“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Un granello di sale quotidiano per dare sapore alla tua giornata.


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L’umiltà è una virtù, non una neurosi.
Ci rende liberi di agire virtuosamente, di servire Iddio, e di conoscerlo. Quindi la vera umiltà non può mai proibirci un’azione davvero virtuosa e non può neppure impedirci di completare noi stessi compiendo la volontà di Dio.
L’umiltà ci rende liberi di fare ciò che è veramente buono, mostrandoci le nostre illusioni e distogliendo il nostro volere da ciò che è un bene soltanto apparente.
Una umiltà che agghiaccia il nostro essere e frustra ogni sana forma di attività non è affatto umiltà, ma solo una forma di orgoglio travestito che sovverte le radici della vita spirituale e ci rende impossibile il darci a Dio.
Signore, Tu ci hai insegnato ad amare l’umiltà, ma non lo abbiamo imparato. Abbiamo imparato soltanto ad amare l’apparenza esteriore dell’umiltà — quell’umiltà che rende simpatici e attraenti. Talvolta ci soffermiamo a riflettere su queste qualità, e spesso pretendiamo di possederle e di averle acquistate con «la pratica dell’umiltà».
Se fossimo veramente umili, conosceremmo fino a qual punto siamo bugiardi!
Insegnami a sopportare una umiltà che mi mostri incessantemente che sono un bugiardo ed un mentitore e che, pur essendo tale, ho l’obbligo di lottare per giungere alla verità, per essere quanto più posso sincero, anche se troverò inevitabilmente che tutta la mia verità è avvelenata dall’inganno. Ecco il terribile dell’umiltà: non ha mai pieno successo. Se fosse almeno possibile essere davvero umili su questa terra. Ma no, ecco il guaio. Tu, o Signore, sei stato umile. Ma la nostra umiltà consiste nell’essere orgogliosi e nel saperlo bene, e nell’essere schiacciati da questo peso insopportabile e nel poter fare tanto poco per liberarcene. (…)
No — non è alla disperazione che Tu mi porti, ma all’umiltà. Perché l’umiltà vera è in certo senso una reale disperazione: dispero di me stesso per pater porre soltanto in Te tutta la mia speranza.
Chi può sopportare di cadere in una tale oscurità?


Thomas Merton

da “Pensieri nella solitudine” di Thomas Merton (1915-1968),
trappista americano, maestro spirituale molto stimato,
ritenuto tra i più grandi scrittori spirituali del XX secolo.