P. Tarcisio Agostoni
STORIA dei MISSIONARI COMBONIANI
DEL CUORE DI GESU
Prima parte
Fino 1979

Testo:

NOTE INTRODUTTIVE ALL’EDIZIONE FINALE

Questa edizione in Italiano essa pure tradotta dall’inglese, viene stampata. Voglio far notare che non è solo cronaca, perché i fatti sono corredati da riflessioni e suggerimenti pertinenti.
Ho accettato volentieri alcuni suggerimenti sul come migliorare i contenuti di questa edizione debitamente stampata in tipografia e corredata delle fotografie dei nostri Superiori Generali, dei nostri Vescovi, delle Superiore Generali delle Suore Comboniane e di alcuni Padri o Fratelli che possono essere di ispirazione a tutti noi. Atri confratelli avrebbero preferito differenti testimonianze. In genere ho cercato quelle che ho conosciuto personalmente.

1-Cenni storici dei MFSC.

Ho sviluppato la storia dei nostri confratelli della Provincia Tedesca prima della riunificazione del 1979. Quando preparai il manoscritto, contattai il Provinciale d’allora, ma egli non poté aiutarmi. Questa volta, sono stato personalmente per una settimana nella Casa Provinciale di Bamberga. Grazie all’aiuto del Provinciale e dei padri Engl Silvester, Klose Georg ed Ellinger Anton, ho potuto consultare libri e apprendere molte cose a viva voce.

2-Saggi sui nostri predecessori.

Il buon esempio dei nostri predecessori deve avere un impatto su di noi. È vero che pochissima gente impara dalla storia, ma alcuni lo fanno. I nostri predecessori ci hanno dato solide fondamenta. È necessario conoscerne la spiritualità il coraggio, lo spirito di fede e di sacrificio. In questo modo, potremo continuare a far crescere il nostro Istituto. Ognuno di noi, naturalmente, deve esercitare la sua capacità di discernimento, prendendo il meglio e lasciando ciò che non è chiaro. Non bisogna, tuttavia, buttare via il bambino con l’acqua sporca, cioè buttare a monte tutto il passato come se lo Spirito Santo non avesse lavorato dall’eternità, come il Padre ed il Figlio.
Nessuno può pianificare il futuro, a meno che conosca il passato ed abbia piena conoscenza e coscienza del presente da dove incomincia il viaggio, altrimenti si rischia spesso di cominciare da zero.
Un viaggio spirituale come deve essere prima di tutto quello del religioso missionario, richiede continuità. Ma se si interrompe il viaggio, saltando da una spiritualità all’altra, da un’ideologia all’altra, allora si batte il passo, illudendosi di camminare. Bisogna seguire i segni dei tempi ma con discernimento comunitario ed evitando sia il conformismo che il relativismo:
Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, così da poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rom 12, 1-2).
Non sempre il passato ci può essere di modello, ma il confronto è necessario e ci aiuta sempre a discernere e a verificare oggi le nostre posizioni.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato nella ricerca e nella logistica. Il mio grazie profondo soprattutto a P. Milani Venanzio, allora Vicario Generale, che ha autorizzato la stampa e a P. Piergiorgio Prandina che ha curato con amore e dedizione la stesura finale e la stampa. Mi auguro che questo libro sia utile a coloro che non solo lo leggono, ma ne considerano pure il contenuto con sguardo limpido libero ed il desiderio di imparare.

P. Tarcisio Agostoni, Mccj.
Kampala – Claver House, 8 giugno 2002,
Solennità del Sacro Cuore di Gesù

PARTE PRIMA
PORTARE IL VANGELO NELLA VALLE DEL NILO
CAPITOLO PRIMO
La Cristianità in Africa

I primi anni

Il continente africano non fu l’ultimo a ricevere il messaggio di Cristo. Lo stesso Gesù andò in Africa, in Egitto da bambino (vedi Matteo 2:13-14)

