Vangelo della Settimana
Testo PDF

Lunedì > (Feria – Bianco) | Lunedì fra l’Ottava di Pasqua At 2,14.22-33 Sal 15 Mt 28,8-15: Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno. |
Martedì > (Feria – Bianco) | Martedì fra l’Ottava di Pasqua At 2,36-41 Sal 32 Gv 20,11-18: Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose. |
Mercoledì > (Feria – Bianco) | Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua At 3,1-10 Sal 104 Lc 24,13-35: Riconobbero Gesù nello spezzare il pane. |
Giovedì > (Feria – Bianco) | Giovedì fra l’Ottava di Pasqua At 3,11-26 Sal 8 Lc 24,35-48: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno. |
Venerdì > (Feria – Bianco) | Venerdì fra l’Ottava di Pasqua At 4,1-12 Sal 117 Gv 21,1-14: Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. |
Sabato > (Feria – Bianco) | Sabato fra l’Ottava di Pasqua At 4,13-21 Sal 117 Mc 16,9-15: Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo. |
Ottava di Pasqua
Commento al Vangelo di Paolo Curtaz
Lunedì fra l’Ottava di Pasqua
Mt 28,8-15: Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno
Questa giornata è tutta giocata sul filo dell’incomprensione… Le donne pensano di andare ad imbalsamare un cadavere e trovano una tomba vuota, gli apostoli, maschilisti come conviene all’epoca, non credono alla testimonianza emotiva delle donne, il sinedrio si trova davanti alla scomparsa del Nazareno e inventa un clamoroso depistaggio… Sembrano essere proprio la menzogna e la favola i temi che ritroviamo nelle reazioni di tutti alla notizia della scomparsa del Signore! E ancora oggi è così! Molti, semplicemente, pensano a Gesù come ad un personaggio mitologico e al racconto della resurrezione come ad una pia favoletta edificante. Altri immaginano complotti (in qualche modo c’entra il Vaticano, sicuramente!) e formulano ipotesi fantasiose sullo svolgimento dei fatti. Dobbiamo arrenderci all’evidenza: se la vita e la missione di Gesù, la sua passione, morte e resurrezione sono eventi storici, realmente accaduti, accogliere la testimonianza di chi li ha vissuti ci porta nella dimensione della fede. Ed è proprio su quella tomba vuota che si fonda tutta la nostra fede cattolica!
Martedì fra l’Ottava di Pasqua
Gv 20,11-18: Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose
Possiamo essere talmente accecati dal dolore da non riuscire a riconoscere la presenza del Signore che disperatamente stiamo invocando. Possiamo essere talmente fermi al venerdì santo da non riuscire a girarci, ad alzare lo sguardo per riconoscere che il crocefisso è veramente risorto. Come accade a Maria di Magdala, stordita dall’assenza del cadavere del suo Maestro: a strazio aggiunge strazio, non avendo nemmeno più un corpo da venerare. Ma sbaglia clamorosamente, la discepola. Il Signore le viene incontro e la chiama per nome. Chiamare per nome, in Israele, significa credere e conoscere profondamente la persona che si chiama. Gesù conosce bene l’affetto e il dolore di Maria e la invita ad uscire dalla sua sofferenza per convertirsi alla gioia. Anche noi, paradossalmente, possiamo dimorare nella sofferenza; non c’è che un modo per superare il dolore: non amarlo. Troppo spesso, proiettando nella sofferenza del crocefisso la nostra stessa sofferenza, siamo fermi al venerdì santo. Il tempo di Pasqua ci educa al cambiamento, ci spinge oltre, ci aiuta a cercare le cose di lassù, a risorgere con Cristo, finalmente.
Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua
Lc 24,13-35: Riconobbero Gesù nello spezzare il pane
Sono tristi, i discepoli di Emmaus. Il loro ritorno a casa è cupo e pieno di pensieri negativi. Quel noi speravamo è l’affermazione più scoraggiante dell’intero vangelo. Significa non crederci più, ammettere un fallimento, un’illusione, una sconfitta. No, Gesù non è la speranza di Israele, è stato spazzato via come altri prima di lui. Nessuna salvezza, nessuna prospettiva: anche il giusto è stato ucciso come molti. Come Maria di Magdala, anche i discepoli sono travolti dal loro dolore al punto da non riconoscere il Signore che cammina accanto a loro. Anzi: sono quasi offesi quando questo straniero dimostra di non conoscere quanto (gli) è accaduto. Quando capiremo che Dio è sempre un passo avanti! Che non si ferma alla sofferenza! Ma i discepoli devono convertire il loro cuore e il Signore li invita a rileggere quanto accaduto alla luce della fede, scrutando le Scritture. Solo davanti al gesto del pane spezzato, finalmente, lo riconoscono. Come se l’evangelista ci dicesse che solo attraverso dei segni, la Parola, il pane spezzato, possiamo oggi riconoscere il risorto, farne esperienza, vivere insieme a lui.
