varazze. Nei racconti ci si sofferma a ricostruire la loro genealogia e il loro stato sociale perché diventi chiaro il filo del tempo che, dalla tribù di Levi per Anna e la stirpe di Davide per Gioacchino, conduce alla nascita di Gesù Cristo, Dio venuto sulla terra ma anche Uomo della storia.

San Gioacchino, sant’Anna e la Vergine bambina
Le origini della devozione nell’arte
In alcune figurazioni artistiche vediamo la presenza di Gioacchino e Anna accanto a Maria che tiene tra le braccia il Figlio divino, come nella Madonna Baglioni, opera di Andrea Previtali e databile tra il 1512 e il 1513 o l’olio di Luca Giordano che pone al centro dei genitori la Vergine Bambina (XVII secolo). Ciò che si prova di fronte a queste opere è commozione e tenerezza, sia per l’età avanzata dei due sposi sia per la giovanissima Maria da loro accudita, ma si comprende bene anche il significato più profondo che è l’unione e l’amore familiare. Tuttavia, la presenza di Gioacchino è meno frequente rispetto ad Anna, la cui devozione appare più intensa e affonda nel tempo con radici profonde. Un po’ come con la Vergine e san Giuseppe, a lei è riservata una maggiore importanza, dimostrando come la maternità sia stata sempre fondamentale e tenuta in gran conto, anche nei contesti storici e sociali patriarcali.

San Gioacchino, sant’Anna e la Vergine bambina
Nel VI secolo, Giustiniano fece costruire una chiesa dedicata alla madre di Maria, mentre a Roma troviamo le sue reliquie e alcuni dipinti nella chiesa di Santa Maria Antiqua, nel Foro Romano, risalente al VI secolo. Si tratta dell’affresco con le sante Madri: la Vergine con il Bambino, Sant’Anna con Maria Bambina ed Elisabetta con san Giovannino. Infine, Papa Leone III, nell’VIII secolo, avrebbe donato una tovaglia d’altare alla basilica di Santa Maria Maggiore, ricamata con scene dell’Annunciazione e i santi Gioacchino e Anna.

Masaccio e Masolino, Sant’Anna Metterza (Madonna con Bambino in trono e sant’Anna) 1424 ca. – 1425 ca. , Uffizi, Firenze (Fondazione Zeri)
Nonna, Madre e Figlio
L’iconografia che appare più spesso è quella della sola Maria affiancata dalla madre Anna e il Figlio. Talvolta appare anche san Giovannino, cugino di Gesù, e quindi è proprio l’ambiente domestico trasognato e felice dell’infanzia ad essere evocato. Le donne sono protagoniste. Nelle natività di Maria non manca la scena abituale del primo bagno del neonato, come appare in molte immagini della nascita di Cristo. Le levatrici sono un simbolo chiaro, che sanciscono ufficialmente la nascita e se ne fanno testimoni.

Benedetto Diana, Sant’Anna, la Madonna con Gesù Bambino tra san Cosma e san Damiano,1500 ca. – 1502 ca., Collezione Alana, Newark, Delaware (Fondazione Zeri)
In una delle immagini più diffuse di sant’Anna, la cosiddetta Metterza ovvero “me terza” tra Maria e il Bambino, lei è raffigurata alle spalle di Maria, leggermente in ombra, e il Bambino al centro in basso, delineando una piramide temporale oltre che gerarchica.

Albrecht Dürer, La vergine con il Bambino e sant’Anna, 1519?, Metropolitan Museum of Art, New York
Da Agnolo Gaddi a Masaccio e Masolino alle opere del Leonardo, al Caravaggio e a Dürer, per citarne alcuni, è noto il gesto del tenero protendersi della Vergine verso il Bambino che ancora sgambetta e il silenzioso sguardo di protezione di Anna.

