25 Luglio
Giacomo il Maggiore.
Il primo apostolo martire
È il Santiago de Compostela 



Il Regno di Dio non è costruito sulla logica del potere e dell’autorità, ma sulla capacità di mettersi al servizio e di farsi compagni di strada soprattutto per chi non ce la fa. Una logica che s’impara con il tempo, proprio come avvenne per san Giacomo il Maggiore, chiamato tra i dodici apostoli assieme al fratello Giovanni. I due, assieme a Pietro, furono testimoni della trasfigurazione di Cristo, ma questo non bastò loro per comprendere il senso profondo della missione di Gesù. La madre, Salome, infatti, chiese al Maestro di far sedere i due figli accanto a lui nel suo regno ricevendo in cambio una risposta profetica: bisognava prima che essi bevessero dallo stesso calice di Gesù. E così fu per Giacomo: nella primavera del 42 fu il primo martire tra gli Apostoli. Per la tradizione il corpo fu trasportato miracolosamente in Spagna, dove oggi si trova Santiago de Compostela.
Altri santi. San Cristoforo, martire (III sec.); beato Antonio Lucci, vescovo (1682-1752).

Matteo Liut
Avvenire


I figli di Zebedeo chiedono al Cristo: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Cosa risponde il Signore? Per far loro comprendere che nella domanda avanzata non vi é nulla di spirituale e che, se sapessero ciò che chiedono, non lo domanderebbero, risponde: «Non sapete ciò che domandate», cioé non ne conoscete il valore, la grandezza e la dignità, superiori alle stesse potenze celesti. E aggiunge: «Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?» (Mc 10, 38). Voi, sembra dir loro, mi parlate di onori e di dignità; io vi parlo, invece di lotte e di sudori. Non é questo il tempo dei premi, né la mia gloria si manifesta ora. Il presente é tempo di morte violenta, di guerre e di pericoli.
Osservate quindi come, rispondendo loro con un’altra domanda, li esorti e li attragga. Non chiede se sono capaci di morire, di versare il loro sangue, ma domanda: «Potete voi bere il calice» e per animarli aggiunge «che io devo bere?», in modo da renderli, con la partecipazione alle sue sofferenze, più coraggiosi. Chiama la sua passione «battesimo» per far capire che tutto il mondo ne avrebbe ricevuto una grande purificazione. I due discepoli rispondono: «Possiamo!». Promettono immediatamente, senza sapere ciò che chiedono, con la speranza che la loro richiesta sia soddisfatta. E Gesù risponde: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete» (Mc 10, 39). Preannunzia loro grandi beni: Voi, cioé, sarete degni di subire il martirio e soffrirete con me; finirete la vita con una morte eroica e parteciperete a questi miei dolori. «Ma sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo; é per coloro per i quali é stato preparato» (Mc 10, 40).
Dopo aver preparato l’animo dei due discepoli e dopo averli fortificati contro il dolore, allora corregge la loro richiesta. «Gli altri dieci si sdegnarono con i due fratelli» (Mt 20, 24). Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, come ho già detto, osservateli più tardi, e li vedrete esenti da tutte queste miserie. Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere miracoli, come appare dagli Atti degli Apostoli. Giacomo, invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, perverrà ad una virtù così elevata da essere ritenuto maturo di ricevere subito il martirio.


Pescatore di uomini

Giacomo, fratello dell’apostolo Giovanni, è detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. La sua vita cambia radicalmente quando accoglie l’invito di Gesù a diventare “pescatore di uomini”. Andando oltre – si legge nel Vangelo secondo Matteo – Gesù “vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”. Di carattere impetuoso, lui e suo fratello sono chiamati da Gesù stesso con l’appellativo di “boanergés” (figli del tuono).

