Commento di Paolo Curtaz
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Lunedì 20 Febbraio > (Feria – Verde) | Lunedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) Sir 1,1-10 Sal 92 Mc 9,14-29: Credo, Signore; aiuta la mia incredulità. |
Martedì 21 Febbraio > (Feria – Verde) | Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) Sir 2,1-13 Sal 36 Mc 9,30-37: Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. |
Mercoledì 22 Febbraio > ( – Viola) | Mercoledì delle Ceneri Gl 2,12-18 Sal 50 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18: Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. |
Giovedì 23 Febbraio > (Feria – Viola) | Giovedì dopo le Ceneri Dt 30,15-20 Sal 1 Lc 9,22-25: Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. |
Venerdì 24 Febbraio > (Feria – Viola) | Venerdì dopo le Ceneri Is 58,1-9 Sal 50 Mt 9,14-15: Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno. |
Sabato 25 Febbraio > (Feria – Viola) | Sabato dopo le Ceneri Is 58,9-14 Sal 85 Lc 5,27-32: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano. |
Domenica 26 Febbraio > (DOMENICA – Viola) | I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A) Gen 2,7-9; 3,1-7 Sal 50 Rm 5,12-19 Mt 4,1-11: Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato. |
Lunedì della VII settimana del Tempo Ordinario
Mc 9,14-29: Credo, Signore; aiuta la mia incredulità.
D’accordo, hanno ricevuto lo Spirito. È stata un’esperienza straordinaria, galvanizzante, bellissima, finanche eccessiva. Hanno visto come si muove il Signore, cosa dice, come agisce. E si sentono pronti. Illusi: il loro primo tentativo di miracolo è un clamoroso fallimento. Sai che novità. Certo, avete ragione, questo episodio avviene prima della Pentecoste, ma Marco, raccontandocelo, ammonisce tutti noi, prima o dopo l’effusione dello Spirito: il rischio è quello di sostituirsi a Dio. Rischio sempre presente nella Chiesa, rischio reale che inquina le nostre parole e ci fa credere di essere pronti a fare senza il Maestro. No, senza di lui siamo servi inutili, sempre, continuamente, irrimediabilmente, la Chiesa serve solo se funzionale a Cristo. In riferimento a Lui, altrimenti diventa ostacolo insormontabile. Velo, non trasparenza. O la Chiesa porta al Maestro o non serve a nulla. Davanti alla nostra fragilità, anche noi ci sentiamo piccoli, proprio come il tenerissimo padre del racconto di oggi, preoccupato più per il figlio che per il Signore. Anche noi, come lui, diciamo: noi crediamo, ma tu sostieni la nostra incredulità.
Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario
Mc 9,30-37: Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Non solo gli apostoli cercano ingenuamente di sostituirsi al Maestro, ma peggiorano la situazione subito dopo. No, non hanno affatto capito l’intenzione di Gesù e mentre questi vede profilarsi all’orizzonte la sconfitta e la croce, loro ancora discutono su quali posti occupare nel nuovo Regno (tutto terreno) che pensano stia per iniziare. Ciechi e illusi, idioti come noi sempre in cerca di visibilità, in costante ricerca di approvazione. Vedono la gloria senza guardare alla croce, pensano di superare ogni fatica con eleganza, non mettono in conto il fallimento e la morte di sé. Gesù ha appena parlato della sua dipartita, dell’ostilità crescente nei suoi confronti che, pure, è disposto ad affrontare. E invece di ricevere sostegno, incoraggiamento da coloro che con lui hanno vissuto giorno e notte per molto tempo, deve mettersi da parte e tornare ad insegnare. Tenerissimo Signore che non guarda alla propria preoccupazione e veste i panni del rabbino, ponendosi a sedere e mettendosi ad insegnare! Dobbiamo imitare i bambini, non nel senso di essere infantili, ma nella semplicità del cuore di chi si fida, come i bambini si fidano ciecamente degli adulti.
Mercoledì delle Ceneri
Mt 6,1-6.16-18: Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Inizia oggi il periodo di quaresima: quaranta giorni in cui siamo invitati a ripensare la nostra vita di fede, a verificare la nostra adesione a Cristo, per andare all’essenziale. E lo facciamo con l’austero segno dell’imposizione delle ceneri.
