Mercoledì della V settimana di Quaresima
Dn 3,14-20.46-50.91-92.95   Dn 3,52-56   Gv 8,31-42: 
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Commento

di Luigi Maria Epicoco

“Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Quello che dovrebbe stare a cuore ad un cristiano non è imparare a memoria qualche informazione su Gesù Cristo, ne seguire semplicemente un sistema di valori da esso derivato. La cosa più importante nell’esperienza cristiana è imparare a “rimanere”, a “dimorare” nella Parola di Gesù. Diciamoci la verità: la mancanza di rinnovamento, di cambiamento all’interno della Chiesa e delle nostre comunità, viene certamente dalla mancata confidenza con la Parola di Dio. Se considerassimo la Parola come un grembo, noi ci entreremmo dentro e ci lasceremmo nutrire, gestare (non gestire), da Dio. Come un grembo di madre, la Parola di Gesù poco alla volta ci nutrirebbe e ci farebbe crescere, e la prova sarebbe l’aumento esponenziale della nostra libertà. Tornare a leggere e meditare la Parola di Dio potrebbe segnare l’inizio di un cambiamento epocale per la nostra vita personale e non solo. Quanto sarebbe bello obbedire a questo Vangelo magari tirando giù dai nostri scaffali il libro della Bibbia, e tornare a riaprirlo, a leggerlo, a invocare lo Spirito Santo affinchè un poco alla volta ci entriamo dentro, e impariamo a dimorarci. Conosceremmo la Verità, ed essa ci farebbe liberi. E poi sarebbe un buon modo per prendere sul serio l’indicazione che esiste qualcosa che ci possa davvero liberare senza clausole ingannevoli che troviamo scritte in piccolo sotto qualche offerta. Gesù parla chiaro, e la Verità che ci annuncia, che è la Verità di un Amore liberante, ci introduce in una libertà grande che nessuna politica, nessuna cultura, nessuna mentalità del mondo possono davvero darci. Poi ci dice anche qualcosa che non è di poco conto, e cioè che la Verità esiste, nonostante lo sport più diffuso sia quello di negare la sua esistenza e lasciarsi in balia della dittatura delle opinioni. In questo senso la Parola per un cristiano non è mai un’esperienza intellettuale ma un’esperienza esistenziale.

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di Paolo Curtaz

La verità ci farà liberi. Emoziona questa Parola, ci interroga, ci scuote, ci scava. La verità ci rende liberi, la verità di noi stessi, quella che ci porta a guardarci senza paura, senza timore, senza nascondere i nostri limiti e senza farli diventare dei minacciosi giganti che ci schiacciano. La verità che ci è necessaria, e che dura tutta la vita, per riconoscere i nostri difetti (congeniti, da mitigare) e i nostri peccati (quelli in cui mettiamo in gioco la nostra libertà). La verità che ci è necessaria nelle relazioni, senza diventare sfrontati o offensivi ma che sa dire ?sì? se è ?sì? e ?no? quando è ?no?, senza temere, senza falsi buonismi, senza compromessi che ledono il vangelo o la dignità delle persone. La verità che ci è necessaria nei rapporti col nostro mondo ipocrita che definisce l’aborto ?interruzione di gravidanza? e l’eutanasia ?dolce morte?. La verità che è necessaria nei nostri rapporti di Chiesa troppo spesso mondanizzata, troppe volte seduta sulle proprie presunte certezze e che non brucia per l’amore del fratello, una verità che è faticosa. La verità ci rende liberi. Ma ci crediamo?

Meditazione di Papa Francesco:
“Rimanere nel Signore”

In questi giorni, la Chiesa ci fa ascoltare il capitolo ottavo di Giovanni: c’è la discussione tanto forte tra Gesù e i dottori della Legge. E soprattutto, si cerca di far vedere la propria identità: Giovanni cerca di avvicinarci a quella lotta per chiarire la propria identità, sia di Gesù, come l’identità che hanno i dottori. Gesù li mette all’angolo facendo loro vedere le proprie contraddizioni. E loro, alla fine, non trovano altra uscita che l’insulto: è una delle pagine più tristi, è una bestemmia. Insultano la Madonna.

Ma parlando dell’identità, Gesù disse ai giudei che avevano creduto, consiglia loro: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero i miei discepoli” (Gv 8,31). Torna quella parola tanto cara al Signore che la ripeterà tante volte, e poi nella cena: rimanere. “Rimanete in me”. Rimanere nel Signore. Non dice: “Studiate bene, imparate bene le argomentazioni”: questo lo dà per scontato. Ma va alla cosa più importante, quella che è più pericolosa per la vita, se non si fa: rimanere. “Rimanete nella mia parola”(Gv 8,31). E coloro che rimangono nella parola di Gesù hanno la propria identità cristiana. E qual è? “Siete davvero miei discepoli”(Gv 8,31). L’identità cristiana non è una carta che dice “io sono cristiano”, una carta d’identità: no. È il discepolato. Tu, se rimani nel Signore, nella Parola del Signore, nella vita del Signore, sarai discepolo. Se non rimani sarai uno che simpatizza con la dottrina, che segue Gesù come un uomo che fa tanta beneficenza, è tanto buono, che ha dei valori giusti, ma il discepolato è proprio la vera identità del cristiano.

E sarà il discepolato che ci darà la libertà: il discepolo è un uomo libero perché rimane nel Signore. E “rimane nel Signore”, cosa significa? Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Il discepolo si lascia guidare dallo Spirito, per questo il discepolo è sempre un uomo della tradizione e della novità, è un uomo libero. Libero. Mai soggetto a ideologie, a dottrine dentro la vita cristiana, dottrine che possono discutersi … rimane nel Signore, è lo Spirito che ispira. Quando cantiamo allo Spirito, gli diciamo che è un ospite dell’anima, (Cfr. Inno Veni, Sancte Spiritus), che abita in noi. Ma questo, soltanto se noi rimaniamo nel Signore.

Chiedo al Signore che ci faccia conoscere questa saggezza di rimanere in Lui e ci faccia conoscere quella familiarità con lo Spirito: lo Spirito Santo ci dà la libertà. E questa è l’unzione. Chi rimane nel Signore è discepolo, e il discepolo è un unto, un unto dallo Spirito, che ha ricevuto l’unzione dello Spirito e la porta avanti. Questa è la strada che Gesù ci fa vedere per la libertà e anche per la vita. E il discepolato è l’unzione che ricevono coloro che rimangono nel Signore.

Il Signore ci faccia capire, questo che non è facile: perché i dottori non l’avevano capito, non si capisce soltanto con la testa; si capisce con la testa e con il cuore, questa saggezza dell’unzione dello Spirito Santo che ci fa discepoli.

1 aprile 2020