
Il non pensare
di Giovanni Allevi, pianista
A volte l’esperienza ci mostra come il vivere intensamente corrisponda a un momentaneo abbandono della nostra facoltà di classificare, controllare, giudicare, cioè di pensare.
Vivere la vita o scriverla, esserne partecipe o pensarla: queste sono alternative esistenziali con cui gli artisti e i filosofi fanno i conti tutti i giorni.
Ma il segreto è non pensare.
Il pianista cerca i suoni e per farlo deve anche non pensare. Ogni suo calcolo infinitesimale precede e segue l’esecuzione, nella fase di studio, memorizzazione e prova, nella razionale gestione del tempo che ha a disposizione, nella comprensione del testo che è adagiato sul leggio. Ma quando è abbandonato alla dolce carezza dei tasti, sperimenta la solitudine totale ed è in grado di trascinare l’ascoltatore nella dimensione del non pensare, del silenzio, del recupero di sé. Egli stesso si rende conto che il concerto è passato in un attimo e se ne meraviglia: per un piccolo arco di tempo ha bevuto al nettare della vita e ne è stato talmente inebriato da non ricordare nulla, così come chiunque altro che fa con passione i gesti che ama.
Il non pensare è legato a ogni tipo di ritualità, alla ripetizione di gesti o parole che aiutano ognuno di noi a uscire dalla gabbia grigia e fredda del pensiero.
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