3 Maggio (FESTA – Rosso) SANTI FILIPPO E GIACOMO
1Cor 15,1-8 Sal 18 Gv 14,6-14: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Commento
È solo l’inizio
DI DON SILVIO LONGOBARDI
“Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” (14,12). Nel momento in cui annuncia il suo ritorno al Padre, che segna il compimento della sua missione terrena, Gesù ricorda agli apostoli che spetta a loro continuare l’opera della redenzione. La fede in Gesù Cristo ci rende intimamente partecipi del suo legame d’amore con il Padre (14,23), diventiamo “concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19). Ma ci carica anche di una grande responsabilità. L’opera di Gesù è completa: “Tutto è compiuto”, grida sulla croce (19,30). E tuttavia, la Pasqua è solo l’inizio di una nuova e grande avventura che attraversa tutta la storia dell’umanità. Gesù dice ai discepoli che nulla possiamo senza di Lui (Gv 15,5) ma al tempo stesso invita a compiere opere più grandi di Lui. Il paradosso è solo apparente perché, come sottolinea il Vangelo che oggi proclamiamo, solo chi crede in Gesù potrà continuare la sua opera. Lo Spirito che scaturisce dalla Pasqua ci plasma ad immagine del Figlio e perciò capaci di scrivere pagine davvero straordinarie. “La nostra capacità viene da Dio”, scrive l’apostolo Paolo (2Cor 3,5). Mediante lo Spirito, è Gesù che opera in noi e con noi.
I discepoli non appartengono alla categorie degli eroi o dei campioni, sono semplicemente persone che, riconoscendosi incapaci, ai aprono alla grazia. per questo Gesù domanda di restare mendicanti: “qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (14,13). Pregare nel nome di Gesù non fa riferimento ad una particolare formula ma indica la piena comunione con Lui. Siamo così uniti a Lui da non chiedere altro se non ciò che Lui vuole; e da non cercare altro se non la volontà di Dio. Quando era già molto ammalata, santa Zelia scrive così alla figlia Paolina: “Non ti preoccupare per me: non mi tormento affatto, e rimetto tutto nelle mani di Dio” (LF 211). È questa fede che oggi vogliamo chiedere per diventare sempre più protagonisti della storia di Dio.
Meditazione di Papa Francesco
Strada facendo
La «strada giusta» si chiama Gesù e per il cristiano il cammino della vita è fatto «un po’ di croce e un po’ di risurrezione». Ma sulla strada c’è chi si ferma come «una mummia spirituale», chi sbaglia direzione e si intestardisce, chi passa l’esistenza girando a vuoto e chi si fa sedurre dalle bellezze mondane.
Il passo evangelico di Giovanni proposto dalla liturgia (14, 6-14) «è parte di quel lungo discorso di Gesù nella ultima cena, il discorso del congedo: lui si congeda prima di andare alla passione». E dice agli apostoli: «Io non vi lascerò orfani; io non vi lascerò soli; io vado a prepararvi un posto». Inoltre, nei «due versetti prima di questo passo che abbiamo ascoltato» si legge: «Dove io vado, voi conoscete la via». Così Tommaso risponde: «Ma, Signore, noi non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?». A questo punto inizia il passo evangelico della liturgia del giorno, con Gesù che dice a Tommaso: «Io sono la via». È «la risposta all’angoscia, alla tristezza, alla tristezza dei discepoli per questo congedo di Gesù: loro non capivano tanto, ma erano tristi per questo». Per questo Gesù dice a Tommaso: «Io sono la via».
Questa espressione di Gesù «ci fa pensare alla vita cristiana», che «è un cammino: incominciamo col battesimo a camminare e cammino, cammino, cammino». Si può dire che la vita cristiana «è una strada e la strada giusta è Gesù». Tanto che lui stesso ha detto: «Io sono la via». Dunque, «per camminare bene nella vita cristiana la strada è Gesù».
