MCCJ

P. Tarcisio Agostoni
STORIA dei MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESU
PARTE TERZA
Gli Istituti dal 1881 al 2003

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CAPITOLO SECONDO
L’Istituto dal 1899 al 1909

Introduzione storica

La lotta politica per l’Africa

Quando le nostre missioni furono riaperte dopo la rivolta del Mahdi, l’Africa era cambiata in modo significativo. Le potenze europee che avevano avuto i loro guai in casa loro fino al 1880 adesso iniziarono ad accorgersi dell’Africa.

Il Portogallo rivendicava diritti sul Mozambico e l’Angola. Leopoldo II del Belgio attraverso la sua “Associazione Filantropica Internazionale” per l’esplorazione e la Civilizzazione dell’Africa stava anche preparandosi per prendere possesso del Congo.

La Gran Bretagna si apprestava a fare scambi commerciali con diverse nazioni nonostante l’opposizione della Francia. Missionari e mercanti inglesi cercarono di aggirare sia la Francia che il Belgio, e la Germania cercava di impadronirsi della Namibia, il Camerun e Togo.

Nel 1884 la Francia e la Germania invitarono la Gran Bretagna alla Conferenza di Berlino che aprì i lavori a novembre con la partecipazione anche del Portogallo; il risultato della conferenza fu l’assegnazione di “sfere di influenza” alle diverse potenze. In alcuni casi i territori erano ben delineati, in altri, dopo alcune scaramucce, le potenze firmarono trattati specifici, per esempio La Francia e la Gran Bretagna nella Guinea e Sudan, e la Gran Bretagna con la Germania nell’Africa orientale.

Dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale (1914-1918) la Germania perse le sue colonie: la Namibia andò al Sud Africa, la Tanzania alla Gran Bretagna, Ruanda – Burundi al Belgio, il Camerun e Togo furono divise fra la Francia e La Gran Bretagna – dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Libia e l’Etiopia furono liberate dagli italiani.

I nostri missionari e le potenze coloniali

Le potenze coloniali, da una parte facilitarono la presenza dei missionari dall’altra la condizionarono. Questa coincidenza e coesistenza non sempre fu ben intesa: al momento dell’indipendenza, infatti, in alcune missioni (per esempio in Congo) alcuni indipendentisti credevano di avere indipendenza anche dai missionari e dalla loro religione. Nel Sudan ed in Uganda i missionari erano liberi di evangelizzare a certe condizioni: la scelta del posto dove stabilire una missione, i programmi scolastici, lo standard nei centri medici, la qualifiche del personale per le diverse attività, che erano, bisogna dirlo, giuste ed anche benefiche ecc.

Fortunatamente i nostri confratelli non erano della stessa nazionalità delle potenze coloniali e poterono evitare quei compromessi che si avverano quando i missionari sono della stessa nazionalità delle potenze.

Si può effettivamente dire che i missionari non potevano evitare di “cooperare” con le potenze coloniali, e lo fecero solo tenendo conto degli interessi, del benessere e del rispetto dovuto agli africani coinvolti.

Potremmo anche asserire che i missionari costrinsero i Governi coloniali a cooperare con loro. Infatti essi furono a tutti gli effetti pionieri nei campi dell’istruzione, della salute, e del progresso sociale per molti dei popoli che erano affidati alle loro cure. I governi coloniali, a loro volta dovettero dare aiuto ai missionari per non perdere credibilità a livello internazionale.

La lotta religiosa per l’Africa

Oltre alla lotta per l’Istituto da parte del clero austriaco, come si è visto, ci furono altre “gare” ben intenzionate, anche se con un timbro sia nazionalistico che espansionistico del proprio Istituto.

