Fede e Spiritualità
Il Risorto è il cuore di ogni realtà
La grande battaglia storica
Nella Pasqua di quest’anno noi prendiamo coscienza, più che in altri anni, della distanza che ci sembra intercorrere tra il grido di gioia pasquale che proclama «Cristo è risorto dai morti, a tutti ha donato la vita» e le notizie dolorose di guerra, di profughi, di fame e di disperazione che ci raggiungono a ogni momento.
Ma proprio per questo, più che in altri anni, sentiamo di aver bisogno di un annuncio che, confrontandosi con la morte, ci dica che la morte non è l’ultimo traguardo dell’esistenza. La risurrezione del Crocifisso ha infatti un significato e una forza che valgono per tutta l’umanità e per il cosmo intero; è come un seme gettato nell’oscurità della terra, che misteriosamente cresce e dà frutto. Con il Risorto è iniziata una grande battaglia storica tra la vita e la morte, tra speranza e disperazione, tra rassegnazione al peggio e lotta per il meglio, una battaglia che non avrà tregua fino alla sconfitta definitiva di tutte le potenze dell’odio e della distruzione.
E noi siamo cristiani perché crediamo che Gesù è risorto da morte, è vivo, è in mezzo a noi, è presente nella storia, è sorgente di vita nuova, primizia della nostra partecipazione alla natura divina e, quindi, garante della dignità umana in ogni occasione e contro ogni evidenza del male.
Giustamente san Gregorio di Nissa, in un’omelia di Pasqua, affermava: «È apparsa un’altra generazione, un’altra vita, un’altra maniera di vivere, un cambio della nostra stessa natura».
Davvero il Risorto è l’orizzonte necessario di tutto ciò de , siamo e facciamo, il cuore di ogni realtà, il segno di un,i scossa a favore dell’uomo, che non deve fermarsi di fronte a nessun ostacolo.
Le tre letture di questa solennissima domenica di Pasqua che abbiamo ascoltato, ci aprono appunto orizzonti di cui abbiamo un immenso bisogno. La prima (At 1,1-8) ci dice come fu
superata l’amarezza per la morte ingiusta subita da Gesù; la seconda (1Cor 15,3-10) è una confessione di fede da parte di Paolo sul Signore risorto; la terza (Gv 20,11-18) ci ricorda l’incontro di Gesù con Maria di Magdala immersa in un pianto sconsolato.
«Parlando del Regno di Dio»
Il testo tratto dal libro degli Atti degli apostoli, racconta che Gesù, dopo la sua passione e morte «si mostrò vivo apparendo agli apostoli per 40 giorni e parlando del regno di Dio», del regno del Padre. Ne aveva parlato moltissime volte durante la sua vita terrena per lo più attraverso le parabole — il regno di Dio è come un granellino di senapa… come il lievito nella pasta —, a indicare che il Regno inizia con la segreta e misteriosa effusione della vita di Dio nel cuore e dal cuore dei credenti.
Ora che è risorto, Gesù riprende il tema spiegando ai suoi come dovranno vivere per annunciare e testimoniare il regno del Padre anche in un mondo segnato dall’odio e dai conflitti.
Poi, in risposta alla domanda degli apostoli sul tempo della ricostruzione del regno di Israele, Gesù risponde che il Padre ha riservato alla sua scelta i tempi e i momenti. È un forte invito a fidarci totalmente di quel Padre che, risuscitando Gesù dai morti, ci ha dato la sua vita nel
tempo e per l’eternità. I tempi degli uomini sono pieni di ansia e di paura; i tempi di Dio appaiono lenti, ma sono certi e pieni di promesse sincere.
Il Padre mio e Padre vostro
Sulla figura di Maria di Magdala, che piange perché non trova il corpo morto del suo Signore e lo cerca con accanimento dove non può essere, abbiamo riflettuto tante volte.
Maria è ciascuno di noi: di fronte al dolore, alle tragedie delle guerre siamo sfiduciati, scoraggiati, senza speranza, pensando specialmente ai più deboli e piangendo per loro; di fatto, piangiamo perché incapaci di vedere i segni del Risorto intorno a noi, perché non vediamo una via d’uscita dalle nostre angosce, dalle nostre inquietudini, dalle nostre disperazioni.
E Gesù si avvicina alla donna con infinita tenerezza: la chiama per nome, ricrea in lei la fede e la speranza, purifica la sua ricerca amorevole. Ma, soprattutto, le rivela che il Padre — cui si era sempre riferito come «mio» — è anche «Padre vostro», nostro, e che noi siamo fratelli di Gesù e tra noi: «Va’ dai miei fratelli».
