10 Febbraio
Scolastica.
Il volto femminile dell’anima d’Europa


santa-scolastica


Quella descritta nel secondo libro dei “Dialoghi” di Gregorio Magno è quasi una scena da romanzo: fratello e sorella insieme in una casetta sotto Montecassino, uno scambio intenso perché i due s’incontrano solo una volta all’anno. Poi arriva l’ora di separarsi ma la donna non vorrebbe; in suo soccorso arriva un temporale e così l’intimità del momento non viene interrotta. I due protagonisti sono santa Scolastica e suo fratello san Benedetto da Norcia e la scena risale forse alla Quaresima dell’anno 542. Lei già da giovane si era consacrata vergine e poi, forse ispirata anche da Benedetto, aveva fondato una comunità con alcune donne non lontano da Montecassino. Scolastica rappresenta il volto femminile della santità del fratello, radice di un’Europa fondata sul Vangelo, sulla preghiera, sul lavoro, ma anche sull’accoglienza e sull’ascolto.
Altri santi. San Silvano di Terracina, vescovo (V sec.); beato Alojzije Viktor Stepinac, vescovo e martire (1898-1690).

Matteo Liut
Avvenire

Dai «Dialoghi» di san Gregorio Magno, papa
Poté di più colei che più amò

Scolastica, sorella di san Benedetto, consacratasi a Dio fin dall’infanzia, era solita recarsi dal fratello una volta all’anno. L’uomo di Dio andava incontro a lei, non molto fuori della porta, in un possedimento del monastero.
Un giorno vi si recò secondo il solito, e il venerabile suo fratello le scese incontro con alcuni suoi discepoli. Trascorsero tutto il giorno nelle lodi di Dio e in santa conversazione. Sull’imbrunire presero insieme il cibo.
Si trattennero ancora a tavola e, col protrarsi dei santi colloqui, si era giunti a un’ora piuttosto avanzata. La pia sorella perciò lo supplicò, dicendo: «Ti prego, non mi lasciare per questa notte, ma parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste». Egli le rispose: «Che cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero».
Scolastica, udito il diniego del fratello, poggiò le mani con le dita intrecciate sulla tavola e piegò la testa sulle mani per pregare il Signore onnipotente. Quando levò il capo dalla mensa, scoppiò un tale uragano con lampi e tuoni e rovescio di pioggia, che né il venerabile Benedetto, né i monaci che l’accompagnavano, poterono metter piede fuori dalla soglia dell’abitazione, dove stavano seduti.
Allora l’uomo di Dio molto rammarico cominciò a lamentarsi e a dire: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella, che cosa hai fatto?». Ma ella gli rispose: «Ecco, ho pregato te, e tu non hai voluto ascoltarmi; ho pregato il mio Dio e mi ha esaudita. Ora esci pure, se puoi; lasciarmi e torna al monastero».
Ed egli che non voleva restare li spontaneamente, fu costretto a rimanervi per forza.
Così trascorsero tutta la notte vegliando e si saziarono di sacri colloqui raccontandosi l’un l’altro le esperienze della vita spirituale.
Non fa meraviglia che Scolastica abbia avuto più potere del fratello. Siccome, secondo la parola di Giovanni, «Dio è amore», fu molto giusto che potesse di più colei che più amò.
Ed ecco che tre giorni dopo, mentre l’uomo di Dio stava nella cella e guardava al cielo, vide l’anima di sua sorella, uscita dal corpo, penetrare nella sublimità dei cieli sotto forma di colomba. Allora, pieno di gioia per una così grande gloria toccatale, ringraziò Dio con inni e lodi, e mandò i suoi monaci perché portassero il corpo di lei al monastero, e lo deponessero nel sepolcro che aveva preparato per sé.
Così neppure la tomba separò i corpi di coloro che erano stati uniti in Dio, come un’anima sola.