Sul monte della Trasfigurazione e su quello dell’agonia

Giacomo è testimone della gloria di Gesù, dell’evento della Trasfigurazione: “Gesù – scrive l’evangelista Matteo – prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato davanti a loro; la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce”. L’apostolo è anche testimone dell’agonia di Gesù nell’orto del Getsemani: “Presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni – si ricorda nel Vangelo di Marco – cominciò a sentire paura e angoscia”.

Primo apostolo martire

Gesù gli preannuncia il martirio. “Potete bere – scrive Matteo – il calice che io sto per bere?”. Giacomo e Giovanni gli rispondono: “Lo possiamo”. La sua morte è descritta negli Atti degli Apostoli: “In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni”. Dopo la decapitazione, secondo la Legenda Aurea del frate domenicano Jacopo da Varagine, il suo copro viene traslato in Spagna.

La tomba di Giacomo

Secondo la tradizione, nell’831, dopo un prodigioso fenomeno luminoso in prossimità del monte Liberon, viene scoperto un sepolcro con la scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e di Salome”. Il luogo viene denominato campus stellae (“campo della stella”), nome da cui deriverà poi quello della città di Santiago di Compostela. Nel 1075 inizia la costruzione della basilica a lui dedicata e fin dal Medioevo, il Santuario è meta di pellegrinaggi, prima da tutta Europa e poi da ogni parte del mondo.

Il cammino di Santiago

Il Cammino di Santiago è una delle vie più importanti della storia e della cristianità. Scrive Paulo Coelho: “Lo Spirito dei vecchi pellegrini della Tradizione ti accompagna nel viaggio. Il cappello ti ripara dal sole e dai cattivi pensieri; il mantello ti salva dalla pioggia e dalle cattive parole; il bastone ti protegge dai nemici e dalle cattive azioni. La benedizione di Dio, di San Giacomo e della Vergine ti accompagni per tutte le notti e tutti i giorni”.

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Giacomo, detto il Maggiore, era il fratello più anziano di Giovanni evangelista e sarà il primo apostolo a versare il sangue, venendo decapitato come raccontano gli Atti degli Apostoli (12, 1-3). Figlio di Zebedeo – pescatore e socio di Simon Pietro in questa attività – e di Salome, una delle donne che seguivano i dodici per aiutarli economicamente, fu uno dei tre discepoli privilegiati di Gesù, essendo testimone della subitanea guarigione della suocera di Pietro, della resurrezione della figlia di Giairo, della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e della sua agonia nel Getsemani. Fu ancora lui a chiedere al Maestro informazioni sulla fine del mondo. Fonti tardive, dopo il secolo VII, che parlano di una sua presenza evangelizzatrice in Spagna, non sono confermate dalla presunta scoperta in Galizia delle sue reliquie nel secolo IX da parte del vescovo Teodomiro di Iria, in un sepolcro dei tempi romani, tanto più che Venanzio Fortunato, al secolo VI, attestava che il corpo dell’apostolo si trovava a Gerusalemme. Tuttavia, dal secolo IX il suo culto servì non solo a designarlo protettore della fede e della libertà contro i mori, ma anche a fare di Compostella uno dei maggiori centri di pellegrinaggio nel Medioevo, dopo Gerusalemme e Roma. Anche nell’America colonizzata dagli spagnoli si trovano città che portano il suo nome come Santiago del Cile, di Cuba e del Estero. Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, secondo il Breviario romano, Giacomo predicò in Giudea e Samaria convertendo moltissimi alla fede cristiana. Se non c’è prova storica che si sia recato in Spagna, è certo che, alla seconda persecuzione scatenata in seguito alla lapidazione di santo Stefano, ne seguì una terza contro la Chiesa di Gerusalemme ad opera di Erode Agrippa I, re dei giudei dal 41 al 44, e Giacomo ne fu vittima. Secondo un’antica tradizione, avrebbe convertito colui che lo accompagnava al supplizio, facendone suo compagno di martirio. Dal secolo XII, è rappresentato come un pellegrino con la conchiglia, una sacca da viaggio e il bastone in mano.

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