Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario
Mc 7,14-23: Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.
Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Commenti
Lo interpreterei così: quello che entra dentro di noi, che sia materiale o che sia spirituale o culturale si verifica come lo elaboriamo a seconda di cosa poi esce. Faccio un esempio: quando gli Ebrei sono usciti dall’Egitto hanno ricevuto dagli Egiziani dei ponti d’oro, diciamo dei regali d’oro e questo oro ha avuto due direzioni poi nell’esodo, da una parte è diventato mishkan, cioè il tabernacolo in cui Dio parlava a Mosè, dove c’era anche l’arca, dove veniva conservata l’arca del decalogo …l’oro ricevuto in Egitto ha avuto due direzioni, una era quella di costruire il tabernacolo in cui Mosè entrava in dialogo, diciamo, con Dio, in cui era conservata l’arca santa col decalogo dentro, e l’altra è invece il vitello d’oro. Quello stesso oro che è stato assunto, assorbito dal popolo ebraico nell’esodo ha avuto due esiti. E quindi quello che entra dentro di noi, anche mangiando e assorbendo apporti culturali esterni può, avere due esiti e questi due esiti si verificano da che cosa esce da noi, quali sono le nostre elaborazioni quindi di questo apporto dall’esterno. Praticamente qui Gesù dice: non siate troppo chiusi, accettate….questa è la mia interpretazione…subite pure delle interferenze dall’esterno. L’importante è cosa ne fate, come le elaborate e questo si misura su come vi comportate dopo che avete assorbito questo.
Stefano Levi della Torre
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Questo lungo brano evangelico riporta una discussione tra Gesù e i farisei sull’osservanza di alcune prescrizioni riguardanti la purificazione. I discepoli di Gesù si sentivano “liberi” da queste norme rituali che, per altro, non erano dedotte dalla Scrittura ma, appunto, aggiunte dalla “tradizione degli antichi”. Inizialmente le disposizioni ricordate erano riservate ai sacerdoti; solo successivamente vennero estese a tutto il popolo. La disputa che nasce tra Gesù e i farisei si sposta subito su ciò che è puro e ciò che non lo è. Ma Gesù riporta il problema dell’osservanza delle norme sul suo punto nodale: il cuore. Il cuore, infatti, è la fonte dell’impurità. Dal cuore nascono i pensieri malvagi, le intenzioni impure, le decisioni cattive. E’ il cuore perciò che bisogna curare; è dal cuore che debbono essere sradicate le erbe amare ed è nel cuore che va accolta e custodita la Parola di Dio. Maria, la prima dei credenti, ce lo insegna fin dall’inizio. Essa, scrive il Vangelo, “custodiva nel cuore tutte queste cose”, tutte le cose che vedeva accadere a Gesù. Il Vangelo è la medicina che purifica il cuore e l’energia che lo muove.
Mons.Vincenzo Paglia
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Marco 7,14-23 – Gesù contesta l’interpretazione restrittiva della Legge che fanno i farisei. Contesta il fatto di mettere sullo stesso piano le norme che derivano dall’alleanza da tanti piccoli precetti osservati con scrupolo. L’idea dei farisei era che osservando tutte le prescrizioni (!) si era graditi al cospetto di Dio. Gesù, invece, ci ricorda che a Dio siamo graditi sempre, con o senza osservanza delle Leggi e che, eventualmente, le norme servono a farci vivere meglio, non a meritarci Dio che è gratis. Quelle che regolano la purità rituale, ad esempio, vengono ricondotte al loro significato profondo di regole di igiene alimentare, senza far diventare matte le persone. Ma, si sa, fatichiamo ad imparare e se le Leggi dell’Antico Testamento sono finite in soffitta, noi cattolici siamo stati bravi a ricreare tante piccole norme per sentirci la coscienza a posto. L’amore non è anarchico, si assume delle responsabilità, certo, e la fedeltà si manifesta anche nell’osservanza di alcune regole. Ma tutto e sempre nell’orizzonte di una manifestazione d’amore e non nell’illusione di metterci “in regola” davanti a Dio! Dio ci chiede di essere dei figli adulti e responsabilmente liberi, non dei fantocci!
Paolo Curtaz