Vangelo del giorno

Giovedì della X settimana del Tempo Ordinario
Mt 5,20-26: Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Commento

di Silvano Fausti
Il comandamento “non uccidere” è chiaro: si vieta il male. Gesù aggiunge una cosa dicendo “ma io vi dico”, evidentemente non è che Gesù si contrappone…. Ma io vi dico: uccidete o fate la guerra santa. No, non dice così. Il “ma” di Gesù non è per negare il comandamento ma per dire qualcos’altro di più radicale e più profondo. Ma io vi dico: non basta non uccidere. Ci vuole qualcos’altro. Perché uno uccide? Ecco allora che Gesù va alle radici del male, la radice del male è l’ira e l’ira è il principio dell’omicidio, l’ira è un “movimento contro” che io sento, contro l’altro che suppongo sia contro di me. Quindi già l’ira è il vero omicidio, è contro l’altro. Ma non solo l’ira, anche dire “stupido”. “Stupido” è il disprezzo, tra l’altro per uccidere bisogna sempre disprezzare. Anche in politica gli avversari devono essere sempre stupidi, cattivi e in malafede, se no non sono avversari da eliminare e anche per fare le guerre sempre il nemico deve essere il perfido nemico, deve essere non-uomo perché se è uomo non puoi uccidere un tuo fratello. Il disprezzo è proprio alla base di ogni annientamento, perché prima lo annienti come persona, ne fai una maschera, uccidi in lui la dignità di figlio di Dio, una volta che lo disprezzi poi…basta…il resto segue… Quindi anche il dire “stupido”: sei indegno di giudizio. Come vedete allora sul comandamento “non uccidere” non è semplicemente “io non uccido e sono a posto”….e quali sono i tuoi sentimenti verso l’altro? L’altro non è il nemico? L’altro non è l’inferno? L’altro non è colui che consideri subito l’avversario, l’antagonista? È istintivo, è così. Quindi il problema è guarire il nostro cuore perché l’altro sia il fratello…lo dice varie volte….dice “al fratello” ecc…ecc…
È una cosa molto seria e molto grossa, come vedete il compimento della legge è qui, è tutt’altro che un insieme di norme sottili, di disquisizioni è realmente un cuore che sente verso l’altro gli stessi sentimenti che ha Dio.


di Paolo Curtaz
Gesù passa dalla teoria ai fatti. Se ha espresso il suo parere riguardo all’interpretazione della Torah, sconfessando l’equiparazione della Legge scritta con la selva di precetti e indicazioni della Legge orale, adesso entra nel dettaglio. Per tre capitoli, nel cosiddetto “discorso della montagna”, Gesù mette a fuoco delle precise situazioni per uscire dall’asfittica prospettiva rabbinica e osare, volando alto. Ciò che caratterizza l’interpretazione scandalosa di Gesù è la sua volontà di riportare la casistica all’origine del precetto. Il brano di oggi si concentra bene sull’idea di violenza e di omicidio: se i rabbini distinguevano chi bisognava evitare di uccidere (i nemici, ovviamente, si potevano serenamente ammazzare), Gesù giunge a invitare i discepoli a considerare omicidio anche la violenza verbale, il pettegolezzo, la malignità, a prendere l’iniziativa per riconciliarsi col fratello, a mettersi nei panni degli altri, senza sentirsi migliori o speciali. Una pagina dura, intransigente, folle, che ricorda ai discepoli il valore della profezia, della testimonianza, del paradosso. Il Maestro per primo vivrà queste indicazioni, fornendoci un chiaro esempio di come il vangelo possa radicalmente cambiare la prospettiva della vita.

Risonanze della Parola

Come ogni mattina… cerco di “mettermi davanti” alla Parola, per trovare un senso, un orientamento alla mia vita. In essa, c’è sempre una “riflessione”, carica di esperienza, di storia… che – lungo i secoli – ha conservato la sua “attualità”, e mi parla, mi suggerisce, mi indirizza, mi incoraggia e mi conferma. Mi “richiama” a valori di fedeltà, di servizio, di fiducia, di lode, mi aiuta a discernere…
Ma, appena qui… fuori… c’è un’altra realtà che vuole imporsi, che propone “luci effimere”: il successo, i soldi facili, la “disinvoltura”…- che a volte diventa persino arroganza – rispetto alle regole della convivenza, il “cerchio” ristretto dei parenti e degli amici… senza mai “avventurare” lo sguardo e il cuore verso un “oltre”,… verso chi è solo, abbandonato, reso sempre più povero da quelle miopie, da quegli interessi…da quegli egocentrismi di sistema.
Forse per l’età… chissà,… forse per “grazia”, riesco ancora a “distinguere” e a scegliere tra opposti modelli.
Il chiasso assordante, le “luci”, i proclami… non mi “incantano”… ma, mi restituiscono un’immagine di “disorientamento” generale. “Rialzaci, Signore nostro Dio, fa splendere il Tuo volto e noi saremo salvi…!”. E’ quanto mai attuale, il salmo 80 “…Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; …se tu mi ascoltassi! Non ci sia in mezzo a te un altro dio e non prostrarti a un dio straniero. Sono io il Signore tuo Dio…”.
Ormai siamo “pagani”… il nostro “olimpo” ci offre una moltitudine di divinità da servire, da osannare, da fare diventare “idolo” della nostra vita… Ci siamo “prostituiti” a “dei stranieri”…
Il salmo 145 non fa sconti a nessuno “…Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare.
Esala lo spirito e ritorna alla terra; in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni”.

Tere Monaco