Mons. Geyer dovette difendere il suo territorio dai seguenti stratagemmi:

I padri dello Spirito Santo volevano la parte occidentale del Vicariato dell’Africa Centrale che confinava con l’Africa orientale Francese, La Francia voleva missionari francesi nelle sue colonie. Il 14 febbraio 1911 Propaganda tagliò la parte occidentale del vecchio Vicariato (i confini attuali fra il Congo e la Repubblica Centro Africana) e decise che le nostre responsabilità dovessero essere confinate entro i confini del Sudan Anglo-egiziano. P. Vianello reclamò con Propaganda contro questa decisione.

I Padri Bianchi chiesero a Propaganda di restituire loro l’Uganda settentrionale dicendo che un certo numero di Baganda vi abitavano, Mons. Geyer rispose che Mons. A. Roveggio aveva già intenzione di entrare nell’Uganda Settentrionale. Ma ciò gli era stato proibito dal governo britannico a causa della mancanza di sicurezza.

I Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani) chiesero che fosse loro dato il Camerun Settentrionale per i seguenti motivi:

  • Fino a quei giorni i loro missionari di lingua tedesca avevano avuto come loro campo di apostolato il Vicariato delle Cascate Stanley nel Congo Centrale, ma quest’area era stata presa dalla provincia Franco-Belga. I tedeschi erano stati mandati nelle parrocchie del Brasile, ma ad alcuni piaceva lavorare in Africa.
  • I sacerdoti del Sacro Cuore di lingua tedesca non avevano case in Germania, ma se fosse stato loro permesso di lavorare nelle colonie tedesche avrebbero potuto aprire case anche in Germania.

Monsignor Geyer e p. Vianello erano contrari perché loro stessi volevano una casa in Germania.

Propaganda comunque, decise di erigere la prefettura Apostolica di Adamana e darla ai sacerdoti del Sacro Cuore.

Gli sforzi missionari di Leone XIII

Conosciamo l’interesse di Gregorio XVI per le missioni – fu lui ad istituire il Vicariato dell’Africa Centrale (1846); Pio IX (1846-1878): si interessava delle missioni, come sappiamo dal suo aiuto al piano del Comboni, ma non lasciò documenti per dimostrarlo. Leone XIII (1878-1903) solo due anni dopo la sua elezione dedicò l’Enciclica “Sancta Dei Civitas” alle missioni. Incoraggiava i missionari ed i loro assistenti, le associazioni missionarie in patria, e mostrò di capire le difficoltà che i missionari dovevano affrontare.

Il Primo Capitolo generale fu celebrato a Verona nel 1899 19-22 giugno 1

Fino ad allora tutti i Superiori generali erano stati Gesuiti: P. P. Frigerio (1885-1887), P. Voltolina (1887-1892), P. Mologni (1892-1897).Alla morte di P. Mologni, P. Voltolina fu rimandato all’Istituto con il compito preciso di preparare l’Istituto all’autogoverno.

Per poter arrivare in poco tempo a questo obiettivo, p. Voltolina nominò i Padri Colombaroli, Vianello, Geyer e Bendinelli suoi assistenti.

L’Istituto contava 60 membri: 18 sacerdoti, 21 Fratelli, 21 studenti. I membri del capitolo erano 6, tutti eletti al Consiglio Generale, eccettuato Mons., Roveggio che non era eleggibile a causa della sua carica. Padre Voltolina presiedette il Capitolo fino all’elezione del nuovo Superiore Generale.

Il Consiglio generale

Il Capitolo elesse i seguenti membri al Consiglio Generale:

  • P. Angelo Colombaroli, Superiore generale (+1912)
  • P. Federico Vianello, Vicario generale (+1916)
  • P. Franz Xavier Geyer (+1943 all’età di 83 anni)
  • P. Joseph Weiller (+1946 all’età di 83 anni)
  • P. Bendinelli (+1940 all’età di 72 anni)

Propaganda Fide permise a p. Geyer di restare a Brixen e ai Padri Weiller e Bendinelli di restare al Cairo, con l’intesa che sarebbero andati a Verona qualora e se si fosse reso necessario.

