
P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola
Man hu? Che cos’è?
Solennità del Corpo e Sangue di Cristo
Vangelo: Giovanni 6,51-58
Sessanta giorni dopo Pasqua, il giovedì dopo la Santissima Trinità, la Chiesa celebra la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, chiamata pure la festa del Corpus Christi o Corpus Domini. Si tratta di uno dei tre giovedì più solenni dell’anno liturgico: Giovedì Santo, giovedì dell’Ascensione e giovedì del Corpus Christi. Per ragioni pratiche, in molti paesi, sia l’Ascensione che il Corpus Christi sono trasferiti alla domenica dopo la Santissima Trinità.
Le origini di questa festività risalgono al XIII secolo, in Belgio, ma ricevette un forte impulso dai miracoli eucaristici di Bolsena e di Lanciano. I miracoli eucaristici sono tanti, anche recenti (vedi quelli accaduti a Buenos Aires con Bergoglio):
https://comboni2000.org/2023/06/09/miracoli-eucaristici-a-buenos-aires-con-bergoglio/
La solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo sembra quasi un doppione del Giovedì Santo. E, di fatto, in un certo qual modo lo è. Il Giovedì Santo la Chiesa non aveva potuto esprimere tutta la sua gioia e gratitudine per il dono supremo dell’Eucaristia, dato il contesto della passione. Ecco, quindi, la ragione profonda di questa festività.
1. RICÒRDATI!
La prima parola che risuona alle nostre orecchie nelle letture di oggi è RICÒRDATI: “Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto” (prima lettura, Deuteronomio cap. 8). È un invito più che opportuno ed urgente per noi, donne e uomini di questa generazione propensa a dimenticare il passato, alienati nel presente, sradicati dalla storia e, quindi, incuranti del futuro che non abbia un immediato riscontro.
Questa tendenza culturale rischia di minare anche l’identità cristiana. Ha detto Nelson Mandela: “il ricordo è il tessuto dell’identità”. Un cristiano e una comunità cristiana che non coltivano la memoria di Dio e delle sue opere rischiano di smarrire la propria identità e di essere incapaci di capire il presente. Ecco perché Mosè, nel Deuteronomio, insiste così tanto sul binomio ascoltare/ricordare (vedi 6, 4-10.12; 8,2.14.18).
Il credente che non fa memoria del Dio-liberatore ricade facilmente nella schiavitù, ritorna in Egitto e dovrà rifare tutto il cammino! Il cristiano senza memoria non ha lo Spirito perché il compito dello Spirito è di insegnare e ricordare: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Giovanni 14,26).
Il credente senza memoria è incapace di uno vero ascolto della Bibbia che è, in effetti, la memoria della storia dell’Alleanza di Dio con il suo popolo, delle “mirabilia Dei”! Senza la memoria affettiva del cuore non possiamo fare Eucaristia, il memoriale per eccellenza: “Fate questo in memoria di me” (1Corinzi 11,23-26).
UN SOLO PANE, UN SOLO CORPO!
La seconda lettura mi è di molta consolazione: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Corinzi 10,16-17). Dal 13 ottobre 2020, a causa della malattia, non posso comunicare direttamente al Corpo e Sangue di Cristo. Devo affidarmi a quella “parola” prima della comunione: “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa ma dì soltanto una parola e io sarò salvato”. Non so quale parola dica il Signore su di me, ma ad essa mi affido!
La mia condizione mi ha portato a pensare tante volte ai cristiani che non possono ricevere la santa comunione, soprattutto per problemi di convivenza matrimoniale, molto spesso senza soluzione. In qualche modo, condivido la loro pena. Trovo il nostro atteggiamento verso di loro poco evangelico, tenendo conto che la comunione non è un premio per i “giusti” o per quelli che ne sono “degni”, ma un rimedio per i peccatori che siamo tutti quanti.
Il celebrare ogni giorno l’Eucaristia con i miei confratelli mi ha portato soprattutto a riflettere sulla dimensione comunitaria dell’Eucaristia: un solo Pane per un solo Corpo! Questo corpo è la Chiesa, è la comunità. Il Cristo si dona a tutto il corpo. I miei confratelli sono il mio corpo che comunica, tramite loro, al Corpo di Cristo. Questo vale per me e per tutti i cristiani che celebrano l’Eucaristia!
MANNA, MAN HU? CHE COS’È?
La Manna che nutrì il popolo d’Israele nel deserto è figura dell’Eucaristia, il Pane essenziale per la nostra sopravvivenza. Tradizionalmente si pensa che il vocabolario Manna provenga dalla domanda Man hu? ovvero ‘Che cos’è? ‘, che gli Ebrei si posero, con sorpresa, vedendola scendere dal cielo. Ebbene, Gesù oggi ci dice: “Questo è il pane disceso dal cielo” (Giovanni 6,51-58). La vera Manna. I Giudei che lo ascoltavano ne rimasero scandalizzati. Noi no, purtroppo! Diamo questo per scontato, ma quanto lo prendiamo sul serio? Gli occhi del corpo vedono un… insignificante pezzetto di pane, ma gli occhi del cuore, della fede, vedono altro? o sono ciechi anche loro?
Esercizio spirituale per la settimana
1. Prima di fare la comunione, guarda con stupore e meraviglia il Pane deposto sulla tua mano e chiediti: Man hu? Che cos’è? E il Signore ti risponderà: È il mio corpo!
2. “Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più… Ognuno di noi, oggi, può domandarsi: e io? Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù? Inoltre, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia memoria? Quella del Signore che mi salva o quella dell’aglio e delle cipolle della schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia anima?” (Papa Francesco, 19 giugno 2014)
P. Manuel João, comboniano
Città di Castel d’Azzano (Verona) 8 giugno 2023