V Settimana di Quaresima
Commento sul Vangelo, di Paolo Curtaz

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Lunedì della V settimana di Quaresima 

Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62   Sal 22   Gv 8,1-11: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.

A Gesù viene intessuta una trappola straordinaria, ammettiamolo. Una donna è colta in flagrante adulterio. È il Sinedrio che l’ha condannata a morte, quando la pena di morte è riservata ai romani. Gesù si schiererà con l’oppressore? O riconoscerà il giudizio illegittimo del Sinedrio? È Mosè che ha prescritto la condanna a morte: oserà contraddire una legge divina l’anarchico falegname? La condannerà, come dice Mosè, e il padre misericordioso si ritirerà in buon ordine per lasciar spazio al Dio giudice? Una trappola splendida, non c’è che dire. Gesù si china e riflette. Fa ciò che loro non vogliono fare, compie ciò che ogni legge, ogni giudizio (anche religioso) deve fare: chinarsi, cioè piegarsi nell’umiltà e riflettere. Scrive, ora, il Nazareno. Scrive sul selciato del Tempio, sulla pietra. La legge scritta nella pietra con le parole stesse di Dio, incise a fuoco e consegnata a Mosè è stata tradita, svilita, asservita a costumi e tradizioni solo umane, piccine e meschine. Sì, questa donna ha tradito il marito. Ma il popolo di Israele ha tradito lo spirito autentico della Legge. Richiama all’essenziale, il figlio di Dio, riscrive sulla pietra la legge che gli uomini hanno adattato e stravolto.

Oppure  (anno C)
Gv 8,12-20: Io sono la luce del mondo.

Il vangelo di Giovanni è un crescendo di tensione e di incomprensione nei confronti del Maestro. Molti sostengono, a ragione, che il processo di Gesù si svolge durante la sua permanenza a Gerusalemme e che l’incontro col Sinedrio, quindi, serva solo a comunicargli la sentenza. Si sente l’odio crescente, il desiderio di metterlo in imbarazzo. Nelle ultime settimane abbiamo seguito la polemica sulla pretesa messianica di Gesù. Eppure, e questo mi emoziona, Gesù non si arrende, non fugge, non evita di mostrarsi. Intorno a lui vede persone che lo abbandonano, i devoti del tempo, i farisei, accusano Gesù di destabilizzare il loro insegnamento… chi si crede di essere? Ha a cuore l’annuncio della Parola, anche se rischia di diventare un peso da togliere, un problema da eliminare. E oggi, ancora evangelizza, proclama, urla la sua fede: è lui la luce del mondo, lui illumina, lui rischiara, e non di luce propria ma di quella luce con cui il Padre l’ha fatto diventare punto di riferimento per l’umanità. Sì, il Signore è la luce del mondo, l’unico che riesce a illuminare le nostre tenebre, impariamo da lui, anche nei momenti di fatica, a non tacere, a non nascondere la lampada sotto lo sgabello..

Martedì della V settimana di Quaresima

Nm 21,4-9   Sal 101   Gv 8,21-30: Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.

Chi è veramente Gesù? Questa domanda è cresciuta nel tempo del ministero di Gesù, fino a raggiungere la consapevolezza, da parte dei contemporanei di Gesù della pretesa messianica di Gesù. La crescente tensione che Gesù subisce è ben documentata dal vangelo di Giovanni che stiamo leggendo in questa fine di quaresima. Anche noi, come l’uditorio del Nazareno, ci chiediamo: chi è veramente quest’uomo? Nel brano di oggi Gesù vola alto, ci provoca, ci scuote: per diverse volte, riferito a se stesso, usa il nome di Dio “Io sono”. Il solo pronunciare il nome di Dio era un gravissimo reato, un abominio, un orribile peccato! Era impensabile che qualcuno, sano di mente, si attribuisse questo nome! E Gesù, per provare la sua identità profonda, chiede a chi lo ascolta di guardare le sue opere, di individuare nel suo comportamento l’opera di Dio. In questi giorni di deserto anche noi vogliamo individuare le opere del Padre nella nostra vita, vedere la sua presenza nascosta nelle pieghe della quotidianità. Se sapremo riconoscere in Gesù il vero rivelatore di Dio, con lui faremo esperienza della presenza del Padre.

