23 Febbraio
SAN POLICARPO
Vescovo e martire

San Policarpo (c. 69-155), uno dei Padri della Chiesa, ebbe la grazia di essere testimone diretto dei carismi degli apostoli e fu discepolo di san Giovanni Evangelista, che lo consacrò vescovo di Smirne. Divenne stimatissimo per la sua dottrina teologica e fu maestro di sant’Ireneo di Lione (130-202), anche lui nativo di Smirne. Oltre al rapporto privilegiato con san Giovanni – che convertì Policarpo intorno all’80, quando era appena un fanciullo – proprio Ireneo ci riferisce che il suo maestro “frequentò molti di coloro che videro il Signore” e insegnò sempre ciò che aveva appreso dagli apostoli e dalle Sacre Scritture. Dei suoi numerosi scritti ce ne sono pervenuti solo alcuni, tra cui la Lettera di Policarpo ai Filippesi, in cui traspare la sua profonda fede e umiltà. Si tratta di un documento preziosissimo sulla Chiesa primitiva, ricco di citazioni scritturali e di esortazioni verso i giovani, le donne, le vergini, i diaconi, i presbiteri e tutti i fedeli, invitati a perseverare nelle virtù e nella retta dottrina.
Fu amico di sant’Ignazio di Antiochia, il grande vescovo e martire che al tempo del suo viaggio scortato verso Roma, dove fu sbranato dalle belve, si fermò per un po’ a Smirne, affidando a Policarpo diverse sue lettere e gli stessi cristiani di Antiochia. Per l’ammirazione di cui godeva in tutto l’Oriente cristiano, Policarpo, negli ultimi anni della sua vita, fu designato per andare a Roma e affrontare con il papa, sant’Aniceto, la questione relativa alla data della Pasqua. Non riuscirono a trovare un accordo sul punto, ma come riferisce Eusebio nella sua Storia Ecclesiastica “si comunicarono l’un l’altro” e si salutarono in pace. Prima di lasciare Roma, inoltre, Policarpo aveva ricondotto alla Chiesa molti cristiani che erano stati sviati da Marcione, il quale rigettava l’Antico Testamento e buona parte del Nuovo (in pratica, tutti i brani in disaccordo con le sue idee) e sosteneva l’eresia docetista, negatrice delle sofferenze di Gesù nella carne. Un giorno Marcione gli si avvicinò e gli disse: “Riconoscici!”. Rispose il santo: “Riconosco, riconosco proprio che sei il primogenito di Satana”.
Il suo martirio avvenne poco dopo il ritorno a Smirne ed è raccontato nel Martyrium Polycarpi, la prima opera cristiana del genere e scritta a ridosso dei fatti, nel 155-156, sotto forma di lettera della Chiesa di Smirne. All’infuriare delle persecuzioni, alcuni cristiani esortarono l’anziano vescovo ad abbandonare la città, ma lui volle rimanervi. Quando i soldati trovarono il suo rifugio, Policarpo andò loro incontro con serenità, offrendogli da mangiare e da bere e chiedendo solo di avere un’ora per pregare, mentre quegli uomini si stupivano del perché le autorità volessero catturare quel sant’uomo. Pregò con così tanto amore “che per due ore non si poté interromperlo”. Fu poi condotto da un alto funzionario, che cercò di convincerlo a offrire sacrifici all’imperatore. Al suo rifiuto, venne portato allo stadio dove avvenivano i supplizi dei cristiani e fu allora che sentì una voce dal cielo: “Forza Policarpo, sii forte”. Nessuno vide chi aveva parlato, ma “quelli dei nostri che erano presenti udirono la voce”.
Il proconsole Stazio Quadrato gli rinnovò l’offerta di abiurare e gli chiese di dire “abbasso gli atei”, perché tali erano considerati coloro che non veneravano le divinità pagane. Policarpo, che invece considerava atei i non credenti in Cristo, guardò la folla dei pagani, sospirò e, alzando gli occhi al cielo, disse: “Abbasso gli atei”. Invitato poi a maledire Cristo, rispose: “Da 86 anni lo servo e non mi ha fatto alcun male. Come potrei insultare il mio Re che mi ha salvato?”. A nulla valsero le minacce di esporlo alle belve e al fuoco. Il proconsole mandò l’araldo a gridare per tre volte in mezzo allo stadio: “Policarpo ha confessato di essere cristiano”. Fu allora preparato il rogo, che accettò con gioia, benedicendo Dio: “Signore […], io ti benedico perché mi hai reso degno di questo giorno e di questa ora per prendere parte nel numero dei martiri al calice del tuo Cristo, per la risurrezione alla vita eterna dell’anima e del corpo”.