Quaranta giorni all’anno, non molti, ad essere sinceri. Ma sufficienti, se vissuti con verità. Quaranta giorni per prepararci ancora una volta allo stupore della Pasqua, quaranta giorni per ritrovare il bandolo della matassa di una vita troppo spesso travolta dalle cose da fare, delle preoccupazioni infinite che la crisi economica sembra amplificare all’infinito… Quaranta giorni per fare argine, per costruire o ricostruire una diga contro la dittatura delle cose da fare, dell’efficienza a tutti i costi, della produttività. Quaranta giorni da vivere con gioia interiore, andando all’essenziale, per vivificarsi, non per mortificarsi, per ridare ossigeno alla fiamma della fede che sembra continuamente spegnersi. E oggi, nella chiesa latina, iniziamo questo cammino ridando proporzione alle cose che facciamo. Davanti a quel segno così antipatico, l’imposizione delle ceneri, ci ricordiamo che fra cento anni di noi non ci sarà più nulla. Vale la pena, allora, affannarsi così tanto intorno a cose che non servono? Il tempo di crisi, se non altro, ha il vantaggio di ricordare a tutti chi e che cosa vale veramente nella nostra vita. Ripartiamo dall’essenziale.
Giovedì dopo le Ceneri
Lc 9,22-25: Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.
Restate tranquilli: il Signore non ci chiede di cercare la sofferenza o di accoglierla senza combattere, il prendere la croce ha poco a che vedere con l’atteggiamento autolesionista con cui, troppo spesso, abbiamo accolto questa parola così intensa e liberante. La ragione la dice lui stesso: siamo chiamati ad andare fino in fondo, ad osare, a non mollare proprio perché lui, il Signore, il Maestro, il Rabbì, è andato fino in fondo senza tentennamenti. Gesù non ha amato la croce, né l’ha cercata e ne avrebbe volentieri fatto a meno. Ma, ad un certo punto, quella croce è stata l’unico strumento che ancora aveva per ridire senza ambiguità, senza tentennamenti, senza ombra di dubbio ciò che egli voleva dire. La croce è diventata, allora, l’unico modo per il Signore di manifestare l’amore per il Padre e per gli uomini. Quell’amore siamo chiamati ad imitare, quell’amore siamo chiamati a cercare e a donare anche se fa male, anche se non riusciamo, a costo di perdere la vita. Proprio perché la vita piena, la vita vera, la vita dell’Eterno vale la pena di essere vissuta fino in fondo.
Venerdì dopo le Ceneri
Mt 9,14-15: Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
Da sempre la Chiesa propone, durante i venerdì di quaresima, di praticare l’astinenza dalle carni. È un gesto semplice, alla portata di tutti, che serve da una parte a ricordare la morte cruenta di Gesù in croce e, dall’altra, a porre un freno ai nostri appetiti, a ristabilire una gerarchia nella nostra vita, facendo in modo che sia sempre e solo la volontà a prevalere. Oggi, certo, questa proposta va accolta con intelligenza. Quando la proposta penitenziale venne elaborata, la carne era cibo per i ricchi ed era un invito a condividere le scelte dei poveri. Oggi che la carne è venduta ad un costo uguale alla frutta, forse bisogna intendersi bene! Non è astinenza privarsi di un hamburger da pochi euro per rimpinzarsi di prelibatezze di pesce! Non facciamo gli ipocriti come il buon re Luigi XIV, re Sole, che, nella Francia del Seicento faceva penitenza quaresimale sostituendo le posate d’oro con quelle d’argento… Oggi possiamo fare astinenza, ad esempio, saltando un pasto o consumando l’equivalente di quanto consuma un africano o accontentandoci di un panino. Ma che sia un gesto che ci apre alla generosità verso i poveri, e alla comprensione del loro dolore. E alla voglia di provvedere, per quanto poco ognuno di noi può, ai loro bisogni.
Sabato dopo le Ceneri
Lc 5,27-32: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano.
Durante questa quaresima vogliamo mettere al centro la fede, fede da consolidare, da purificare, da testimoniare, da conoscere. E il vangelo di oggi ci fornisce una linea di pensiero salda e proficua: la fede non è anzitutto credere ad un “corpus” di contenuti, non è una dottrina da mandare a memoria ma una persona da incontrare. Credere significa accogliere la provocazione del Signore Gesù che ci viene incontro e ci invita a seguirlo. Noi crediamo ad una persona, a ciò che egli ci ha detto, e “credere” significa fidarsi di lui. Gesù è credibile perché vive ciò che dice, perché parla di Dio in maniera nuova, perché è autorevole. Così conoscerlo significa entrare nel suo mondo, conoscere il Padre e ricevere il dono dello Spirito che ce lo rende accessibile. L’iniziativa parte sempre da Dio: è lui che ci viene incontro e ci invita, senza condizioni, senza pregiudiziali. Levi il pubblicano è la persona più lontana dalla fede che si possa immaginare ma Gesù non se ne preoccupa. Vede in Levi il Matteo che può diventare, non ha paura di osare. Lasciamoci incontrare, allora, non abbiamo paura della nostra fragilità e delle nostre malattie interiori perché il Signore viene apposta per quelli come noi…