Ma «ci sono parecchi modi di camminare». C’è «prima di tutto quello che non cammina. Un cristiano che non cammina, che non fa strada, è un cristiano “non cristiano”, per così dire: è un cristiano un po’ paganizzato, sta lì, sta fermo immobile, non va avanti nella vita cristiana, non fa fiorire le beatitudini nella sua vita, non fa le opere di misericordia, è fermo». Di più, «scusatemi la parola, ma è come fosse una “mummia”, lì, una “mummia spirituale”». E «ci sono cristiani che sono “mummie spirituali”, fermi lì: non fanno del male, ma non fanno del bene». Però questo modo di essere «non darà frutto: non è un cristiano fecondo perché non cammina».
Poi ci sono alcuni che «camminano e sbagliano strada». Ma «anche noi tante volte sbagliamo strada». È «lo stesso Signore che viene e che ci aiuta, non è una tragedia sbagliare strada». Infatti «la tragedia è essere testardo e dire: “questa è la strada”, e non lasciare che la voce del Signore ci dica: “Questa non è la strada, torna, torna indietro e riprendi la vera strada”». Bisogna «riprendere la strada quando ci accorgiamo degli errori, degli sbagli che noi facciamo» e «non essere testardi e andare sempre per la strada sbagliata, perché questo ci allontana da Gesù, perché lui è la strada e non la strada sbagliata».
Ancora «ci sono altri che camminano ma non sanno dove vanno: sono erranti nella vita cristiana, vagabondi». Tanto che «la loro vita è girare, di qua e di là, e perdono così la bellezza di avvicinarsi a Gesù nella vita di Gesù». Insomma, «perdono la strada perché girano e tante volte questo girare, girare errante, li porta a una vita senza uscita: il girare troppo si trasforma in labirinto e poi non sanno come uscire». Così, alla fine, «quella chiamata di Gesù l’hanno persa, non hanno bussola per uscire e girano, girano, cercano».
Poi «ci sono altri che nel cammino vengono sedotti da una bellezza, da una cosa, e si fermano a metà strada, affascinati da quello che vedono, da quella idea, da quella proposta, da quel paesaggio, e si fermano». Ma «la vita cristiana non è un fascino: è una verità. È Gesù Cristo». E «santa Teresa d’Avila diceva, parlando di questo cammino: “Noi camminiamo per arrivare all’incontro con Gesù”»: proprio «come una persona che cammina per arrivare a un posto, non si ferma perché le piace quell’albergo, perché le piace il paesaggio, ma va avanti, avanti, avanti». Ma «nella vita cristiana» va bene «fermarsi, guardando le cose che mi piacciano, le bellezze — ci sono le bellezze e bisogna guardarle, perché le ha fatte Dio — ma non fermarsi». Si deve «continuare la vita cristiana». Perciò bisogna fare in modo «che una cosa bella, una cosa tranquilla, una vita tranquilla non mi affascini per fermarmi». E così ci sono «tante modalità di non fare il giusto cammino», perché «il giusto cammino, la giusta via è Gesù».
«Noi possiamo domandarci oggi, ognuno di noi: Il mio cammino cristiano, che ho iniziato nel battesimo, come va? È fermo? Ha sbagliato strada? Sono in giro continuamente e non so dove andare spiritualmente? Mi fermo davanti alle cose che mi piacciono: la mondanità, la vanità — tante cose, no? — o vado sempre avanti, facendo concrete le beatitudini e le opere di misericordia?». E «fa bene domandarsi questo: è un vero esame di coscienza!». In sostanza: «Come cammino? Seguo Gesù?».
E «come seguire Gesù ce lo ha detto Paolo nella prima lettura: “Ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto, che è Gesù. Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai dodici”». Ecco, «seguire Gesù è essere convinto di questo, la via di Gesù è questa: sempre c’è un po’ di croce e un po’ di risurrezione». Ma «questa è la vita» e «quando Gesù dice a Tommaso: “Io sono la via”, gli dice questo». Perciò «questo è il cammino e questo è il cammino cristiano: la via di Gesù è tanto piena di consolazioni, di gloria e anche di croce, ma sempre con pace nell’anima»…
3 maggio 2016