La Buona Novella fu portata in Africa prima di ogni altra nazione al di fuori della Palestina. Atti 8:16-40 descrivono come Filippo il Diacono incontrò l’eunuco etiope, un convertito al giudaismo il quale si era recato a Gerusalemme a pregare. Che un etiope possa essere ebreo è possibile, in quanto su un’isola chiamata Elephantine, sul Nilo, vicino ad Assouan esisteva una grande comunità ebraica dedicata al commercio fra l’Egitto e la Nubia (vedi “Cristianità nel Sudan” Giovanni Vantini pag. 333). “Etiope” all’epoca significava nero, ed il territorio allora chiamato Etiopia si estendeva a sud delle prime Cataratte del Nilo, dove oggi si trova la Diga di Assouan ed il lago Nasser. L’eunuco era un funzionario del “Kandake” che è la traduzione greca di “Katoki” il nome dato a diverse regine di Meroe, un regno che si trovava fra le attuali Atbara e Khartoum. Dopo il suo battesimo “andò per la sua strada pieno di gioia”, presumibilmente portando ad altri il messaggio. Comunità cristiane si stabilirono nell’Africa Settentrionale all’epoca dell’Impero Romano. Sappiamo di sei martiri uccisi nell’anno 180 nel villaggio di Scala, Numidia (Algeria del Nord), e delle Sante Perpetua e Felicita, divenute martiri nell’anno 203 Entro il Terzo secolo erano state istituite delle diocesi: quando S. Cipriano, Vescovo di Cartagine divenne martire nell’anno 258. Sappiamo che grandi folle dei suoi seguaci erano presenti.

Entro l’anno 400 DC, il Nord Africa era predominantemente Cristiano e centro teologico della Chiesa. Da quei luoghi emersero Vescovi come Atanasio, Agostino di Hippona, un berbero nato da madre cristiana di Thagaste. Dal Nord Africa i missionari si sparsero ovunque: Verona, una chiesa che più avanti avrebbe mandato centinaia di missionari in Africa, fu convertita da un nero, San Zeno, un compagno di classe di Sant’Agostino (morto nel 371). Era una Chiesa missionaria vibrante! Anche la vita monastica, fiorì in Egitto, prima come vita eremitica (Sant’Antonio Abate, 251-356, la cui festa cade il 17 gennaio) e poi come vita cenobitica (S. Pacomio). Entro il 430 DC c’erano quasi 600 Vescovadi in Nord Africa.

L’era Musulmana

Poi, in ondate successive, l’eresia Donatista, i Vandali e soprattutto i Musulmani presero possesso di tutta l’area. Ai tempi di Papa Gregorio VII (1073-1085) rimanevano solo tre Vescovadi Cristiani e nel tredicesimo secolo erano spariti anche quelli. Solo l’Etiopia Monofisita (dove conversioni su larga scala erano avvenute ai tempi di S. Frumenzio nel 4° secolo) ed una minoranza Copta in Egitto sopravvissero a questa avanzata.

Declino e valutazione

È stato osservato che la Chiesa Nord Africana non tradusse né la Bibbia né la liturgia in lingua berbera e non fece uso della cultura indigena per creare una Chiesa Nord Africana, che avrebbe potuto quindi sopravvivere alla dominazione dell’Islam … Sembra piuttosto che all’apice della espansione cristiana, la cultura provinciale latina fosse ansiosamente ricercata dagli abitanti assieme al Cristianesimo. La Chiesa in Nord Africa fu una Chiesa che usava esclusivamente il latino. Mentre il latino più tardi scomparve in Nord Africa, la lingua berbera sopravvisse. È qui che si può vedere una differenza fondamentale fra la Chiesa Nord Africana e la Chiesa Egiziana. In Egitto ed Etiopia la Fede Cristiana (La Bibbia, Liturgia ecc.) fu subito espressa nelle lingue Copte ed Etiopi, ed anche nelle lingue delle minoranze. Se la Bibbia e la Liturgia fossero state tradotte nella lingua berbera, è possibile che la Cristianità fosse sopravvissuta nonostante l’invasione islamica, come fu il caso in Egitto ed il Medio Oriente.

Le cause immediate per il declino della Chiesa cattolica in Nord Africa sembrano essere le seguenti:

L’invasione e la dominazione arabo-musulmana portò ad un considerevole declino della popolazione Cristiana. Tale declino fu causato dalla fuga di molti Cristiani in Italia e Francia, come pure dalla morte di molti abitanti durante le furiose battaglie per il possesso delle città, la maggior parte delle quali erano Cristiane.

