Stati Uniti
La politica migratoria negli Stati Uniti. Se ogni famiglia è sacra

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La scena è quella tradizionale della Natività: la vergine Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù. Soltanto che le statuette di questo presepe “fuori stagione” sono ingabbiate, circondate da una recinzione metallica che tanto ricorda il carcere e quelle celle di detenzione in cui sono rinchiuse le migliaia di famiglie di immigrati arrivate illegalmente dal Messico. Accade a Indianapolis, capitale dell’Indiana, nel cortile della cattedrale episcopaliana, segno esplicito del sentimento di contrarietà alla politica della tolleranza zero verso gli immigrati che sta suscitando enorme commozione e sdegno nelle comunità cristiane statunitensi.

Every family is holy – Cada familia es sagrada (Ogni famiglia è sacra) è scritto sullo striscione che accompagna l’iniziativa, la cui immagine anche grazie ai social sta facendo in breve il giro del mondo. «La sacra Scrittura è chiara su come dovremmo trattare le persone che cercano  di trovare sicurezza per le loro famiglie: dobbiamo mostrare misericordia e dargli il benvenuto», ha detto il reverendo Stephen Carlsen, decano e rettore della cattedrale, il quale ha sottolineato proprio la somiglianza di Gesù, Maria e Giuseppe con la condizione degli immigrati che arrivano ai confini degli Stati Uniti: la santa famiglia «non ha avuto casa e fuggiva dal pericolo chiedendo asilo». Per questo, ha aggiunto, «le persone di buona volontà e di fede non dovrebbero permettere che questo continui. Non dobbiamo dividerci per etnia, lingua o cultura, ma aiutare e curare il nostro prossimo, perché ogni famiglia è sacra».
Non ha voluto invece telecamere o fotografi la delegazione di vescovi cattolici, guidata dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale arcivescovo di Galveston-Houston Daniel N. DiNardo, che pochi giorni fa si è recata al confine con il Messico, nella diocesi di Brownsville, all’estremità meridionale del Texas, per testimoniare solidarietà agli immigrati e ribadire la contrarietà della comunità cattolica alla politica della tolleranza zero. Per due giorni i sei presuli hanno ascoltato testimonianze e fatto domande, per toccare di persona i drammi e le speranze dei migranti. «Una visita pastorale e di preghiera», l’ha definita il cardinale DiNardo, durante la conferenza stampa a conclusione del viaggio.

«Abbiamo parlato con tanti bambini, li abbiamo incoraggiati ad aiutarsi ma serve riunirli alla loro famiglia, un lavoro che è già cominciato e che la Chiesa intende sostenere in tutti i modi», ha detto l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez. In questa prospettiva l’episcopato, ha affermato ancora DiNardo, offre l’aiuto delle associazioni caritative cattoliche per trovare soluzioni alternative alla carcerazione: «Non voglio dare consigli al Congresso e al presidente, ma voglio offrirgli collaborazione nell’individuare risposte che siano economicamente convenienti e non accentuino le sofferenze. La nostra è una nazione compassionevole e noi possiamo davvero fare molto meglio». Anche perché, ha aggiunto, «se si lavora insieme si troveranno soluzioni che proteggeranno i confini e si prenderanno cura delle persone. Il nostro sistema migratorio si è infranto e va riformato».

L’Osservatore Romano , 4-5 luglio 2018