Padre Angelo Colombaroli nacque a Dolce, Verona, nel 1863. Entrò in Congregazione con il primo gruppo di Novizi. Fu ordinato Sacerdote il 7 agosto 1883, e prese i Primi Voti il 28 ottobre 1887. Il suo primo incarico fu al Cairo dove fu nominato Superiore e Procuratore della Missione, nel 1897 fu richiamato in patria a diventare il Primo Assistente al Consiglio generale e Procuratore generale.

Sviluppi interni

Il seminario per giovani “Istituto Comboni” fu aperto a Brescia nel 1900. Nel 1903 fu aperta una casa a Sidcup, nel Sud dell’Inghilterra nella Diocesi di Southwark per lo studio della lingua inglese, ma fu chiusa nel 1911. Nel 1909 un Seminario Minore fu aperto a Messeldorf, Graz, in Austria.

Fu scritta una lettera circolare sulla necessità della carità e della preghiera.

Dato che si prega per esprimere il nostro amore a Dio e domandare aiuto per amare il prossimo, penso opportuno citare solo un passo della lettera riguardante la carità. Dopo avere parlato della spiritualità della devozione al S. Cuore, il Padre Generale continuò:

“La virtù però che tutti dobbiamo avere di mira maggiormente, e per la quale dobbiamo dimostrare una speciale predilezione, come quella che più di tutte ci rende simili al nostro amorosissimo Padre, è la virtù della carità. La carità è la virtù prediletta del Cuore santissimo di Gesù, essa deve essere pure la virtù da noi prediletta, la virtù che deve formare la caratteristica speciale della nostra Congregazione.” (Dalla lettera del 7 giugno 1903, festa della SS. Trinità).

Sviluppi nella Missione

Il Vescovo Roveggio

Il vescovo Roveggio ricevette il permesso di mandare due missionari a ispezionare Khartoum. Nel settembre del 1899 p. G. Ohrwalder e p. William Banholzer arrivarono a Khartoum dove constatarono che non era stata loro detta la verità circa l’ammontare dei danni subiti dalla missione. La tomba di Comboni era stata profanata, ma riuscirono con difficoltà a trovare alcune delle sue ossa che furono trasferite alla Chiesa di Assouan (da dove furono poi trasferite alla Cappella della casa Madre a Verona il 12 giugno 1958).

Omdurman fu riaperta il 1 gennaio 1900 da Mons. Roveggio, P. Weiller e fr. Otto Huber. Il 30 ottobre 1900 furono raggiunti dalle suore. Una di esse era Suor Francesca Delmasso la quale aveva con sé la veste che indossava Comboni quando morì e che aveva portato con sé quando era fuggita da Khartoum. Siccome il Kordofan era ancora nelle mani dei ribelli, Mons. Roveggio andò fino a Fashoda, vicino a Gondokoro con la barca che avevano appena acquistato, la “Redemptor”. Arrivò nel gennaio del 1901, con l’intenzione di aprire una missione, ma gli fu negato il permesso dal Governatore. Tornando indietro, quindi, aprì una stazione missionaria fra gli Shilluk a Lul, e lasciò P. Giuseppe Beduschi (1901-1904), P. Willelm Banholzer e Fr. Maggio a occuparsene

Alla fine di un altro viaggio sul Nilo, il vescovo Roveggio si sentiva esausto e volle andare al Cairo per rimettersi in salute, ma morì a Berber il 2 maggio 1902.

