Convegno “Africa, Continente in Cammino”,
150 del Piano di Daniele Comboni.

Convegno “Africa, Continente in Cammino”,

Il convegno “Africa, Continente in Cammino”, promosso dalla Famiglia Comboniana in occasione dei 150 del Piano di Daniele Comboni per la “Rigenerazione dell’Africa”, per tre giorni (13-15 marzo) ha portato all’attenzione aspetti importanti relativi alla vita e alle problematiche del Continente africano: migrazioni, cooperazione, solidarietà, geopolitica, interessi economici, ma anche i contributi della chiesa africana alla giustizia, alla pace, alla riconciliazione, allo sviluppo teologico. Nell’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto domenica 15 marzo, a chiusura del Convegno, il Card. Filoni ha affermato: l’Africa ha bisogno di incoraggiamento e solidarietà, non di migrazioni, di acquisto di armi e di saccheggi.

Roma (Agenzia Fides) – “In Cristo, questo amato continente del Comboni, dove volle terminare la sua vita, ha bisogno di leader politici coraggiosi e profetici, che sanno ispirarsi al Vangelo; Vescovi e sacerdoti secondo il cuore di Cristo; laici generosi e responsabili, figli devoti, che guardano alla propria terra non come luogo problematico e avaro, ma ricco del bene e della speranza che si semina e si costruisce.” Sono le parole con cui il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha concluso l’omelia della Celebrazione Eucaristica che ha presieduto domenica 15 marzo, a chiusura del Convegno “Africa, continente in cammino”.

Il Prefetto del Dicastero Missionario ha citato i due Sinodi Speciali che “hanno approfonditamente scrutato l’Africa”, nel 1994 e nel 2009, da cui scaturirono le Esortazione apostoliche “Ecclesia in Africa” e “Africae Munus”. In particolare quest’ultima ha focalizzato l’attenzione sulla necessità della riconciliazione, della promozione della pace e della giustizia, nella verità. “Parole quanto mai opportune – ha commentato il Cardinale – nel contesto di un Continente afflitto da numerose guerre, violenze e odii, specialmente a nord (Libia), e nella Regione Sub-Sahariana (Nigeria, Niger, Ciad, Cameroon, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo a nord, Sud-Sudan). E che dire delle altre guerre: l’ebola, la malaria, la dengue, l’AIDS, e le numerose malattie endemiche che colpiscono ovunque la popolazione? Poi ci sono le divisioni tribali, i saccheggi delle ricchezze naturali e minerali, la povertà di molti che contrasta con le ricchezze di pochi e la corruzione a vari livelli”.

“Africae Munus” ha richiamato l’Africa ad avere coraggio, ad alzarsi, a intraprendere il cammino. “Si tratta di un appello alla ri-generazione del Continente – ha detto il Card. Filoni -, quasi eco a quel ‘Piano per la rigenerazione dell’Africa’, che fu concepito dal Comboni nel 1864, 150 anni fa. L’idea centrale: ‘rigenerare l’Africa con l’Africa’, oggi possiamo dire è più che ‘idea’, se, come è vero, che questo Continente oggi conta circa 536 Circoscrizioni ecclesiastiche per una popolazione stimata in 1.066.140.000 abitanti, con 200 milioni di Cattolici… il sogno di Comboni, grazie all’opera di religiosi, religiose, laici, in questi 150 anni di missionarietà ha preso consistenza e realtà”. Commentando quindi le letture del giorno, il Card. Filoni ha sottolineato che l’Africa “ha bisogno di incoraggiamento e di solidarietà. Non ha bisogno di migrazioni, di acquisto di armi, di saccheggi. Ha bisogno di solidarietà: questo è il nuovo sogno!” E ha concluso: “Cristo rimane la fonte della sua rigenerazione spirituale e morale. L’Africa non deve essere un ‘problema’, come per esempio a volte pensano le società opulente occidentali, ma una terra capace di crescere e svilupparsi, e di partecipare al bene e alla vita internazionale”. (SL) (Agenzia Fides 16/03/2015)

Eucaristia a chiusura del Convegno «Africa Continente in Cammino»
Domenica, 15 marzo 2015
OMELIA del Cardinale Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Con questa Azione Liturgica si conclude il convegno “Africa. Continente in Cammino”, che per tre giorni ha portato alla nostra attenzione aspetti importanti relativi alla vita e alle problematiche di questo Continente: migrazioni, cooperazione, solidarietà, geopolitica, interessi economici, ma anche i contributi della chiesa africana alla giustizia, alla pace, alla riconciliazione, allo sviluppo teologico.

