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Lunedì della II settimana di Quaresima
Dn 9,4-10 Sal 78 Lc 6,36-38: Perdonate e sarete perdonati.
Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Commento
L’uomo non è il suo errore
Franco Mastrolonardo
Don Oreste Benzi, sacerdote riminese morto alcuni anni fa e ora in procinto di santità, soleva spesso dire che l’uomo non è il suo errore. Il non giudicare del Vangelo di oggi non significa spegnere l’intelligenza del raziocinio ed evitare di condannare il male. Questo errore sarebbe peggiore del primo. Si chiama indifferenza.L’ indifferente è colui che pensa che poiché milioni di altri fanno la loro parte è inutile che egli faccia la sua, tanto nulla cambierà, né in peggio né in meglio. L’indifferenza annulla la responsabilità e la volontà, salvo poi accusare di tutto il destino.No il cristiano di cui parla il vangelo è responsabile dei propri atti e di quelli degli altri. Ma si deve fermare a giudicare questi. Non può identificare il peccato con il peccatore, l’uomo con il suo errore; o meglio deve dare sempre possibilità al peccatore di riscattarsi dal peccato. Questo significa non giudicare.A volte c’è il rischio che i cristiani, con la loro psicologia di dottori della Legge, spengano ciò che lo Spirito Santo accende nel cuore di un peccatore, di qualcuno che sta sulla soglia, di qualcuno che comincia ad avvertire la nostalgia di Dio.Che cosa dunque è veramente grave nella vita di un cristiano? È grave giudicare gli altri con intransigenza e livore, è grave e ipocrita condannare con forza e severità gli altri perché commettono atti che sovente proprio chi condanna compie a sua volta. È ancor più grave se dei comportamenti peccaminosi diventano mezzi di ricatto, di potere, di complicità, fino a condurre battaglie comuni contro “altri” sentiti come nemici. Chi non giudica non sarà giudicato, chi fa misericordia otterrà misericordia. È in questa comprensione del Vangelo che papa Francesco ha detto all’episcopato brasiliano: «Serve una chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia non è possibile inserirsi in un mondo di “feriti” che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore”.
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Gratuità e totalità
Luigi Maria Epicoco
L’evangelista Luca nel Vangelo di oggi mette in bocca a Gesù delle parole immense:
«Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro».
Bisogna comportarsi così come Dio si comporta. Amare senza cercare il contraccambio, amare a fondo perduto, amare gratuitamente, amare sempre. Ma davanti a una richiesta simile potremmo dire che noi siamo solo degli uomini mentre Lui è Dio e quindi può agire con quella gratuità e totalità di cui è fatta la misericordia. Ed è proprio qui il punto di conversione per ciascuno di noi: Dio non solo ci chiede di amare alla Sua maniera ma ci dà anche la forza e il potere di farlo. Credere è sapere che in noi opera la potenza dello Spirito Santo che sprigiona in ciascuno una misteriosa forza che ci fa vivere in maniera differente rispetto alle logiche del mondo. Ecco perché dobbiamo smettere di usare la nostra umanità come la grande scusa per non vivere secondo ciò che ci dice il Vangelo. Usare l’alibi della nostra fragilità per nascondere la nostra mancanza di fede nella potenza dello Spirito che opera in noi significa smettere di essere dei credenti per diventare semplicemente dei simpatizzanti. Infatti in quest’ultimo caso il massimo che riusciamo a fare è dire che alcune proposte di Cristo sono belle, ma la vera differenza la fa chi vive di conseguenza e non semplicemente chi gli mette like. Oggi il Vangelo ci dice che noi siamo in grado di vivere il Vangelo perché è Dio stesso che ci rende capaci, a patto però che tu creda in questo.