Un’altra causa è la pressione fatta sui Cristiani e pagani a convertirsi all’Islam. Nell’Africa del Nord, a seguito dell’invasione arabo-musulmana, i Cristiani che rimanevano furono dapprima trattati secondo le normali pratiche dei conquistatori, cioè, fu loro permesso di praticare la loro religione pagando una tassa e a patto che rinunciassero a far propaganda della loro fede. Ma, dal 720, sotto il Califfo Omar II, grande pressione fu fatta su quei berberi che rimanevano Cristiani a convertirsi all’Islam, e molti capitolarono. Con una rapida conversione dei Mori, seguita da un graduale calo di resistenza, l’Islam poté indebolire la Chiesa Nord Africana, la quale gradualmente sparì del tutto (Sinodo per l’Africa: Lineamenta 1994).

Nota Bene: Il Donatismo è eresia a causa dei seguenti errori:

  • Se il ministro di un sacramento è in peccato mortale, il sacramento si ritiene non valido.
  • Cristiani battezzati che abbandonano la Chiesa, al loro ritorno devono essere ribattezzati
  • I Cristiani che cambino una sillaba della Bibbia o una lettera o brucino il libro si meritano una grande punizione.

Evangelizzazione 15° e 16° secolo

L’esplorazione della costa africana nel 15° secolo portata avanti dai portoghesi fu presto accompagnata dallo sforzo di evangelizzazione.

Sin dal 1462 Papa Pio II affidò l’evangelizzazione della costa della Guinea ai Francescani guidati da Alfonso Da Bolano. Entro il 1486, sia i Domenicani che altri erano attivi nell’Africa Occidentale, principalmente fra i Wolof in Senegambia. La missione della Guinea dipendeva da quella di Capo Verde dove fu successivamente creato un Vescovado nel 1553.

Su richiesta del re del Benin, il quale aveva avuto contatti con i portoghesi nel 1485, la Chiesa si stabilì in quel regno, servita solo saltuariamente da São Tomé che diventò vescovado nel 1534 sotto Papa Paolo II. Essa però rimase quasi inattiva. Nel Congo (ex Zaire), l’evangelizzazione sistematica ebbe inizio nel 1490, guidata da Francescani, Canonici Secolari di San Giovanni l’Evangelista, con preti e laici, e sin dall’inizio il suo successo fu strepitoso. Nzinga fu battezzato con il nome di Dom Jodo (1491).

Una Chiesa fu costruita nella sua capitale, chiamata São Salvador. Un vero regno Cristiano, modellato su quello portoghese, crebbe sulla riva sinistra del fiume. Durante il regno di Re Alfonso (1506-1543) la Cristianità si espanse notevolmente. Missionari arrivavano regolarmente dal Portogallo, e giovani congolesi venivano mandati in Portogallo per essere istruiti. Dom Henrique, figlio del Re, fu eletto (1518) e consacrato (1521) Vescovo titolare di Utica. Tornò presto nel Congo ma morì nel 1530. Domenicani, Carmelitani Scalzi, e Gesuiti inviarono missionari. São Salvador, divenne Sede Episcopale nel 1597.

In Angola l’evangelizzazione ebbe inizio nella seconda metà del 16° secolo. Padre Francis Borgia il Superiore Generale si era prefisso di istituire una missione per la Società di Gesù. La missione angolana, non ebbe, inizialmente, lo stesso successo di quella congolese. Fu istituita soltanto quando i Vescovi di São Salvador fissarono la loro residenza a Luanda nel 1626.

Bisogna dare credito ai primi missionari portoghesi nel Congo e in Angola in quanto mostrarono una notevole lungimiranza missionaria nell’istituire un seminario per la formazione di preti indigeni.

Sulla costa orientale dell’Africa, in particolare nel Mozambico, l’evangelizzazione iniziò durante la prima metà del 16° secolo. San Francesco Saverio, si fermò in Mozambico durante il suo viaggio verso est. Nel 1561 l’Imperatore di Monomatapa fu battezzato, e fu così che ci fu un forte movimento verso la Chiesa Cattolica. Queste speranze sarebbero state distrutte a causa di influenze ed intrighi musulmani. Entro il 1591 la missione nel Mozambico contava 20.000 Cattolici. Durante il 17° secolo, nuovi sforzi evangelici si ebbero in Monomatapa da parte dei Domenicani. Furono costruiti un collegio ed un seminario.