Con la risurrezione di Cristo, la nostra relazione con Dio creatore e Signore è trasformata nella relazione filiale che è propria a Gesù, il Figlio.
Così, risollevata, illuminata, confortata, Maria di Magdala corre ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!».
La gioia dell’incontro
Come vorrei che questo grido di gioia sorgiva, scoppiato dal cuore della donna, fosse oggi il grido di tutti noi che stiamo celebrando l’evento della risurrezione, il grido di tutte le nostre comunità, di tutta la Chiesa, di tutta l’umanità! Come vorrei che la Pasqua costituisse per noi un nuovo esodo dalla nostra condizione di fragilità e di peccato verso la condizione di figli che è la nostra vocazione, il nostro destino, la vocazione e il destino di tutti gli uomini! Come vorrei che la nostra fede non si stancasse mai di essere sorpresa, stupefatta, entusiasta e si traducesse in speranza coraggiosa e vibrante!
Il Risorto è presente nella nostra vita ogni volta che ripetiamo i suoi gesti, le sue parole, le sue azioni; ogni volta che viviamo gli atteggiamenti evangelici. Il Risorto è presente in questa
Eucaristia; è nei nostri cuori mossi dalla forza dello Spirito. La nostra esistenza quotidiana ha già, nella sua modestia e quasi nella sua insignificanza, i segni della risurrezione.
E il Risorto sostiene anche con la sua grazia gli operatori di giustizia e di pace, tutti coloro che si sforzano di andare al di là delle armi, che si impegnano negli aiuti umanitari e invocano con sincerità la pace; tutti coloro che si rendono presenti in tanti luoghi dove permane la guerra, per compiere gesti di solidarietà e di amicizia. Preghiamo quindi, in questa Eucaristia, affinché tutti abbiano la forza di operare il bene e non siano vinti dalla frustrazione e dalla stanchezza.
Auguro a voi la buona Pasqua come piena rivelazione della nostra condizione di figli di Dio e di fratelli chiamati a portare nel mondo la bontà, la fraternità e la pace del Risorto. Auguro pace a tutti gli abitanti della nostra città, a tutti gli ospiti, ai fratelli e sorelle malati, ai sofferenti, ai poveri, ai carcerati, agli emarginati, ai profughi e a quanti attendono gesti di amore. Per tutti Gesù è morto sulla croce, per tutti è risuscitato e a tutti il Padre vuole dare la vita senza fine.
Mi piace concludere con una parola di sant’Agostino, che ci invita, malgrado tutto, a gioire e a cantare, pensando alla felicità piena che ci attende:
«O felice l’Alleluia di lassù!
Là loderemo Dio e qua lodiamo Dio;
ma qui negli affanni, là nella sicurezza;
qui nell’attesa della morte,
là nella certezza di vivere sempre;
qui nella speranza, là nella realtà;
qui sulla via, là nella patria.
Or dunque cantiamo, fratelli miei,
non nella dolcezza del riposo ma per alleviare la fatica…
Canta, ma cammina; va avanti nel bene, avanza nella fede,
avanza nella virtù. Canta e cammina».
Cardinale Martini
Omelia nel giorno di Pasqua
Duomo, 4 aprile 1999
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Apri i nostri occhi
Ti chiediamo, Signore,
di manifestarti a ciascuno di noi come il Signore,
che nella forza della Pasqua
ricostituisci, rianimi i tuoi,
con tutta la delicatezza della tua presenza,
con tutta la forza del tuo Spirito.
Apri i nostri occhi,
perché possiamo conoscere come tu rianimi,
ricostituisci, ricomponi la nostra realtà dispersa,
come tu sei speranza costante di riunificazione
nelle comunità, nella tua Chiesa, nella società.
Concedi a noi la grazia
di conoscere il male che ci minaccia,
le divisioni che annidano all’interno del nostro cuore,
per poter cogliere nel mattino, nell’alba,
la tua presenza,
anche nei segni semplici
con i quali tu ordinariamente ti manifesti nella tua Chiesa.
Dio dell’Esodo e della salvezza,
che ti sei manifestato a noi in Gesù tuo Figlio,
aprici gli occhi
perché possiamo riconoscere la salvezza
che da questa storia e da questa Pasqua
viene nella nostra storia
e nella nostra esperienza presente,
la quale è, come ogni altra esperienza,
sottomessa alla potenza irresistibile
della Pasqua del tuo Figlio che con te vive e regna
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Card. Carlo Maria Martini
Grazie.
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