“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Un granello di sale quotidiano per dare sapore alla tua giornata.


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Meditare vuol dire pensare. Eppure una buona meditazione è molto più che ragionare o pensare. Molto più che degli «affetti», molto più che una serie di «atti» per cui si passa.
Nella preghiera meditativa si pensa e si parla non soltanto con la mente e con le labbra, ma in certo senso con tutto il proprio essere. La preghiera non è quindi esattamente una serie di parole, o un seguito di desideri che nascono nel cuore — è il volgere a Dio nel silenzio, nell’attenzione e nell’adorazione, il corpo, la mente e lo spirito. Ogni buona meditazione è una conversione di tutto il nostro essere a Dio.
Non si può quindi entrare nella meditazione, intesa in questo senso, senza una specie di slancio interiore. Per slancio non intendo qualche cosa che turbi, ma un interrompere la solita routine, un liberare il cuore dalle cure e dalle preoccupazioni della vita di ogni giorno. La ragione per la quale tanta poca gente si applica davvero all’orazione mentale è precisamente perché ci vuole questo slancio interiore, e di solito non si è capaci di compiere lo sforzo che esso richiede. Può darsi che si manchi di generosità, o anche di guida e di esperienza, e si va avanti per una strada sbagliata. Ci si turba, ci si mette in agitazione con sforzi violenti per raggiungere il raccoglimento e si va a finire in una specie di incapacità. Dopo di che, ci si accontenta di una serie di routines che aiutano a passare il tempo, o ci si rilassa in uno stato di semicoma che, si spera, può essere giustificato col nome di contemplazione.
Ogni direttore spirituale sa quanto sia difficile e sottile poter determinare esattamente il punto di confine tra l’ozio interiore e i primi, impercettibili inizi della contemplazione passiva. Ma in pratica, al presente, si è detto abbastanza sulla contemplazione passiva per dare ai pigri l’opportunità di rivendicare il privilegio di «pregare non facendo nulla».
Non esiste una cosa come una preghiera nella quale «non si faccia nulla», o «non accada niente», anche se vi può essere benissimo una preghiera in cui non si sente, non si percepisce o non si pensa nulla.


Thomas Merton

da “Pensieri nella solitudine” di Thomas Merton (1915-1968),
trappista americano, maestro spirituale molto stimato,
ritenuto tra i più grandi scrittori spirituali del XX secolo.