Alla fine della sua preghiera di lode fu appiccato il fuoco e a quel punto, continua la lettera della Chiesa di Smirne, “vedemmo un prodigio e a noi fu concesso di vederlo. Siamo sopravvissuti per narrare agli altri questi avvenimenti”. Le fiamme girarono intorno al corpo del santo, senza toccarlo, mentre si spargeva odore di incenso. Alla fine, vedendo che il fuoco non lo consumava, ne fu ordinata l’uccisione con un colpo di pugnale e Policarpo divenne il dodicesimo cristiano a subire il martirio a Smirne.
Dalla «Lettera della chiesa di Smirne sul martirio di san Policarpo»
Quando il rogo fu pronto, Policarpo si spogliò di tutte le vesti e, sciolta la cintura, tentava anche di togliersi i calzari, cosa che prima non faceva, perché sempre tutti i fedeli andavano a gara a chi più celermente riuscisse a toccare il suo corpo. Anche prima del martirio era stato trattato con ogni rispetto, per i suoi santi costumi. Subito fu circondato di tutti gli strumenti che erano stati preparati per il suo rogo. Ma quando stavano per configgerlo con i chiodi disse: «Lasciatemi così: perché colui che mi dà la grazia di sopportare il fuoco mi concederà anche di rimanere immobile sul rogo senza la vostra precauzione dei chiodi». Quelli allora non lo confissero con i chiodi ma lo legarono.
Egli dunque, con le mani dietro la schiena e legato, come un bell’ariete scelto da un gregge numeroso, quale vittima accetta a Dio preparava per il sacrificio, levando gli occhi al cielo disse: «Signore, Dio onnipotente, Padre del tuo diletto e benedetto Figlio Gesù Cristo, per mezzo del quale ti abbiamo conosciuto; Dio degli Angeli e delle Virtù, di ogni creatura e di tutta la stirpe dei giusti che vivono al tuo cospetto: io ti benedico perché mi hai stimato degno in questo giorno e in quest’ora di partecipare, con tutti i martiri, al calice del tuo Cristo, per la risurrezione dell’anima e del corpo nella vita eterna, nell’incorruttibilità per mezzo dello Spirito Santo. Possa io oggi essere accolto con essi al tuo cospetto quale sacrificio ricco e gradito, così come tu, Dio senza inganno e verace, lo hai preparato e me l’hai fatto vedere in anticipo e ora l’hai adempiuto.
Per questo e per tutte le cose io ti lodo, ti benedico, ti glorifico insieme con l’eterno e celeste sacerdote Gesù Cristo, tuo diletto Figlio, per mezzo del quale a te e allo Spirito Santo sia gloria ora e nei secoli futuri. Amen». Dopo che ebbe pronunciato l’Amen e finito di pregare, gli addetti al rogo accesero il fuoco. Levatasi una grande fiammata, noi, a cui fu dato di scorgerlo perfettamente, vedemmo allora un miracolo e siamo stati conservati in vita per annunziare agli altri le cose che accaddero.
Il fuoco si dispose a forma di arco a volta come la vela di una nave gonfiata dal vento e avvolse il corpo del martire come una parete. Il corpo stava al centro di essa, ma non sembrava carne che bruciasse, bensì pane cotto oppure oro e argento reso incandescente. E noi sentimmo tanta soavità di profumo, come di incenso o di qualche altro aroma prezioso.(13, 2-15, 3; Funk, Patres apost. 1, 297-299)
Lettera ai Filippesi
Policarpo di Smirne
Saluto
Policarpo e i presbiteri che sono con lui alla Chiesa di Dio che dimora in Filippi. Misericordia e pace sia a voi concessa con ogni pienezza da parte di Dio onnipotente e di Gesù Cristo salvatore nostro.
Lodi ai Filippesi per la loro benevolenza verso i fratelli imprigionati per Cristo, e per la loro salda fede
1. Mi sono molto rallegrato con voi nel Signore nostro Gesù Cristo, perché avete accolto gli imitatori della vera carità e, come a voi si conveniva, avete accompagnato questi prigionieri avvinti da venerabili catene, le quali sono il diadema dei veri eletti di Dio e del Signore nostro.