È opportuno sottolineare che un gruppo di 300 portoghesi e Cristiani africani furono uccisi per la loro fede a Mombasa nel 1631 durante una persecuzione che fu iniziata da un Re locale Jeronimo Chagulia che si era convertito all’Islam. Fu un vero martirio che unì in una sola fede europei, africani, e coloro che avevano sangue misto. Preti e laici, tutti offrirono le loro vite.

Nel corso del 18° secolo. Però, declino e decadenza si insinuarono fra le comunità Cristiane e fra i missionari, e per la metà del 19° secolo, le missioni portoghesi Cristiane nell’Africa orientale erano praticamente estinte.

Possibili ragioni per il fallimento

Nonostante gli eroici sforzi evangelici dei secoli 15° e del 16°, la Cristianità nell’Africa sub Sahariana, all’inizio del 19° secolo non ne rimaneva più niente. Fra molte delle ragioni per tale estinzione le seguenti sono degne di menzione.

Le missioni nell’Africa Sub Sahariana esigevano il privilegio di patronato (patroado), già loro accordato dai Papi. L’insistenza da parte del Portogallo sui suoi privilegi “Patroado” praticamente annullava gli sforzi della Sacra Congregazione di Propaganda Fide di esercitare un controllo concreto e di indirizzare l’evangelizzazione verso quei territori.

Mentre insisteva sui suoi privilegi di patronato, che permettevano di escludere dall’Africa Sub Sahariana i missionari provenienti da altre nazioni, il Portogallo si trovava in difficoltà a fornire un numero sufficiente di missionari alla regione. Questo stato di cose portò anche a prolungate assenze di Vescovi dai vescovadi africani, che a loro volta portarono al declino e disfacimento di quanto era stato laboriosamente costruito in precedenza.

Ad eccezione dei Cappuccini italiani nel Congo ed in Angola, le prime missioni portoghesi, non si posero il problema della necessità di conoscere le lingue africane o capire le usanze, costumi e mentalità della gente. Fu fatto un grossolano errore.

Il clima tropicale spesso uccideva i missionari entro poco tempo dal loro arrivo. Questa è una delle ragioni per cui la missione nei regni di Loango e Kakongo dovettero essere abbandonate.

Il periodo di evangelizzazione moderna.

Verso la metà del 19° secolo l’evangelizzazione dell’Africa fu ripresa, grazie alla eroica dedizione di molti uomini e donne degli Istituti Missionari. Durante il 19° secolo l’influenza spagnola e portoghese era scemata e il sistema di “patroado” si era indebolito e declinava, lasciando spazio alla Sacra Congregazione di Propaganda Fide di prendere fermo possesso della politica e strategia in Africa. Oggi, la Chiesa Cattolica è presente ovunque in Africa; il risultato di un solo secolo di attività apostolica.

Quando l’evangelizzazione dell’Africa fu ripresa nel 19° secolo, la Sacra Congregazione di Propaganda Fide seguì la prassi secondo la quale ogni missione di nuova creazione sarebbe stata affidata ad un Istituto missionario specifico. Questa era il così detto “Ius commissionis”. Durante il secolo scorso è stato riconfermato da una Istruzione della stessa Sacra Congregazione di Propaganda Fide, emanata l’8 dicembre 1929.

Il 24 febbraio 1969 la Sacra Congregazione di Propaganda Fide emanò una nuova istruzione, “Relationes in Territoriis”, che armonizza molto di più con le nuove situazioni nella maggior parte dei territori missionari, una situazione caratterizzata dalla creazione di gerarchie locali, e sempre più diocesi affidate al clero secolare ecc. La nuova istruzione armonizza anche con i principi dottrinali evidenziati dal Vaticano II concernenti il ruolo del Vescovo diocesano nella Chiesa e nella sua diocesi.