Non posso qui non ricordare che due grandi eventi ecclesiali, i Sinodi Speciali, dal Concilio in poi, hanno approfonditamente scrutato l’Africa. Il primo del 1994 “quale evento di speranza e di resurrezione, nel momento stesso in cui le vicende umane sembravano piuttosto spingere l’Africa allo scoraggiamento e alla disperazione”, come scrisse Giovanni Paolo II oggi Santo, nell’Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa. Non dimentichiamo che quelle parole vennero dette all’indomani dell’ultimo genocidio del XX secolo, quando per 100 giorni quasi un milione di persone, prevalentemente Tutsi, fu sterminato in Rwanda. Il secondo del 2009, voluto da Benedetto XVI, quando disse che “l’impegno dell’Africa per il Signore Gesù è un tesoro prezioso” nella prospettiva della “riconciliazione tra le persone e le comunità, e a promuovere per tutti la pace e la giustizia nella verità” (Africae Munus, 1). Parole quanto mai opportune nel contesto di un Continente afflitto da numerose guerre, violenze e odii, specialmente a nord (Libia), e nella Regione Sub-Sahariana (Nigeria, Niger, Ciad, Cameroon, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo a nord, Sud-Sudan). E che dire delle altre guerre: l’ebola, la malaria, la dengue, l’AIDS, e le numerose malattie endemiche che colpiscono ovunque la popolazione? Poi ci sono le divisioni tribali, i saccheggi delle ricchezze naturali e minerali, la povertà di molti che contrasta con le ricchezze di pochi e la corruzione a vari livelli.

Africae Munus richiama tutto, ma al di sopra e al di là di tutto cita Marco 10,49: Africa, “coraggio! Alzati, ti chiama il Padre celeste … Intraprendi il cammino” (AM, 173). Si tratta di un appello alla ri-generazione del Continente, quasi eco a quel “Piano per la rigenerazione dell’Africa”, che fu concepito dal Comboni nel 1864, 150 anni fa. L’idea centrale: “rigenerare l’Africa con l’Africa”, oggi possiamo dire è più che “idea”, se, come è vero, che questo Continente oggi conta circa 536 Circoscrizioni ecclesiastiche per una popolazione stimata in 1.066.140 abitanti, con 200 milioni di Cattolici, oltre 40 mila sacerdoti, più di 600 Vescovi autoctoni, circa 30 mila seminaristi maggiori, oltre 60 mila istituzioni educative dipendenti da autorità religiose, 7 mila tra ospedali, dispensari, lebbrosari, case per malati cronici. Non cito le statistiche per le statistiche, ma perché si veda che il sogno di Comboni, grazie all’opera di religiosi, religiose, laici, in questi 150 anni di missionarietà ha preso consistenza e realtà.

In verità, non era solo il sogno del Comboni, ma di Cristo stesso; secondo la prima Lettura di oggi, infatti, la visione di Isaia si realizza in Gesù e passa nella Chiesa: lo Spirito del Signore Dio è su di me, per questo mi ha consacrato; per questo mi ha mandato ai poveri, ai cuori spezzati, agli schiavi, ai prigionieri, agli afflitti; ossia, promulgare la misericordia e ungere con l’olio di letizia. Trovo queste espressioni così belle e adatte all’Africa, che ha bisogno di incoraggiamento e di solidarietà. Non ha bisogno di migrazioni, di acquisto di armi, di saccheggi. Ha bisogno di solidarietà: questo è il nuovo sogno! Mi pare che tale sogno e prospettiva sia esattamente in linea con quanto l’Apostolo Paolo dice nel brano preso dalla Lettera i Galati: “essere nuova Creatura” (Gal. 6,16). Cioè, se l’Africa è una “nuova Creatura”, a cui si deve rispetto, amore, sostegno e solidarietà, l’Africa sarà veramente terra di “pace e misericordia”. Cristo rimane la fonte della sua rigenerazione spirituale e morale. L’Africa non deve essere un “problema”, come per esempio a volte pensano le società opulente occidentali, ma una terra capace di crescere e svilupparsi, e di partecipare al bene e alla vita internazionale.

Con il Vangelo di oggi torno a pensare, però, che questa Africa abbia bisogno di un “buon Pastore”. Spiritualmente parlando, Gesù è il buon Pastore per l’Africa, perché continua a offrire la vita, tramite tanti suoi figli, africani e non, che gli vogliono bene. Cristo ne conosce la vita e le esigenze; ne indica i buoni “pascoli”; non è un “mercenario”, né un profittatore. Ha una voce di verità: “ascolteranno la mia voce”.

In Cristo, dunque, questo amato continente del Comboni, dove volle terminare la sua vita, ha bisogno di leader politici coraggiosi e profetici, che sanno ispirarsi al Vangelo; Vescovi e sacerdoti secondo il cuore di Cristo; laici generosi e responsabili – figli devoti, che guardano alla propria terra non come luogo problematico e avaro, ma ricco del bene e della speranza che si semina e si costruisce. Amen.