Parole perdute – 1

Dopo il nome, cerchiamo il volto nascosto di Gesù

Volto di Dio - Bosch_cristo_che_porta_la_croce«So che Gesù è la persona più famosa della storia», scrive Agnese, 14 anni, «tutti ne hanno parlato e tutti hanno sentito qualcosa su di lui… almeno una volta! È una figura misteriosa, la sua bontà è quasi difficile da credere, basti pensare a come ha perdonato coloro che l’hanno ucciso! È sceso sulla terra probabilmente senza sapere quanto sarebbe stato difficile far capire la verità, ma ci è riuscito. Io non ho idea di che colore siano stati i suoi capelli o i suoi occhi, ma so che ci ha voluto bene». Rileggo, in questi giorni di pausa scolastica per le feste di Pasqua, alcuni degli elaborati che i ragazzi delle prime classi hanno scritto sulla figura di Gesù e questo di Agnese, nella sua brevità, è tra i più notevoli. C’è qualcosa di poetico nell’estrema sintesi delle sue parole: questa “incoscienza” di Gesù che si incarna senza prevedere la durezza della sfida, e poi questa nostalgia di un volto che si è perduto.

È la stessa nostalgia di Borges che cita Dante: «Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile e tutti vorrebbero essere quel pellegrino (sognato nell’empireo, sotto la Rosa) che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: “Cristo Gesù, mio Dio, Dio vero, questo era, dunque, il tuo volto?”». Mi viene in mente di quando ero a San Pietroburgo in gita con una classe e una sera, passeggiando per la Prospettiva Nevskij, Eleonora della IVD mi confidò che lei Dio se lo immaginava come un uomo molto più alto degli altri, vestito come un prete, senza barba ma già un po’ anziano, e con gli occhi di un intenso blu come quelli del suo vecchio prete-professore di religione delle medie. Come immaginano Dio questi ragazzi?

Nella catechesi pubblica del 16 gennaio 2013, meno di un mese prima del suo grande gesto rivoluzionario, Benedetto XVI aveva osservato: «In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della “ricerca del volto di Dio”, il desiderio di conoscere questo volto, il desiderio di vedere Dio come è, tanto che il termine ebraico panîm, che significa “volto”, vi ricorre ben 400 volte, e 100 di queste sono riferite a Dio: 100 volte ci si riferisce a Dio, si vuol vedere il volto di Dio […] Il desiderio di conoscere Dio realmente, cioè di vedere il volto di Dio, è insito in ogni uomo, anche negli atei. E noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente chi Egli è, che cosa è, chi è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo, così vediamo le spalle e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo».

Deciso: dopo queste feste si ripartirà alla ricerca non solo delle parole, ma anche del volto perduto.

A cura di Andrea Monda
Avvenire, 30/04/2014