2. [Mi sono anche rallegrato] perché la salda radice della vostra fede, famosa fin dai primi tempi, è rimasta intatta fino ad oggi e continua a portare frutti per il Signore nostro Gesù Cristo, il quale sopportò di giungere fino alla morte per i nostri peccati. Ma Dio lo risuscitò, avendolo liberato dai dolori dell’inferno;
3. e voi, senza averlo veduto, credete in Lui, con una gioia inesprimibile e gloriosa, alla quale molti desiderano di giungere, perché sapete che siete stati salvati per la grazia, non per le opere, dalla volontà di Dio, per mezzo di Gesù Cristo.
Esortazioni alla virtù
1. Perciò, cinti i vostri lombi, servite Dio nel timore e nella verità, lasciando da parte i vani discorsi e gli errori del volgo e credendo in Colui che risuscitò da morte il Signore nostro Gesù Cristo e gli diede gloria e un trono alla sua destra. A Lui è soggetta ogni cosa nel cielo e sulla terra, a Lui serve ogni spirito; Egli verrà a giudicare i vivi e i morti; del suo sangue Dio chiederà conto a coloro che non credono in Lui.
2. Colui che lo risuscitò dai morti, risusciterà anche noi, se faremo la sua volontà e cammineremo nella via dei suoi comandamenti e ameremo ciò che Egli ha amato, tenendoci lontani da ogni ingiustizia, cupidigia, amore al denaro, maldicenza, falsa testimonianza; non rendendo male per male o ingiuria per ingiuria o pugno per pugno o imprecazione per imprecazione;
3. Memori delle parole ammonitrici del Signore: Non giudicate, affinché non siate giudicati; perdonate e sarete perdonati; siate misericordiosi, affinché troviate misericordia; con la misura con la quale misurerete sarete misurati. E ancora: Beati i poveri e coloro che sono perseguitati per la giustizia, perché di essi é il regno di Dio.
Non mi arrogo il diritto di ammaestrarvi. Vostro maestro è il beato Paolo
1. Vi scrivo queste cose intorno alla giustizia, o fratelli, non perché me ne arroghi il diritto, ma perché voi me n’avete richiesto.
2. Poiché né io né un altro come me potrà mai raggiungere la sapienza del beato e glorioso Paolo, il quale, mentre si trovava tra voi, alla presenza degli uomini d’allora, insegnò con tanta esattezza e sicurezza la parola della verità, e, quando fu lontano, vi scrisse lettere, nella cui meditazione voi potrete confermare la fede che vi fu data.
3 Questa fede é madre di tutti noi; la segue la speranza e la precede la carità verso Dio, verso Cristo e verso il prossimo. Chi si attiene a queste virtù adempie il precetto della giustizia; poiché colui che possiede la carità è lontano da ogni peccato.
Fuggiamo l’amore al denaro. Camminiamo nella legge del Signore e insegniamola alle nostre donne e alle vedove
1. Radice di tutti i mali é l’amore al denaro. Sapendo dunque che nulla abbiamo portato in questo mondo e nulla ne possiamo portare via, rivestiamoci dell’armatura della giustizia e impariamo prima noi a camminare nella legge del Signore.
2. Insegnate poi alle vostre donne a camminare nella fede che hanno ricevuto, nella carità e nella castità, amando sinceramente i loro mariti e avendo per tutti gli altri un’affezione senza preferenze e perfettamente pura. [Insegnate loro] ad allevare i figli nella disciplina del timore di Dio.
3. [Esortiamo] le vedove ad essere sagge nella fede del Signore, a pregare incessantemente per tutti, a guardarsi da ogni calunnia, maldicenza, falsa testimonianza, amore al denaro e da ogni male; ricordandosi che esse sono l’altare di Dio il quale esamina minuziosamente ogni cosa e al quale nulla sfugge, né dei ragionamenti, né dei pensieri, né dei segreti del cuore.
Doveri dei diaconi, dei giovani e delle vergini
1. Sapendo dunque che Dio non si schernisce, dobbiamo camminare in modo degno della sua legge e della sua gloria.
2. Così pure i diaconi debbono essere senza macchia al cospetto della giustizia sua, ricordandosi che sono ministri di Dio e di Cristo e non di uomini. Evitino la calunnia, la doppiezza di linguaggio, l’amore al denaro; siano moderati in ogni cosa, misericordiosi, zelanti; camminino nella via della verità tracciata dal Signore, il quale si fece servo di tutti. Se noi gli piaceremo in questa vita, riceveremo anche la vita futura; poiché Egli ha promesso che ci risusciterà dai morti, e che, se ora viviamo in modo degno di Lui, con Lui pure regneremo, se abbiamo fede.
