“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Una parola, un granello di sale al giorno per dare sapore alla tua giornata.


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7. “E LO SPIRITO MIO GIOISCE IN DIO, MIO SALVATORE”.
(…) Ella comincia ordinatamente a chiamare Dio suo Signore prima che suo Salvatore, e suo Salvatore prima di annoverare le sue opere. Ci insegna in tal modo che dobbiamo semplicemente amare e lodare Iddio come si conviene, senza cercare in lui il nostro interesse. Ma ama e loda Iddio semplicemente come si conviene, colui che lo ama soltanto perché è buono e considera soltanto la sua pura bontà, e in essa sola trova il suo piacere e la sua gioia. Questo è un elevato, puro, nobile modo di amare e di lodare che ben si addice ad uno spirito alto, nobile qual è questa vergine.
Coloro che amano con spirito impuro e pervertito, e come egoisti religiosi non cercano in Dio che il loro proprio interesse, non lodano ed amano unicamente la sua pura bontà, ma pensano a se stessi e considerano soltanto in che misura Dio sia buono verso di loro, cioè fino a che punto egli mostri loro sensibilmente la sua bontà e faccia loro del bene; e lo apprezzano, sono lieti, cantano a lui e lo lodano finché dura questa loro impressione.
Ma quando Dio si nasconde e ritrae lo splendore della sua bontà, sì che essi rimangono nudi e miseri, allora svaniscono anche il loro amore e la loro lode, e non sanno più amare e lodare la pura, impercettibile bontà nascosta in Dio, per cui dimostrano che non era il loro spirito che esultava in Dio Salvatore, non avevano vero amore e vera lode per la pura bontà, ma si rallegravano più della salvezza che del Salvatore, più dei doni che del Donatore, più della creatura che di Dio.


dal Commento al Magnificat di Martin Luther, in italiano Martin Lutero (1483 1546), teologo tedesco e iniziatore della riforma protestante. Il suo Commento al Magnificat, scritto nel 1520, è particolarmente noto ed ha subito delle riletture dopo il Concilio Vaticano II. Oltre il suo interesse mariologico, l’opera testimonia l’intensa spiritualità di Lutero e il suo modo radicalmente nuovo di fare teologia.