Leonardo, Sant’Anna con la Vergine e il Bambino, disegno di A.L. Volynskiy, San Pietroburgo, 1899
Le storie dei due sposi
Nel medioevo, si diffondono le vicende della coppia di sposi narrate dagli apocrifi: la cacciata di Gioacchino dal tempio perché senza prole, il suo ritiro tra i pastori, il sacrificio di un agnello, il suo sogno e la visione dell’angelo che gli preannuncia la nascita di Maria. Ancora, l’angelo che appare ad Anna ci riporta all’Annunciazione di Maria. Momento finale e culminante della narrazione è l’incontro dei due coniugi presso la Porta Aurea di Gerusalemme: gli anziani coniugi si riuniscono nella gioia perché nascerà loro una figlia. Il ciclo delle Storie di Gioacchino e Anna, affrescate da Giotto tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova, è il più celebre. Figurazioni “esatte”, che sembrano dare vita alle parole della Legenda Aurea traducendole perfettamente, momento dopo momento, alla lettera. Certamente l’artista è stato ispirato da iconografie bizantine precedenti, ma la sua è una traduzione innovativa, capace di mescolare in modo armonico simboli e intendimenti, sentimento e spiritualità.
Colpisce anche come le alcune figurazioni di Gioacchino e Anna siano specchio delle narrazioni di Giuseppe e Maria, sempre – ma non solo – negli Scrovegni. Gioacchino, che accoglie nel sogno la visione dell’angelo, è dipinto nell’identica posizione accovacciata di Giuseppe che sogna a sua volta e sant’Anna appare simile a Maria nell’annuncio dell’angelo, immersa in una simile ambientazione, in una stanza.
Mirabili sono anche gli affreschi del Ghirlandaio nella Cappella Tornabuoni della basilica di Santa Maria Novella a Firenze con la cacciata di Gioacchino dal tempio e la Natività di Maria, databile tra il 1485 al 1490.

Anonimo Bergamasco, Incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea, XVI secolo, Galleria d’Arte Armondi, Brescia (Fondazione Zeri)
L’incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea
L’iconografia più ricorrente è comunque l’incontro di Gioacchino e Anna presso la porta Aurea. Il momento secondo il quale, nel loro abbraccio, sarebbe avvenuto il concepimento di Maria. Dopo un periodo di separazione, dove Anna pensava anche di essere divenuta vedova, la gioia prorompe con la certezza di fede che le loro preghiere sono state ascoltate. Gli artisti rappresentano questo momento mentre si prendono per le mani, l’uno di fronte all’altro. Gli esempi sono tanti come ad esempio nella tela di Filippino Lippi, databile tra il 1440 e il 1445 e conservato nell’Ashmolean Museum di Oxford. Il modello sembra ricalcare quello classico della “concordia degli sposi” di matrice classica, ravvisabile nei sarcofagi di età romana imperiale.

Turone di Maxio, Storie della vita di sant’Anna e san Gioacchino, Storie della vita di Cristo 1350-1374, Musées Royaux de Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles (Fondazione Zeri)
Il bacio degli sposi
Una variante dell’iconografia propone una soluzione diversa, riscontrabile in alcuni artisti del XIV secolo come Turone, ma è ancora Giotto che apre le fila. Il bacio che si scambiano Gioacchino e Anna è anche il primo bacio d’amore dipinto nel mondo cristiano. Occhi negli occhi, le mani di lei al collo, proprio come descritto negli apocrifi, che cingono lo sposo teneramente. Il pensiero corre a un altro bacio dipinto da Giotto nella stessa cappella degli Scrovegni: è quello di Giuda che non abbraccia, ma serra come in una morsa il Cristo con il suo mantello. Anche lo sguardo è completamente diverso, sbarrato e durissimo questo, dilatato e dolce quello degli occhi rugosi di Gioacchino e Anna. Il loro è il basium, il bacio di affetto sulla bocca che si scambiavano gli sposi nel mondo romano, diverso dall’osculum amicale sul viso e dal savium o suavium di natura erotica. Il loro volto sembra fuso in uno solo, come una sola carne: una rappresentazione geniale che rappresenta pienamente l’intento nuziale come sacramento.

Giotto di Bondone, Bacio di Giuda, 1303-1305 ca, Cappella degli Scrovegni, Padova
I frutti fecondi della vecchiaia
Appare anche emblematico come questa prima rappresentazione del bacio d’amore non riguardi novelli sposi ma due anziani coniugi. Se ci fermiamo a riflettere, la forza di questo bacio riporta alle parole di Papa Francesco, che incessantemente ci ricorda la bellezza, la vitalità e la tenerezza della vecchiaia, in particolare nel messaggio per la II Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, a partire dal versetto di un salmo: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (92,15).

Giotto di Bondone, Incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea, particolare