3. Similmente i giovani siano irreprensibili in ogni cosa, preoccupandosi prima di tutto della purezza e frenandosi da ogni male. È bello infatti essere staccati dalle passioni di questo mondo, perché ogni passione fa guerra allo spirito; e né i fornicatori, né gli effeminati, né i sodomiti possederanno il regno di Dio, né coloro che fanno cose sconvenienti. Perciò bisogna che [i giovani] si tengano lontani da tutte queste cose e siano sottomessi ai presbiteri e ai diaconi come a Dio e a Cristo. Le vergini devono camminare con coscienza immacolata e casta.
Doveri dei presbiteri e di tutti i fedeli
1. Anche i presbiteri abbiano viscere di compassione e siano misericordiosi verso tutti, cercando di ricondurre gli sviati, visitando tutti gli infermi, senza trascurare né la vedova, né l’orfano, né il povero; ma sempre solleciti di fare il bene al cospetto di Dio e degli uomini; astenendosi da ogni ira, parzialità, giudizio ingiusto; stando lontani da ogni cupidigia di denaro; non troppo facili a prestare fede alle calunnie contro alcuno, né troppo severi nei giudizi, sapendo che tutti siamo debitori per i nostri peccati.
2. Se dunque noi preghiamo il Signore di perdonarci, dobbiamo anche noi perdonare; poiché siamo sotto gli occhi del Signore e di Dio e tutti dovremo presentarci al tribunale di Cristo e ciascuno dovrà rendere conto di sé.
3. Serviamolo dunque con timore e con ogni riverenza, come ci fu comandato da Lui e dagli Apostoli, che ci predicarono il Vangelo, e dai profeti che ci preannunciarono la venuta del Signore nostro; siamo zelanti per il bene, evitando quelli che danno scandalo, i falsi fratelli e coloro che, portando ipocritamente il nome del Signore, trascinano nell’errore gli uomini leggeri.
Fuggite i doceti e perseverate nel digiuno e nell’orazione
1. Infatti, chi non riconosce che Gesù Cristo é venuto nella carne, é un anticristo e chi rigetta la testimonianza della croce viene dal diavolo. Chi perverte le parole del Signore, adattandole ai suoi malvagi desideri, e nega la risurrezione e il giudizio, costui è il primogenito di Satana.
2. Perciò, abbandonando la vanità della gente e i falsi insegnamenti, ritorniamo alla dottrina che ci fu impartita da principio, siamo sobri [per attendere] alla preghiera; perseveriamo nel digiuno e domandiamo con preghiere a Dio, che tutto vede, di non indurci in tentazione; poiché il Signore ha detto: Lo spirito é pronto, ma la carne é inferma.
Perseverate nella speranza e nella pazienza
1. Perseveriamo dunque senza posa nella nostra speranza e nel pegno della nostra giustizia, che è Gesù Cristo, che portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, che non commise peccato e nella cui bocca non si trovò mai frode; ma Egli ha sopportato tutto per noi, affinché vivessimo in Lui.
2. Cerchiamo quindi d’imitare la sua pazienza e, se dovremo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Tale infatti è l’esempio che Egli ci pose dinanzi nella sua persona, e noi l’abbiamo creduto.
Sopportate con tutta quella pazienza che avete ammirato nei confessori della fede
1. Vi scongiuro quindi tutti ad essere obbedienti alla parola della giustizia e a sopportare con tutta quella pazienza che avete ammirato con i vostri occhi non solo nei beati Ignazio, Zosimo e Rufo, ma anche in altri dei vostri, nello stesso Paolo e negli altri Apostoli.
2. Persuadetevi che tutti costoro non corsero invano, ma nella fede e nella giustizia, e che ora occupano il posto loro dovuto presso il Signore, con il quale hanno condiviso le sofferenze. Poiché essi non hanno amato questo mondo, ma Colui che è morto per noi e che per noi fu risuscitato da Dio.
Esortazioni alla virtù
1. Rimanete dunque saldi in questi principi e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede, amanti dei fratelli, caritatevoli gli uni verso gli altri, uniti nella verità, gareggiando gli uni con gli altri nella mansuetudine del Signore, senza disprezzare nessuno.
