Marko Ivan Rupnik:
l’arte come preghiera
Possiamo concludere questa ricognizione (sulle Madonne dei nostri tempi) con il grande mosaico absidale della cappella della Pontificia Università “Auxilium” delle suore salesiane a Roma, dove Marko Ivan Rupnik ha realizzato una rappresentazione delle nozze di Cana, che nella sua composizione evidenzia quel contributo femminile alla redenzione apportato da Maria da cui siamo partiti. Rupnik, artista sloveno, studia all’Accademia delle Belle Arti di Roma, entra nella Compagnia di Gesù e poi, nel 1985, diventa sacerdote, e organizza l’Atelier dell’arte del Centro Aletti del Pontificio Istituto Orientale per recuperare gli stilemi dell’arte bizantina ripresi dalla tradizione figurativa ortodossa. È sua la decorazione della Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, che l’artista ricopre interamente di mosaici, pieni di luce e di colore.
Il mosaico Le nozze di Cana rappresenta da un lato Maria con un servo che riempie gli otri d’acqua e di fronte il Cristo crocifisso, in mezzo gli sposi. L’artista stesso commenta la sua opera: «Le nozze sono, in tutta l’interpretazione giudaica e poi cristiana, il simbolo dell’alleanza tra Dio e l’uomo… Il servo ubbidisce, ma di fatto solo nella Vergine la sua ubbidienza acquista vita. La giara, infatti, che ha nelle sue mani coincide con il ventre della Madre di Dio… Gesù non è seduto a tavola, ma sta sulla Croce, vestito in bianco per indicare il sacrificio (il bianco è lo Spirito), con gli occhi fissi sull’altare, dove si incontra con lo sguardo di Maria… Allora il Cristo è il vero Sposo e la sua Sposa è rappresentata da Maria, che simboleggia la Chiesa… Dunque la nuova generazione di questo nuovo sposo siamo noi che celebriamo lì la nostra salvezza…».
In Rupnik, come nella tradizione orientale, l’arte in un certo qual modo diventa liturgia, l’artista non vuole solo rappresentare oggettualmente la scena che ha in mente, ma vuole coinvolgere la soggettività dello spettatore. Non è più l’arte per l’arte, ma è l’arte come preghiera. L’avere introdotto in Vaticano una cappella mosaicata da Rupnik accanto a tutte le altre cappelle, dalla Niccolina (Beato Angelico) alla Sistina (Michelangelo), che rappresentano il vertice della cultura occidentale, ha significato per Giovanni Paolo II l’inizio di una Chiesa che respira “con due polmoni” almeno sul piano della cultura.
Madonne dei nostri tempi
di Piero Viotto