Il vescovo Roveggio fu un eccellente Figlio del Sacro Cuore. Entrò nell’Istituto un anno dopo la sua ordinazione per la diocesi di Vicenza e prese i Voti con il primo gruppo di dieci membri del nuovo Istituto. Nominato Vescovo all’età di 37 anni lavorò senza risparmio e morì quando aveva solo 43 anni. P. Vignato così lo descrive agli Scolastici:

“Ci dette un magnifico esempio di pratica religiosa e vita spirituale. Era un uomo profondamente religioso che pregava costantemente; devoto al Sacro Cuore. Imitava la semplicità e l’umiltà di Gesù; nel suo zelo non si risparmiava; era prudente, e mise tutto il suo cuore nel favorire la causa missionaria in Europa,. Fu un degno successore del Vescovo Comboni” 2

La morte di Mons. Roveggio lasciò i Missionari e coloro che lo conoscevano in grande lutto e costernazione. Padre Franz Heymans, allora Superiore della Casa del Cairo cadde a terra tramortito. Altri lamentarono la perdita di un vero padre e di una premurosa madre. Tutti coloro che lo conoscevano non dubitarono di rimpiangere la morte di un Santo. Per questo, già nel 1936, venne fatta la ricognizione della salma nella chiesa di Assouan – Egitto – dove era stato trasportato da Berber nel 1904.

Fu solo all’inizio degli anni 50 che si incominciarono i processi di Beatificazione a Verona, Cairo e Khartoum. Questi terminarono nel 1954 e il materiale venne mandato a Roma.

Nel 1969 la Sacra Congregazione dei Riti consegnava al Postulatore dei Missionari Comboniani tutta la documentazione raccolta e autenticata. Fu solo nell’aprile del 2004 che la Diocesi di Verona riprese il processo sulla continuità della fama di santità del Vescovo e più tardi raccolse la documentazione sull’esercizio delle Virtù Eroiche. Così si farà a Khartoum.

La speranza di arrivare a un buon termine è forte e il Postulatore, P. Arnaldo Baritusso mccj, è decisamente impegnato per questa causa.

Mons. Francis Xavier Geyer

Come successore del Vescovo Roveggio, Roma chiamò Mons. Francis Xavier Geyer. Nato nella Bavaria nel 1859, era entrato nell’Istituto di Comboni nel 1882 quando era ancora studente di teologia. Nello stesso anno, mentre era al Cairo scrisse la vita di Comboni. Quando Mons. Sogaro diede le dimissioni nel 1894, fu nominato Amministratore Apostolico del Vicariato fino all’arrivo del vescovo Roveggio. Partì poi per Verona per il suo Noviziato. Dopo la professione si recò a Brixen come Superiore e maestro dei Novizi. La comunità divenne molto più numerosa durante il periodo che vi restò e la casa dovette essere ingrandita di conseguenza.

Dopo la sua consacrazione vescovile a Monaco di Baviera nel 1903, si affrettò a raggiungere Khartoum dove continuò il lavoro di rimettere in sesto la missione e iniziò la costruzione della Cattedrale che non vide mai finita.

Entro il 1903 c’erano circa 450 Cattolici a Khartoum su una popolazione di 20.000 di molte nazionalità e religioni diverse. Un buon numero erano del Sud Sudan, alcuni di loro erano ex schiavi che erano stati battezzati dal Vescovo Comboni, i rimanenti erano i loro figli.

Padre Vantini nel suo libro “La Cristianità nel Sudan” 3 fa menzione di una signora Cattolica chiamata Margherita che accolse i nostri missionari quando nel 1899 visitarono Omdurman e la quale, sorprendentemente, diede più tardi il benvenuto al Vescovo Geyer al suo arrivo nel Bahr-el-Ghazal essendo essa tornata alla sua tribù dei Goli.

Il Vescovo Geyer scrisse da Khartoum;: “Quei Sudisti sono il nostro esclusivo retaggio e sono qui a comprova della antichità della Chiesa Cattolica che è stata qui impiantata, quando altri istituti erano completamente assenti” 4.

L’opera pastorale fra i Cattolici consisteva principalmente di visite alle famiglie per rafforzare la loro fede ed incoraggiarle a frequentare i sacramenti.

L’apertura e la gestione delle scuole era essenziale. Siccome erano le migliori scuole nella città, anche i genitori musulmani chiedevano che vi venissero accolti i loro figli. Il governo accolse le loro richieste alle seguenti condizioni: Il permesso scritto dei genitori, a volte il permesso del Governo, e la proibizione di battezzare.