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Paolo Curtaz
Matteo, nei giorni scorsi, ha concluso il discorso della montagna chiedendoci di diventare perfetti come il Padre. Luca lo corregge leggermente e ci chiede di diventare misericordiosi come il Padre. La perfezione di Dio consiste nell’usare misericordia, nell’avere compassione, nell’accogliere il figlio che si è perso. La Quaresima che stiamo vivendo ci deve portare ad avere maggiore misericordia: verso le persone che incontriamo, certo, ma anche verso noi stessi. Troppe volte il Dio che immaginiamo altro non è se non una rappresentazione distorta di una parte di noi esigente ed inflessibile. E di misericordia il nostro mondo ha urgente bisogno. Di uomini e donne che sappiano capire il dolore che ogni uomo porta con sé. E nel nome del Nazareno siano capaci di usare il proprio cuore per condividere la miseria che tutti ci caratterizza. La bellezza di Dio di cui parlavamo ieri è ciò che ci permette di superare ogni dolore, ogni miseria. Misericordia e compassione che non sono lassismo, un lasciar perdere, ma il desiderio autentico di camminare insieme superando ogni tenebra.
Meditazione di Papa Francesco
Lunedì – La grazia della vergogna
La prima Lettura, del Profeta Daniele (9,4-10), è una confessione dei peccati. Il popolo riconosce che ha peccato. Riconosce che il Signore è stato fedele con noi ma noi «abbiamo peccato, abbiamo operato da malvagi e da empi. Siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i Profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese» (vv. 5-6). C’è una confessione dei peccati, un riconoscere che abbiamo peccato.
E quando noi ci prepariamo a ricevere il sacramento della Riconciliazione, dobbiamo fare quello che si chiama “esame di coscienza” e vedere cosa ho fatto io davanti a Dio: ho peccato. Riconoscere il peccato. Ma questo riconoscere il peccato non può essere soltanto fare un elenco dei peccati intellettuale, dire “ho peccato”, poi lo dico al padre e il padre mi perdona. Non è necessario, non è giusto fare questo. Questo sarebbe come fare un elenco delle cose che devo fare o che devo avere o che ho fatto male, ma rimane nella testa. Una vera confessione dei peccati deve rimanere nel cuore. Andare a confessarsi non è soltanto dire al sacerdote questo elenco, “ho fatto questo, questo, questo, questo …”, e poi me ne vado, sono perdonato. No, non è questo. Ci vuole un passo, un passo in più, che è la confessione delle nostre miserie, ma dal cuore; cioè, che quell’elenco che io ho fatto delle cose cattive, scenda al cuore.
E così fa Daniele, il Profeta. “A te, Signore, conviene la giustizia; a noi, la vergogna” (cfr v. 7). Quando io riconosco che ho peccato, che non ho pregato bene, e questo lo sento nel cuore, ci viene questo sentimento di vergogna: “Io mi vergogno di avere fatto questo. Ti chiedo perdono con vergogna”. E la vergogna per i nostri peccati è una grazia, dobbiamo chiederla: “Signore, che io mi vergogni”. Una persona che ha perso la vergogna perde l’autorità morale, perde il rispetto degli altri. È uno svergognato. Lo stesso accade con Dio: “A noi la vergogna, a te la giustizia”. A noi la vergogna. La vergogna sul volto, come oggi. «Signore – continua [Daniele] – la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te» (v. 8). «Al Signore nostro Dio – prima aveva detto “la giustizia”, adesso dice – la misericordia» (v. 9). Quando noi abbiamo non solo il ricordo, la memoria dei peccati che abbiamo fatto, ma anche il sentimento della vergogna, questo tocca il cuore di Dio e risponde con misericordia. Il cammino per andare incontro alla misericordia di Dio è vergognarsi delle cose brutte, delle cose cattive che abbiamo fatto. Così, quando io andrò a confessarmi, dirò non solo l’elenco dei peccati, ma i sentimenti di confusione, di vergogna per avere fatto questo a un Dio tanto buono, tanto misericordioso, tanto giusto.
Chiediamo oggi la grazia della vergogna: vergognarci dei nostri peccati. Che il Signore a tutti noi conceda questa grazia.
Lunedì, 9 marzo 2020