Un nuovo periodo

La crescita di vocazioni da parte di indigeni africani al sacerdozio ed alla vita religiosa giustifica anche il concetto di un nuovo periodo di evangelizzazione in Africa. Quando Papa Giovanni Paolo II nel 1980 parlò a sacerdoti, religiosi e seminaristi a Kinshasa, Congo, nell’occasione del centenario di evangelizzazione della nazione, disse inter alias:

“Avete vissuto il primo grande periodo, un periodo irreversibile. Una nuova fase si apre adesso per voi, non meno esaltante, anche se implica nuove difficoltà, e forse tentazioni di scoraggiamento. È la fase di perseveranza, nella quale è necessario rafforzare la fede, la conversione profonda delle anime, e il modo di vivere, così che sempre più corrisponderanno alla vostra sublime vocazione Cristiana. In più dovete voi stessi proseguire lo sforzo della prima evangelizzazione in aree o ambienti dove il Vangelo è ancora sconosciuto.”

Questa nuova fase è la fase in cui gli africani diventano missionari di loro stessi. La fase di una nuova evangelizzazione, nuova non nel contenuto che è Cristo ed il Suo messaggio, ma “nuova nel suo ardore, nuova nel metodo e modo di esprimersi” (Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa 1944.)

STATISTICHE

Situazione attuale in Africa (2001)
Cardinali14
Diocesi479
Arcivescovi155
Vescovi (inclusi pensionati e titolari)601
Sacerdoti diocesani18.135
Religiosi e Missionari10.176
Fratelli7.299
Monache51.617
Seminari importanti816
Missionari laici1.248
Catechisti356.259
Ospedali977
Dispensari4.701
Campi lebbrosi339
Orfanotrofi797
Istituti per handicappati o anziani532
Scuole materne11.672
Scuole elementari30.245
Scuole secondarie7.297
Maggiori religioni africane

19802000
Cristiani203.490.710393.326.210
Cattolici66.207.840131.531.540
Protestanti37.981.61074.466.310
Evangelisti29.527.66059.980.200
Ortodossi23.166.70037.355.900
Anglicani10.674.58520.833.460
Evangelisti Anglicani7.183.10015.173.500
Chiese Indipendenti24.457.97054.355.960
Musulmani189.728.390338.565.460
Religioni tradizionali63.872.80072.351.470

Regioni Ecclesiastiche

Regioni Ecclesiastiche in Africa

SECAM: Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar (French: SCEAM).
Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (Francese: SCEAM)

AMECEA: Association of members of Episcopal conferences of East Africa (Malawi, Zambia, Kenya, Tanzania, Uganda, Ethiopia, Sudan).
Associazione dei Membri delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale. (Malawi, Zambia, Kenya, Tanzania, Uganda, Etiopia, Sudan).

CERNA: Conférences Episcopales de la Région de l’Afrique du Nord (Algeria, Marocco, Tunisia, Libia).
Conferenze Episcopali della Regione dell’Africa Settentrionale (Algeria, Marocco, Tunisia, Libia).

AECAWA: Association of Episcopal Conferences of Anglo phone West Africa. (Nigeria, Ghana, Sierra Leone, Liberia, Gambia).
Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Occidentale Anglofona (Nigeria, Ghana, Sierra Leone, Liberia, Gambia).

ACERAC: Association des Conférences Episcopales de la Région de l’Afrique (Congo Braza, Central African Republic, Chad, Cameroon, Gabon, Equatorial Guinea).
Associazione delle Conferenze Episcopali della regione dell’Africa Centrale (Congo, Central African Republic, Chad, Cameroon, Gabon, Equatorial Guinea).

ACEAC: Association des Conférences Episcopales de l’Afrique Centrale (Congo, Ruanda, Burundi).
Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale (Congo, Ruanda, Burundi).

CERAO: Conférence Episcopale Régionale de l’Ouest Francophone (Benin, Burkina Faso, Costa D’Avorio, Guinea, Guinea-Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal. Togo).
Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa occidentale Francese.(Benin, Burkina Faso, Costa D’Avorio, Guinea, Guinea-Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal Togo).