2. Quando potete far del bene, non vogliate differirlo, perché l’elemosina libera dalla morte. Siate tutti sottomessi gli uni agli altri, irreprensibili nel vostro modo di trattare con i Gentili, affinché dalle vostre buone opere voi possiate ritrarre lode e il Signore non sia bestemmiato per colpa vostra.
3. Ma guai a colui per colpa del quale il nome del Signore é bestemmiato. Insegnate a tutti la sobrietà nella quale anche voi vivete.
Ho provato grande dolore per il traviamento di Valente. Guardatevi dall’avarizia
1. Troppo dolore ho provato per quel Valente che, divenuto un giorno vostro presbitero, mostra ora di non comprendere il posto che gli é stato assegnato. Vi esorto quindi ad astenervi dall’avarizia e ad essere casti e veritieri. Evitate tutto ciò che è male.
2. Infatti chi non é capace di regolare se stesso in queste cose, come potrà predicare agli altri? Chi non s’astiene dall’avarizia, sarà contaminato dall’idolatria e sarà giudicato alla stessa stregua dei Gentili che ignorano il giudizio del Signore. Non sappiamo forse che i santi giudicheranno il mondo, come insegna Paolo?
3. Non intendo però dire d’essermi accorto io stesso, o d’aver udito da altri alcunché di simile a riguardo di voi, cui il beato Paolo prodigò le sue fatiche e che nominò al principio della sua lettera. Egli infatti si gloria di voi in tutte le chiese, che, sole, avevano allora il privilegio di conoscere Dio, mentre noi lo ignoravamo ancora.
4. Sono quindi molto afflitto, o fratelli, per lui e per la sua moglie. Il Signore conceda loro un sincero pentimento. Da parte vostra siate moderati a questo riguardo e non trattateli come nemici, ma richiamateli come membra malate e sviate, in modo da salvare l’insieme del corpo di voi tutti. Così facendo, lavorerete per la vostra edificazione.
Sappiate perdonare. Il Signore vi conceda tutte le virtù e l’eredità dei suoi santi. Pregate per tutti anche per i nemici
1. Credo che voi siate molto versati nelle sacre lettere; esse non hanno più per voi alcun segreto, cosa che a me non è concessa. Questo solo vi ricordo, come è detto nella Scrittura: sdegnatevi pure, ma non vogliate peccare e il sole non tramonti sopra l’ira vostra. Beato chi se ne ricorderà, come io credo che facciate voi.
2. Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, e lo stesso Pontefice eterno Gesù Cristo, Figlio di Dio, vi facciano crescere nella fede, nella verità, nella perfetta mansuetudine e senza iracondia, nella pazienza, nella longanimità, nella rassegnazione e nella castità. Il Signore vi conceda d’essere partecipi dell’eredità dei suoi santi e, insieme con voi, lo conceda pure a noi e a tutti coloro che sono sotto il cielo e che crederanno nel Signore nostro Gesù Cristo e nel suo Padre, che lo risuscitò dai morti. Pregate per tutti i santi. Pregate anche per i re, per i magistrati e i principi, per quelli che vi perseguitano e vi odiano e per i nemici della croce, affinché il vostro frutto sia manifesto a tutti, affinché siate perfetti in Lui.
Manderò in Siria la vostra lettera. Vi unisco le lettere d’Ignazio
1. Mi avete scritto voi e Ignazio, affinché, se qualcuno va in Siria, porti la vostra lettera. Lo farò quando si presenti un’occasione opportuna, sia io stesso, sia mandando un delegato anche a nome vostro.
2. Vi abbiamo mandato, come ci avete richiesto, le lettere d’Ignazio, tanto quelle da lui inviate a noi, quanto le altre che abbiamo presso di noi; esse sono unite alla presente. Voi potrete ricavarne grande frutto, poiché sono piene di fede, di pazienza e di tutto ciò che può edificare e condurre al Signore nostro. Voi, da parte vostra, se avete notizie sicure a riguardo di Ignazio e dei suoi compagni, fatemele sapere.
Vi raccomando Crescente. State bene
Vi mando questa lettera per mezzo di Crescente, che vi ho già raccomandato per la presente circostanza, e che ora vi raccomando ancora. Egli si è comportato con noi in modo irreprensibile e credo che farà così anche con voi. Vi raccomando anche la sua sorella, quando verrà tra voi. Il Signore nostro Gesù Cristo e la sua grazia vi conservino sani e salvi, insieme a tutti i vostri. Così sia.