Giovedì fra l’Ottava di Pasqua
Lc 24,35-48: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno
I discepoli di Emmaus parlano del risorto e il risorto appare! Quando annunciamo Gesù con convinzione, quanto raccontiamo di Lui a chi ci sta accanto il Signore viene! E porta la pace. Non la pace del mondo, non la pace fatta di armistizi, non la pace che è mesta rassegnazione, ma la pace che solo il Signore ci sa donare… Ma è troppo bello per essere vero e gli apostoli dubitano: è reale Gesù, è un fantasma? Il Signore mangia con loro: è reale, è presente, è lui. Non stiamo annunciando un fantasma smarrito fra le pieghe della storia ma Gesù di Nazareth morto e risorto! È concreta la nostra fede, non si fonda su fiabe ma su fatti! Se accogliamo la presenza del Signore egli ci apre all’intelligenza delle Scritture, alla comprensione della Parola di Dio che ci permette di leggere ed interpretare il mondo e ciò che viviamo. Solo così possiamo annunciare al mondo il vangelo della presenza di Dio e diventare testimoni credibili della conversione e del perdono dei peccati che noi per primi abbiamo sperimentato. Lasciamo che il Signore risorto ancora ci stupisca e ci spalanchi la mente all’accoglienza della Parola!
Venerdì fra l’Ottava di Pasqua
Gv 21,1-14: Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce
Pietro è l’ultimo fra i discepoli a convertirsi. C’è troppo dolore nel suo cuore, è troppo fallimentare il suo percorso. Il fatto di avere rinnegato Gesù davanti ad una serva lo ha gettato nello sconforto più assoluto, Gesù è risorto, certo, ma non per lui… Torna a pescare, riprendendo quelle reti che tre anni prima aveva lasciato per iniziare la folle avventura col Signore. Gli amici di sempre lo seguono, stanno con lui per incoraggiarlo e sostenerlo. Ma, come spesso accade, al danno si aggiunge la beffa: non pesca nulla durante la notte e l’umore di tutti, ora, è nero. Ma alla fine di ogni notte infruttuosa il Signore ci aspetta, come aspetta Pietro. Quando tocchiamo il fondo, il Signore è lì che ci aspetta per farci risorgere. Chiede informazioni l’importuno curioso, i discepoli rispondono appena; poi, accade. La frase, quella frase sentita tre anni prima, nello stesso luogo: prendete il largo. Si guardano, ora, stupiti, silenziosi. Prendono il largo, le reti si gonfiano di pesci. Un nuovo segno, il segno di una pesca fruttuosa, un segno che indica una realtà inattesa: è Lui, è il Signore. Venuto apposta per Pietro, per tirarlo fuori dal baratro…
Sabato fra l’Ottava di Pasqua
Mc 16,9-15: Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo
Il vangelo di Marco si era chiuso in maniera troppo brusca, con le donne che il giorno delle resurrezione erano fuggite piene di spavento, senza dire niente a nessuno. Per questa ragione un discepolo dell’evangelista si era sentito in dovere di aggiungere qualche versetto, fornendo un riassunto delle apparizioni del risorto conosciute da tutta la comunità e aggiungendo una frase finale che è un capolavoro: i discepoli sono invitati ad andare in tutto il mondo ad annunciare il vangelo. Per farlo sono loro per primi a dover superare l’incredulità, a dover affrontare i propri dubbi… Nell’anno della fede, alla fine della settimana dell’ottava di Pasqua, la Parola ci ricorda che anche i discepoli che hanno vissuto l’esperienza della resurrezione in presa diretta devono poi scontrarsi con le proprie incertezze! Non spaventiamoci, allora, se anche noi dobbiamo fare i conti con i dubbi della nostra fede! È salutare il fatto che ci interroghiamo, necessario, però, è il fatto di renderci conto delle nostre insicurezze, approfondendo con intelligenza le verità della nostra fede. Il Signore ha bisogno di discepoli dinamici e credibili, non di mummie piene di dottrina inviolabile!