IMBISA: Inter-regional Meeting of Bishops of Southern Africa (Angola, Botswana, Lesotho, Mozambique, Namibia, São Tome y Principe, South Africa, Swaziland, Zimbabwe).
Meeting Inter – Regionale dei Vescovi del Sud Africa (Angola, Botswana, Lesotho, Mozambique, Namibia, São Tome y Principe, South Africa, Swaziland, Zimbabwe.

RMI: Region of Madagascar and Islands (Madagascar, Seychelles, Mauritius, Reunion, Comoros).
Regione del Madagascar ed Isole (Madagascar, Seychelles, Mauritius, Reunion, Comoros).

ACHE: Assembly of the Catholic Hierarchy of Egypt.
Assemblea delle Gerarchie Cattoliche d’Egitto.

Regioni Ecclesiastiche in America Latina

C.E.L.A.M: Consejo Episcopal Latino Americano
Consiglio Episcopale Latino Americano

S.E.D.A.C: Secretariado Episcopal de America Central y Panama.
Segretariato Episcopale dell’America Centrale e Panama

Regione Ecclesiastica in Asia

F.A.B.C: Federation of Asian Bishops Conferences
Federazione delle Conferenze dei Vescovi Asiatici

Regione Ecclesiastica in Europa

C.C.E.E: Concilium Conferentiarum Episcoparum Europae.
Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee.

Religioni nel mondo


199020002025
Popolazione Mondiale5,266,442,0006,055,049,0007,823,703,000
Cristiani (tutti)1,747,462,0001,999,566,0002,616,670,000
Musulmani962,356,0001,188,240,0001,784,876,000
Induisti685,999,000811,337,0001,049,231000
Buddisti323,107,000359,982,000418,345,000
Atei145,719,000150,090,000159,544,000
Nessuna Religione707,118,000768,159,000875,121,000
Nuove religioni92,396,000102,356,000114,720,000
Religioni Tribali200,035,000228,367,000277,247,000
Sikh19,332,00023,258,00031,378,000
Ebrei14,189,00014,434,00016,053,000
Non Cristiani (tutti)3,518,980,0004,055,483,0005,207,033,000

Statistiche della Chiesa Cattolica

Continenti
PopolazioneVariazioniCattoliciVariazioni
MONDO1997 1998 19995,820,767,000 5,855,623,000 5,936,398,000+80,677,000 +34,856,000 +80,775,0001,005,254,000 1,018,257,000 1,033,129,000+10,126,000 +13,003,000 +14,872,000
Africa1997 1998 1999756,896,000 748,612,000 768,999,000+14,978,000 -8,284,000 +20,387,000112,871,000 116,664,000 124,270,000+3,600,000 +3,793,000 +7,606,000
America1997 1998 1999788,153,000 799,804,000 810,521,000+7,006,000 +11,651,000 +10,717,000495,756,000 504,787,000 512,153,000+4,591,000 +9,031,000 +7,366,000
Asia1997 1998 19993,562,142,000 3,592,965,000 3,641,696,000+59,241,000 +30,823,000 +49,530,000105,294,000 105,742,000 107,044,000+2,064,000 +448,000 +1,302,000
Europa1997 1998 1999684,421,000 684,384,000 684,909,000-874,000 -37,000 +525,000283,313,000 283,023,000 281,704,000-102,000 -29,000 -1,319,000
Oceania1997 1998 199929,155,000 29,858,000 30,273,000+326,000 +703,000 +415,0008,020,000 8,041,000 7,958,000-27,000 -21,000 -83,000

Alla fine del 1999, la popolazione mondiale era di 5,936,398,000 individui con un aumento di 80,775,000 unità in confronto all’anno precedente.

L’aumento globale di 80,7 75,000 è distribuito nei continenti nel seguente modo: 49,530,000 in Asia, 20,387,000 in Africa, 10,171,000 in America, 525,000 in Europa e 415,000 in Oceania.

Alla Stessa data, il numero di Cattolici era 1,033,129,000 con un aumento di 14,872,000 in confronto al 1998: distribuito come segue per continente: aumento di 7,366,000 in America, 7,606,000 in Africa, 1,302,000 in Asia; una diminuzione di 1,319,000 in Europa una diminuzione di 83,000 in Oceania. Nota. Il numero di Cattolici non include Cattolici in quei paesi dove non è possibile fare un censimento.