“Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (Marco 9,50)
Un granello di sale quotidiano per dare sapore alla tua giornata.


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Pigrizia e ignavia sono due dei più grandi nemici della vita spirituale. Tanto più pericolosi degli altri quando si camuffano da «discrezione». Questa illusione non sarebbe tanto fatale se la discrezione non fosse una delle virtù .più importanti per chi conduce una vita spirituale. Difatti è proprio la discrezione che ci fa vedere la differenza che passa tra ignavia e discrezione. Se il tuo occhio è semplice… ma se la luce che è in te è tenebra…
La discrezione ci dice quel che Dio vuole da noi e quel che non vuole. Nel far ciò, ci mostra l’obbligo che abbiamo di corrispondere alle ispirazioni della grazia e di obbedire a tutte le altre indicazioni della volontà di Dio.
Pigrizia ed ignavia antepongono all’amore di Dio le nostre comodità attuali; hanno paura dell’incertezza del futuro perché non ripongono alcuna fiducia in Dio.
La discrezione ci mette in guardia contro gli sforzi vani: ma per l’ignavo qualsiasi sforzo è vano. La discrezione ci fa vedere quando uno sforzo è vano e quando invece è doveroso.
La pigrizia rifugge da ogni rischio: La discrezione evita i rischi inutili ma ci fa un obbligo di addossarci i rischi che fede e grazia di Dio esigono da noi. Perché, quando Gesù disse che il regno dei cieli si conquistava con la violenza, voleva proprio dire che ciò era possibile solo a prezzo di certi rischi.
E presto o tardi, se seguiamo Cristo, dobbiamo rischiare tutto per tutto guadagnare. Dobbiamo puntare sull’invisibile e rischiare tutto ciò che ci è dato di vedere, di provare, di sentire. Ma sappiamo che è un rischio che vale la pena di affrontare, perché non vi è nulla di più incerto del mondo che passa. Infatti «passa la figura del mondo attuale» (1Cor 7,31).
Senza coraggio non potremo mai arrivare alla vera semplicità. L’ignavia ci mantiene in uno stato di «doppiezza» — esitanti tra Dio e il mondo. In una tale esitazione non vi é fede — la fede resta semplicemente un’opinione. Non siamo mai sicuri, perché non ci abbandoniamo mai completamente all’autorità di un Dio invisibile. Questa esitazione è la morte della speranza. Non ci liberiamo mai da questi sostegni visibili che, ben lo sappiamo, un giorno ci verranno sicuramente a mancare. E questa esitazione rende impossibile la vera preghiera non si ha mai il coraggio di chiedere nulla e si dubita talmente di venire esauditi che proprio nell’atto stesso di chiedere si cerca superstiziosamente, per umana prudenza, di costruirsi una risposta di proprio gusto (cfr. Gc 1,5-8).
Che vale la preghiera se nell’atto stesso in cui preghiamo abbiamo così poca fede in Dio che ci preoccupiamo di formulare la nostra risposta alla preghiera?


Thomas Merton

da “Pensieri nella solitudine” di Thomas Merton (1915-1968),
trappista americano, maestro spirituale molto stimato,
ritenuto tra i più grandi scrittori spirituali del XX secolo.