“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Una parola, un granello di sale al giorno per dare sapore alla tua giornata.


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11. Humilitas, la condizione dei poveri
Nell’uso della Scrittura humiliare significa “abbassare” e “annientare”; perciò in vari passi della Scrittura i cristiani sono chiamati pauperes, afflicti, humiliati, gente povera, da nulla, disprezzata, come nel Salmo CXV: “Io ero quasi annientato”, o “abbassato”. Humilitas non significa dunque altro che una condizione spregevole; meschina, bassa è la condizione dei poveri, degli infermi, degli affamati, degli assetati, dei prigionieri, dei sofferenti e dei moribondi; come Giobbe nella tentazione in cui venne a trovarsi, come Davide quando fu cacciato dal regno, come Cristo e tutti i cristiani nelle loro afflizioni. Queste sono le profondità, a proposito delle quali sopra è detto che gli occhi di Dio vedono soltanto i luoghi profondi mentre gli occhi dell’uomo vedono soltanto le cose alte, cioè soltanto ciò che è onorato, appariscente e magnifico. Perciò, nella Scrittura, Gerusalemme è detta un luogo sotto lo sguardo di Dio, stando a significare che la cristianità giace nei luoghi profondi ed è misera al cospetto del mondo, e perciò Dio riguarda a lei ed ha costantemente il suo sguardo su lei, come è detto nel Salmo XXXI: “Io avrò costantemente gli occhi su te”. Anche san Paolo, in 1° Corinzi, 1, dice: “ Dio sceglie le cose pazze del mondo per svergognare i savi secondo il mondo; e sceglie le cose deboli e insufficienti del mondo per svergognare le forti e potenti; egli sceglie ciò che è nulla secondo il mondo per ridurre al niente le cose che per il mondo sono qualcosa”; e così manifesta la pazzia del mondo con tutta la sua sapienza e potenza, e dona un’altra sapienza e potenza.
Siccome Egli suole considerare nei luoghi profondi quanto v’è di meschino, ho tradotto la parola humilitas con “bassezza” o “cosa meschina”, poiché questo è il pensiero di Maria: Dio ha riguardato a me ancella povera, disprezzata, meschina, mentre avrebbe ben trovato regine ricche, nobili, potenti, figlie di prìncipi e di grandi signori. Avrebbe potuto trovare la figlia di Hanna o di Caiafa che erano i principali nel paese, invece ha posato su me il suo sguardo di pura bontà e si è servito di una povera, disprezzata fanciulla, affinché nessuno nel suo cospetto si vantasse di essere stato o di essere degno di tale onore, e io pure devo confessare che sono stata scelta per un atto di pura grazia e bontà e non mai per mio merito o dignità. (…)


dal Commento al Magnificat di Martin Luther, in italiano Martin Lutero (1483 1546), teologo tedesco e iniziatore della riforma protestante. Il suo Commento al Magnificat, scritto nel 1520, è particolarmente noto ed ha subito delle riletture dopo il Concilio Vaticano II. Oltre il suo interesse mariologico, l’opera testimonia l’intensa spiritualità di Lutero e il suo modo radicalmente nuovo di fare teologia.