Giovedì della V settimana del Tempo Ordinario
Mc 7,24-30: I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli.
Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
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Questa volta è Gesù a sorprendersi. Viene incastrato dalla inossidabile umiltà di una donna siro fenicia. Ed è un vero e colpo di scena nella partitura che il Maestro e i discepoli stavano ormai seguendo con ovvia naturalezza…
Alla richiesta di guarigione della donna, Gesù si oppone perché sa che è venuto per i figli d’Israele e non per i cagnolini. Questo infatti era il nome con cui venivano chiamati gli stranieri. Anzi, Gesù lo ha in qualche modo edulcorato. Erano i “cani” i siro fenici!
Ma quella donna lo ha “rigirato come un calzino”, si direbbe dalle nostre parti. Non si è arrabbiata, non se ne andata scocciata, non ha subito neppure passivamente l’umiliazione. Si è ripresentata a Gesù con questa frase “Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”. Gesù cede al disarmo e alla bontà. Con la guarigione della figlia della donna siro fenicia Gesù comincia ad allargare il suo ministero. Non è solo Israele che deve salvare, ma l’umanità intera!
Don Franco Mastrolonardo
http://www.preg.audio
Gesù risponde alla donna che gli ha chiesto il miracolo: lascia prima che si sazino i figli. L’apertura verso i pagani non significa l’abbandono della missione di Gesù a Israele, non significa il trasferimento della salvezza, ma c’è un “prima”: adesso cosa significhi questo prima, se è un “prima” solo cronologico, è l’avverbio prono, o è anche direi di primazia, prima di tutto. Comunque è un prima che non esclude. E’ un prima non è solo. Io credo che letta appunto sullo sfondo del problema serio che la comunità cristiana si stava ponendo, ci sento veramente l’attenzione di una comunità’ che da una parte cerca la fedeltà alle sue origine, dall’altra cerca la fedeltà alla storia, perché sta avvenendo che dei pagani riconoscono come Gesù il Signore. Credo che in questo contesto la donna rappresenti la donna al quadrato. E’ una donna, una pagana, ha una figlia indemoniata…più di così non è possibile. Quindi è la più lontana all’accesso alla tavola dei puri, perché…ricordiamoci che la tavola era un momento in cui la purezza dell’appartenenza doveva essere non soltanto garantita o ricordata attraverso le pratiche, le abluzioni, ma anche ci si poteva sedere a tavola con gli impuri, cioè con gli appartenenti al popolo. E’ stato uno dei problemi più forti… invece Gesù ha cominciato a mescolarsi, a cominciare dal battesimo.
Marinella Perroni, da “Uomini e profeti”
Marco 7,24-30 – Il racconto della guarigione della figlia della donna pagana è presente anche in Matteo ma qui, in Marco, ci sono meno particolari. Stupisce, però, l’insistenza che fa Marco sulla totale estraneità di questa donna dalla tradizione biblica: l’evento avviene a Tiro, quindi fuori dai confini di Israele, questa donna è siro-fenicia (due popoli storicamente nemici di Israele!) e parla pure in greco! In Israele la purezza e la santità erano inversamente proporzionali alla distanza dal tempio di Gerusalemme: già i galilei erano visti con sospetto, figuriamoci questa donna! Eppure Gesù la incoraggia e accetta la sua fede superstiziosa e superficiale: se il banchetto del Padre è rivolto anzitutto ai figli di Israele, anche i cagnolini possono sfamarsi delle briciole che cadono dalla mensa. Lasciamo a Dio giudicare il cuore delle persone, di coloro che, ancora oggi, consideriamo “lontani” solo perché non hanno fatto la nostra esperienza di fede. Non esistono “stranieri” agli occhi di Dio ma ogni uomo che cerca in sé risposta e consolazione può incrociare misteriosamente lo sguardo del Signore. Lasciamo a Dio il giudizio e siamo disponibili verso ogni uomo che oggi incontreremo!
Paolo Curtaz
Lectio di Silvano Fausti
“Non è bello prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”, dice Gesù, mettendo alla prova la fede della donna. Essa invece risponde che è bello per i cagnolini prendere almeno le briciole del pane dei figli.
Questo suo atteggiamento libera la potenza del Signore che le dice: “Per questa parola, va’: il demonio è uscito dalla tua figlia”. È una parola di umiltà e di fiducia, che, senza scoraggiarsi, riconosce la propria miseria e la misericordia del Padre.
Il presente racconto è tutto sul pane dei figli. Sciupato da questi, è raccolto dai cagnolini. Fuori immagine, dice il motivo per cui la salvezza passa da Israele, il popolo dei figli, ai pagani, chiamati “cani” (cf At 13,46). Nessuno può salvarsi da sé con la sua bravura umana o religiosa. La salvezza è l’amore; ma nessuno può amarsi da sé. È sempre grazia dell’altro.
Il pane (= la vita) del figlio è l’amore gratuito dei Padre. Chi, come Israele, vecchio o nuovo che sia, pensa gli spetti per diritto o per dovere, non lo incontrerà mai. Il pagano invece, che si ritiene escluso, è in grado di capire che è dono.
Il pane dei figli è il Figlio che ci dà la sua vita. Se i discepoli lo scambiano per un fantasma, questa donna sa che bastano poche briciole per salvare sua figlia.
È interessante notare che l’esorcismo è compiuto in assenza di Gesù. Riflette la situazione della Chiesa dopo pasqua, nella quale ormai la sua presenza è riconosciuta dalla fede nel pane.
Il brano precedente mostra la durezza di cuore di chi, con la legge, tiene legato il pane. Questo ne mostra la potenza, liberata dalla fede in esso. Essa c’è tra i pagani e manca tra i suoi. Questi hanno trasformato l’eucaristia in abitudine e indifferenza, o addirittura in privilegio che alimenta il proprio orgoglio. Noi, i duri di cuore, ci convertiremo quando accetteremo il pane dei figli come peccatori indegni, e lo condivideremo con tutti i fratelli, senza discriminazioni.
La donna pagana, unica finora a mangiarlo, serve a suscitare la gelosia dei figli, perché apprezzino il dono che a loro per i primi è stato offerto (Rm 11,11).
Gesù èchiamato per la prima e unica volta “Signore” (cf 5,19 e 11,3 dove è lui stesso a chiamarsi così). Sarà pure un altro pagano a proclamarlo Figlio di Dio (15,39). Non riconosciuto dal suoi, lo è solo dai lontani, che non accampano diritti. Infatti è amore, e, come tale, gratuito e senza condizioni. Chi crede di meritarlo, non lo può ricevere. Ciò che è meritato non è né senza condizioni, né gratuito, né amore.
Discepolo ècolui che, giudeo o meno, esprime la parola di fede inquesto pane dei figli, dato non per merito, ma per pura grazia di Cristo. La fede altro non è che il passaggio, nel nostro rapporto coi Signore, dall’economia dello stipendio a quella del dono.