Lunedì della V settimana di Quaresima
Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 Sal 22 Gv 8,1-11:
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Commento al vangelo
di Luigi Maria Epicoco
C’è una maniera per mettere in difficoltà Gesù: costringerlo a venire allo scoperto. Da quale parte sta? Da quella di Dio o da quella dei peccatori? È ovvio che i suoi ascoltatori scribi, farisei e dottori della legge sono convinti di trovarsi davanti ad un eretico, e in quanto tale va screditato davanti a tutti, ecco perché il pretesto dell’adulterio di una donna diventa l’occasione giusta per far cadere Gesù in trappola:
“Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”.
La reazione di Gesù non è la foga di una risposta polemica ma bensì l’inaspettato silenzio e l’apparente distacco dalla scena cruenta che gli mettono davanti. Sa bene infatti che di lì a poco quella donna sarà uccisa in maniera atroce a colpi di pietre.
“Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”.
Con questa risposta geniale Gesù non solo salva la vita alla donna ma redime una volta per tutte la questione se è dalla parte di Dio o dalla parte dei peccatori. Ovviamente Gesù è dalla parte di Dio e proprio per questo è dalla parte dei peccatori, nel senso che la verità non può mai essere negata ma ha bisogno di arrivare nella vita degli altri non come una pietra che uccide ma come una possibilità di rialzarsi dagli errori. Ecco perché Gesù non solo salva la vita a questa donna ma le ricorda anche cosa dovrà fare ora che ha la vita salva:
“«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»”.
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di Paolo Curtaz
A Gesù viene intessuta una trappola straordinaria, ammettiamolo. Una donna è colta in flagrante adulterio. È il Sinedrio che l’ha condannata a morte, quando la pena di morte è riservata ai romani. Gesù si schiererà con l’oppressore? O riconoscerà il giudizio illegittimo del Sinedrio? È Mosè che ha prescritto la condanna a morte: oserà contraddire una legge divina l’anarchico falegname? La condannerà, come dice Mosè, e il padre misericordioso si ritirerà in buon ordine per lasciar spazio al Dio giudice? Una trappola splendida, non c’è che dire. Gesù si china e riflette. Fa ciò che loro non vogliono fare, compie ciò che ogni legge, ogni giudizio (anche religioso) deve fare: chinarsi, cioè piegarsi nell’umiltà e riflettere. Scrive, ora, il Nazareno. Scrive sul selciato del Tempio, sulla pietra. La legge scritta nella pietra con le parole stesse di Dio, incise a fuoco e consegnata a Mosè è stata tradita, svilita, asservita a costumi e tradizioni solo umane, piccine e meschine. Sì, questa donna ha tradito il marito. Ma il popolo di Israele ha tradito lo spirito autentico della Legge. Richiama all’essenziale, il figlio di Dio, riscrive sulla pietra la legge che gli uomini hanno adattato e stravolto.
Meditazione di Papa Francesco:
“Fidarsi della misericordia di Dio”
Nel Salmo responsoriale abbiamo pregato: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce, rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non tempo alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23, 1-4).
Questa è l’esperienza che hanno avuto queste due donne, la cui storia abbiamo letto nelle due Letture. Una donna innocente, accusata falsamente, calunniata, e una donna peccatrice. Ambedue condannate a morte. L’ innocente e la peccatrice. Qualche Padre della Chiesa vedeva in queste donne una figura della Chiesa: santa, ma con figli peccatori. Dicevano in una bella espressione latina: “La Chiesa è la casta meretrix”, la santa con figli peccatori.
Ambedue le donne erano disperate, umanamente disperate. Ma Susanna si fida di Dio. Ci sono anche due gruppi di persone, di uomini; ambedue addetti al servizio della Chiesa: i giudici e i maestri della Legge. Non erano ecclesiastici, ma erano al servizio della Chiesa, nel tribunale e nell’insegnamento della Legge. Diversi. I primi, quelli che accusavano Susanna, erano corrotti: il giudice corrotto, la figura emblematica nella storia. Anche nel Vangelo, Gesù riprende, nella parabola della vedova insistente, il giudice corrotto che non credeva in Dio e non gliene importava niente degli altri. I corrotti. I dottori della Legge non erano corrotti, ma ipocriti.
E queste donne, una è caduta nelle mani degli ipocriti e l’altra nelle mani dei corrotti: non c’era uscita. “Anche se vado in una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me, il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (Sl 23,4). Ambedue le donne erano per una valle oscura, andavano lì: una valle oscura, verso la morte. La prima esplicitamente si fida di Dio e il Signore intervenne. La seconda, poveretta, sa che è colpevole, svergognata davanti a tutto il popolo – perché il popolo era presente in ambedue le situazioni – non lo dice, il Vangelo, ma sicuramente pregava dentro, chiedeva qualche aiuto.
Cosa fa, il Signore, con questa gente? Alla donna innocente la salva, le fa giustizia. Alla donna peccatrice, la perdona. Ai giudici corrotti, li condanna; agli ipocriti, li aiuta a convertirsi e davanti al popolo dice: “Sì, davvero? Il primo di voi che non ha peccati, che lanci la prima pietra” (cf. Gv 8,7), e uno per uno se ne sono andati. Ha qualche ironia, l’apostolo Giovanni, qui: “Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, incominciando dai più anziani” (Gv 8,9). Lascia loro un po’ di tempo per pentirsi; ai corrotti non perdona, semplicemente perché il corrotto è incapace di chiedere perdono, è andato oltre. Si è stancato … no, non si è stancato: non è capace. La corruzione gli ha tolto anche quella capacità che tutti abbiamo di vergognarci, di chiedere perdono. No, il corrotto è sicuro, va avanti, distrugge, sfrutta la gente, come questa donna, tutto, tutto … va avanti. Si è messo al posto di Dio.
E alle donne il Signore risponde. A Susanna la libera da questi corrotti, la fa andare avanti, e all’altra: “Neanche io ti condanno. Va’, e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). La lascia andare. E questo, davanti al popolo. Nel primo caso, il popolo loda il Signore; nel secondo caso, il popolo impara. Impara come è la misericordia di Dio.
Ognuno di noi ha le proprie storie. Ognuno di noi ha i propri peccati. E se non se li ricorda, pensi un po’: li troverà. Ringrazia Dio se li trovi, perché se non li trovi, sei un corrotto. Ognuno di noi ha i propri peccati. Guardiamo al Signore che fa giustizia, ma che è tanto misericordioso. Non vergogniamoci di essere nella Chiesa: vergogniamoci di essere peccatori. La Chiesa è madre di tutti. Ringraziamo Dio di non essere corrotti, di essere peccatori. E ognuno di noi, guardando come Gesù agisce in questi casi, si fidi della misericordia di Dio. E preghi, con fiducia nella misericordia di Dio, preghi per il perdono. “Perché Dio mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura – la valle del peccato – non temo alcun male perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (cf. Sl 23,4).
30 marzo 2020