MISSIO EXCURRENS: con questo nome i nostri missionari indicavano il lavoro fra i cattolici Orientali. P. Otto Huber (1872-1954) era incaricato di far loro visita ovunque. Raggiungeva tutti ovunque si trovassero; Berber, Kassala, El-Fasher, e Nyala. Viaggiava sul dorso di un cammello e ci furono Cristiani che si ricordarono di lui fino agli anni sessanta.

La priorità per il vescovo Geyer era comunque di aprire il Bahr-el-Ghazal al lavoro missionario: vi andò con la barca “Redemptor” fino a Mesra e poi a piedi lungo la pista piena di insidie, fino a Wau.

Le missioni del Bahr-el-Ghazal meritano un ricordo speciale a causa delle difficoltà per raggiungerle. Wau ne era il centro provinciale ma il Vescovo Geyer e p. Vignato impiegarono dieci giorni di marcia per arrivarci da dove erano sbarcati.

Siccome il posto era pieno di Musulmani, dopo un incontro con i capi del luogo, il Capo Kayango dette ai missionari un piccolo appezzamento di terreno dove nacque la stazione missionaria alla quale fu dato lo stesso nome del Capo che aveva accettato i missionari: Kayango. Nel 1905, il governo chiese ai missionari di aprire una scuola di falegnameria a Wau e sia P. Ernesto Firisin che P. Bernhard Zorn vi si recarono con rigorose istruzioni di astenersi dal diffondere qualsiasi dottrina.

P. Antonio Vignato, allora solo ventiseienne, fu nominato Superiore di Kayango. Egli fu poi raggiunto da p. Bertola e fr. D. Augusto. Il capitale a loro disposizione era di solo quindici sterline.

Come si resero presto conto, il Capo Kayango, creò più danni che vantaggi alla missione. L’aveva accolta unicamente per il prestigio di avere uomini bianchi nel suo territorio. Fece bene i suoi calcoli cercando di spremere il più possibile sia dal governo che dalla missione in termini di danaro e merci varie. Ma i missionari non avevano niente, erano poveri. Ogni qualvolta che arrivavano provviste, le scatole dovevano essere aperte in sua presenza. Lui prendeva tutto quello che gli piaceva, principalmente barattoli di sottaceti. Aveva il sostegno dei Mussulmani egiziani del posto e ricavava guadagni dal commercio degli schiavi. Non vi erano più assalti nei villaggi, ma sia i capi che i genitori davano a lui i loro sudditi o parenti, orfani del clan o figli di schiavi in cambio di alcool, armi e munizioni. Gli schiavisti dicevano che essi erano i loro schiavi o portatori: in tutta la nazione non c’erano più di 50 famiglie che potevano dirsi libere. Chiaramente Kayango cercava di far in modo che la missione non si sviluppasse.

Difficoltà

I missionari faticavano a sopravvivere. Ecco un rapporto medico di quei giorni:

1905: sera del 25 novembre. p. Paul Koster ebbe un attacco di febbre nera. Il medico siriano prescrisse una purga e chinino liquido. Morì il 26 novembre.

10 dicembre del 1905: P. Antonio Vignato ebbe un attacco di febbre. P. Carlo Tappi gli impartì l’estrema unzione e gli suggerì di promettere di recarsi a Lourdes qualora fosse stato risparmiato. Il medico britannico prescrisse brandy, acqua e brodo ogni due ore. Non era permesso vomitare.

1906: gennaio. P. Vignato si rimise ma dovette ritornare in Italia in convalescenza a recuperare le forze. 2 luglio 1906: p. Volkenhuber, 28 anni morì a Mbili. P. Tappi dovette essere rimpatriato a causa di cattiva salute. Fr. Simone Fanti era in preda alla febbre nera a Wau.