Mercoledì della V settimana di Quaresima

Dn 3,14-20.46-50.91-92.95   Dn 3,52-56   Gv 8,31-42: Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

La verità ci farà liberi. Emoziona questa Parola, ci interroga, ci scuote, ci scava. La verità ci rende liberi, la verità di noi stessi, quella che ci porta a guardarci senza paura, senza timore, senza nascondere i nostri limiti e senza farli diventare dei minacciosi giganti che ci schiacciano. La verità che ci è necessaria, e che dura tutta la vita, per riconoscere i nostri difetti (congeniti, da mitigare) e i nostri peccati (quelli in cui mettiamo in gioco la nostra libertà). La verità che ci è necessaria nelle relazioni, senza diventare sfrontati o offensivi ma che sa dire ?sì? se è ?sì? e ?no? quando è ?no?, senza temere, senza falsi buonismi, senza compromessi che ledono il vangelo o la dignità delle persone. La verità che ci è necessaria nei rapporti col nostro mondo ipocrita che definisce l’aborto ?interruzione di gravidanza? e l’eutanasia ?dolce morte?. La verità che è necessaria nei nostri rapporti di Chiesa troppo spesso mondanizzata, troppe volte seduta sulle proprie presunte certezze e che non brucia per l’amore del fratello, una verità che è faticosa. La verità ci rende liberi. Ma ci crediamo?

Giovedì della V settimana di Quaresima

Gen 17,3-9   Sal 104   Gv 8,51-59: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno.

La misura è ormai colma, la sentenza di morte è scritta. Gesù si prende per Dio, attribuisce a se stesso l’impronunciabile nome scoperto da Mosè sull’Oreb. Se Dio è io sono colui che è, o meglio potremmo tradurre io sono colui che è presente, allora davvero Gesù è la manifestazione piena e definitiva di questa presenza misteriosa, il volto di Dio, Dio diventato uomo per raccontarsi. Il cammino di Quaresima ci porta fino a questo punto, fino all’essenziale della fede: Gesù pretende di essere il vero volto di Dio. Possiamo accogliere questa novità sconcertante, sapendo che la manifestazione definitiva di Gesù sarà la sua morte in croce, vera e propria ostensione del Padre, oppure prendere le pietre per lapidarlo, come ancora molti fanno, oggi. Il Padre rivela la sua gloria nei gesti di tenerezza e di benevolenza del figlio, stupiamocene ancora, nella concretezza del quotidiano. Meditando la sua Parola, vedendo i segni della sua presenza nei fratelli che ci stanno intorno, camminando per strada e odorando la primavera, facendo memoria delle tante cose che abbiamo scoperto grazie al vangelo, diamo gloria al Padre per mezzo di Gesù…

Venerdì della V settimana di Quaresima

Ger 20,10-13   Sal 17   Gv 10,31-42: Cercavano di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

Non bastano le parole, siamo d’accordo. Tutti possiamo raccontare un sacco di belle cose, fare un sacco di grandi teorie, d’accordo. Ci vogliono i fatti. Quante volte incontriamo delle persone che, alla prova dei fatti, cadono clamorosamente. Quante persone si allontanano dalla fede a causa dell’incoerenza di noi discepoli che non riusciamo a vivere le cose che diciamo! Gesù, invece, indica le proprie opere per confermare le sue parole. E la folla gli crede, senza paura, senza ulteriori obiezioni, come invece fanno i sapienti, i religiosi, i dottori della legge. Non parliamo dei miracoli, ovviamente, pochi e tenuti perlopiù nascosti alla folla. Parliamo del grande miracolo della presenza di Dio nella vita quotidiana del maestro di Nazareth, nel suo modo di avvicinare le persone, di condurle verso il Padre, di interpretare la Legge, di condividere i suoi sogni con la comunità dei discepoli. Tutto è in sintonia, tutto è proporzionato alle sue parole. E un ultimo gesto, assurdo, folle, esagerato, la sua morte in croce, rivelerà a tutti gli uomini la verità della sua predicazione. La croce sarà il grande evento che mostrerà ad ogni uomo la verità della sua predicazione.

Sabato della V settimana di Quaresima

Ez 37,21-28   Ger 31,10-13   Gv 11,45-56: Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.

Il segno della resurrezione di Lazzaro è insostenibile. In tutta Gerusalemme non si parla d’altro: Lazzaro passeggia per le strade, tutti lo hanno visto irrigidito nella morsa della morte. Com’è possibile continuare in questo modo? Il Sinedrio decreta la morte di Gesù (e di Lazzaro), il problema va risolto alla radice, senza indugiare ulteriormente! E Caifa’, il temuto sommo sacerdote, fa un’affermazione sconcertante: se Gesù continua con la sua predicazione, certamente verranno i romani a sedare le sommosse. Ora che il tempio funziona non bisogna scomodare Roma, e risolvere le cose fra ebrei. Gesù è pericoloso, suscita attese, smuove le folle, bisogna eliminarlo. Il ragionamento non fa un grinza, ed è perentorio: è meglio che un uomo solo muoia per tutti. E, senza saperlo, Caifa dice il vero: davvero Gesù morirà per tutto il popolo. Giovanni afferma che Caifa’, senza saperlo, sta profetizzando. È una persona squallida, un violento arrivista, un uomo spregiudicato e folle. Eppure dice il vero. Come se l’evangelista dicesse che il ruolo del Sommo sacerdote travalica la sua piccineria. Il sacerdote profetizza con verità, nonostante Caifa.