Il Salvatore, El GrecoChi vive ed assimila diverse culture rifonde tutto ciò che ha appreso e lo rielabora secondo una ispirazione e una tecnica personale. Così El Greco (Domenikos Theokopoulos), vissuto tra il Cinquecento e il Seicento, può sembrare un visionario.

E se lo fosse, alla maniera della Apocalisse? Anche la sua visione in un certo senso si farebbe “rivelazione”…

Nel “Salvatore” (1610-1614), custodito nella Cattedrale di Toledo – una delle sue ultime opere – l’artista si sorprende e ci sorprende con la figura di Cristo “avvolto di luce”, nel fulgore della risurrezione.

Questo è un pittore che appartiene al gruppo di coloro che frequentano la notte. Per capirlo, dobbiamo fare anche noi in un certo qual modo le sue esperienze.

Quando al tramonto viene meno la luce materiale del giorno, tutto tende a svanire e perde consistenza: sfumano i contorni, si sbiadiscono i colori.

Ma nel frattempo si diffonde dal di dentro un’altra luce, con altre frequenze. Se la luce esterna alle volte ci abbaglia, spesso ci distrae, qualche volta è perfino insolente o ci illude, ma sempre ci affascina, quella interna raccoglie il meglio di sé nel silenzio della propria interiorità.

Così le figure di El Greco vibrano per la luce che le affusola, talvolta le scarnifica, sempre le illumina.

E vibrano di colori nuovi, come a mostrare la bellezza della carne risorta.

Sono ormai uscite dalle sgrinfie della morte, che nei loro confronti ha perso tutto il suo potere…

Eccolo il Risorto venirci incontro da dentro, come se venisse su dall’anima.

Ha la forma della spirale, arde – come il roveto di Mosè – ma non si consuma.

Ti guarda come per dirti: “Io sono la vita. Nei miei occhi c’è la bellezza del lago, la dolcezza di mia madre, i visi della gente, alcuni curiosi, altri estasiati, altri diffidenti, perfino nemici… Mi sentivo morire dentro; morivo in croce, ma anche per il dolore di lasciare tutto e per la cattiveria degli uomini… Vieni anche tu con me…

Entra nello stesso fuoco d’amore… Vivi intensamente la vita che ti è data… Vivi il tempo a tua disposizione con umiltà, dolcezza e generosità…”

Proviamo a chiudere gli occhi, come ha fatto il pittore. Al momento tutto sembra buio; è come se fossimo entrati nella notte (quanti santi hanno attraversato “la notte oscura dello spirito”!).

Ma poi, adagio adagio, le cose riprendono forma: ritorna la vita, accesa al fuoco dell’amore di Dio.