  • 12 luglio 1906: P. Cirillo Frizzera, 37 anni di età morì a Wau.
  • Agosto 1906: P. Firisin partì da Kayamgo per Khartoum per rimettersi in salute
  • 6 novembre 1906: Fr. Divina 39 anni morì a Wau
  • 9 novembre, 1906 P. Bottesi, 26 anni morì a Wau proveniente da Kayango

Con cinque morti in un solo anno, i padri Colombaroli e Vianello decisero di chiudere le missioni di Bahr-el-Ghazal. Il Vescovo Geyer, però non informò i missionari della chiusura della missione perciò p. Vignato tornò a Kayamgo. P. Tappi ritornò a Wau a comunicare la decisione presa, ma permise ai missionari di rimanere e cercare di tenere aperta la missione chiudendo però Mbili. Si dice che verso la fine del 1906 arrivarono otto nuovi missionari e p. Tappi parlò loro dicendo: “non dobbiamo lasciar alcun dubbio nella mente dei nostri Superiori e del Governo che siamo pronti ad affrontare la sfida.. In virtù del voto religioso di ubbidienza che abbiamo preso, ordino che nessuno di voi muoia nel corso del prossimo anno!” Essi obbedirono: nessuno di loro morì. Passarono dieci anni prima che fosse scavata un’altra tomba nella regione di Bahr-el-Ghazal.

La metodologia dei missionari

P. Vignato ed altri con lui miravano alla promozione integrale della persona sia con le scuole che con l’istruzione religiosa. Il giorno della festività di Sant’Antonio, 13 giugno 1906, un ragazzino di nome Morgiam si affacciò alla porta dell’ufficio di p. Vignato. Sui due piedi egli decise di aprire una scuola per ragazzi come lui. Insegnava loro il Catechismo. Sembra che i suoi metodi non piacessero molto ai suoi confratelli tedeschi che volevano venisse impartita prima l’istruzione generale e poi il catechismo, ma p. Vignato rimase fedele al suo metodo, e nel febbraio del 1907 ebbe la consolazione di vedere alcuni dei suoi ragazzi battezzati da P. Paolo Meroni, il Superiore Provinciale. P. Vignato ebbe un’altra piccola ma utile consolazione: il 25 agosto p. Bertola portò la prima bicicletta del Bahr-el-Ghazal dal Cairo.

Difficoltà con il Governo

Nell’Uganda meridionale tra i Baganda, c’erano stati dei disordini fra Musulmani, Protestanti e Cattolici. Forse per evitare che ciò si ripetesse in futuro, il Governo di Khartoum passò una Legge nel 1903 denominata “Sistema riguardante il campo d’azione Missionario” che determinava le zone di attività delle varie religioni nel seguente modo: Il nord ai Musulmani; Bahr-el-Ghazal e gli Shilluk sulla sponda occidentale del Nilo ai cattolici; La sponda orientale del Nilo dal Fiume Sobat ai confini con l’Etiopia ed il Parallelo 7°30’ latitudine Nord ad una setta americana, l’Equatoria alle Società Britanniche. Siccome allora non c’erano società britanniche, alcuni osservatori pensarono che questa decisione fu presa per poter riservare un territorio più ampio alla Church Missionary Society (CMS), inglese.

Si ebbero conflitti fra le varie Società solo dopo la divisione del Sudan del Sud in zone assegnate a ciascuna di loro. Questa divisione non durò a lungo e P. Filiberto Giorgetti molto saggiamente decise di non tenerne conto.

Oltre a Kayango (1904) e Wau (1905) furono fondate le seguenti stazioni missionarie: nel Bahr-el-Ghazal, Mbili (1906), Mboro (1912); nel territorio degli Shilluk, la missione di Tonga (1904); e nel territorio degli Azande la missione di Mupoi (1912).

LE SUORE COMBONIANE NEL SUDAN

Dopo la Mahdiyah, le prime suore tornarono ad Omdurman il 30 ottobre 1900. Là aprirono una scuola per ragazze che includeva anche lezioni di sartoria. Il lavoro svolto dalle ragazze, dopo un pò di mesi, fu messo in mostra e suscitò l’ammirazione di tutti coloro che lo videro.

Nel 1903, alcune Suore arrivarono nella missione di Lull che era stata aperta nel 1901. La Superiora era Suor Giuseppa Scandola che era stata reclutata personalmente dal Comboni. Divenne postulante solo pochi giorni dopo la prima postulante, Maria Caspi, e fu fra le prima cinque suore che accompagnarono Comboni al suo ritorno in Africa il 15 dicembre 1977.

Verso la fine di Agosto P. Beduschi si ammalò così gravemente che gli fu impartita l’estrema unzione. Aveva solo 29 anni e Suor Giuseppa gli mandò un messaggio che diceva “Padre non disperatevi, non morirete, avete troppo lavoro da fare per gli Shilluk. Morirò io in vostra vece perché sono vecchia e inutile”. Quando mandò il messaggio la sua salute era ottima; morì due giorni dopo confortata dai sacramenti che le furono amministrati da P. Beduschi che si era completamente rimesso. Era il 1 settembre 1903. “Un uomo non può mostrare amore più grande di quello di morire per i suoi amici” (Giovanni 15:13).

Un libro sulla vita di Suor Giuseppa è stato scritto da Suor E. Pezzi: “Una Strada che si Chiama Silenzio” (EMI 1978)

La Direzione Generale ha aperto la causa per la sua Beatificazione.

Nel 1903 troviamo le suore a Khartoum dove già avevano aperto una scuola conosciuta come “Scuola delle Suore di Khartoum” (Sisters’ School) vicino alla Cattedrale. È ancora là. Un’altra scuola fu aperta nel quartiere Nord di Khartoum. Fu aperto anche un ambulatorio dove cento malati venivano curati tutti i giorni. L’insegnamento della religione era la prima priorità in tutte le scuole. Agli alunni musulmani era permesso frequentare queste lezioni, senza però l’obbligo di memorizzare quanto veniva insegnato.

Nel 1901, il 23 aprile, Madre Bollezzoli passò a miglior vita. La Vicaria, Suor Costanza Caldara prese il suo posto fino al secondo Capitolo Generale del 1904.

Il Capitolo Generale del 1904 elesse il nuovo consiglio con i seguenti risultati:

  • Madre Costanza Caldara Superiora generale
  • Suor Angela Capraro Vicaria Generale
  • Suor Luigina Gandolfi Assistente Generale
  • Suor Angela Demai Assistente Generale
  • Suor Teresa Marini Assistente Generale

Nel 1906 Suor Luigina Gandolfi si dimise e fu sostituita da Suor Melania Zozzi. Durante questo capitolo l’erezione della provincia del Sudan fu ufficialmente approvata dalla Santa Sede.

Nel 1906 le Suore erano già 34 e lentamente la loro opera si allargò ad includere altre missioni: la missione di Wau nel marzo del 1919 fu la prima a ricevere le Suore dopo Lull. Anche qui le Suore iniziarono l’insegnamento del catechismo e aprirono un dispensario. Furono le prime donne europee ad arrivare a Wau e furono, perciò, guardate con curiosità e incredulità. Più tardi, su insistenza della popolazione aprirono una scuola femminile. Le suore arrivarono alla missione di Kayango nel 1923, a Kwajok nel 1927.

1 Vedere Atti del Capitolo 1899. Archivi dell’Istituto, Roma Cfr. P. Fidel Gonzalez “ I Capitoli generali dell’istituto Mis. – Comboniano (1899-1997) Supplemento all’Archivio Comboniano XXXVI (1998). Questo libro può essere consultato anche per altri Capitoli

2.Vedere Archivio Comboniano, anno XXXIX, “ Studi e ricerche sul Vescovo Missionario Comboniano Antonio M. Roveggio (23/9/1858-2/5/1902)

3 ib. Pagina 147

4 Vedere Nigrizia n. 3 p. 35