Commento di Paolo Curtaz
al Vangelo della I Settimana del Tempo Ordinario

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I Settimana del Tempo Ordinario


20130717100004

Lunedì 10 Gennaio >
(Feria – Verde)
Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 1,1-8   Salmo 116   Mc 1,14-20: Convertitevi e credete nel Vangelo.
Martedì 11 Gennaio >
(Feria – Verde)
Martedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 1,9-20   1Sam 2,1.4-8   Mc 1,21-28: Gesù insegnava come uno che ha autorità
Mercoledì 12 Gennaio >
(Feria – Verde)
Mercoledì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 3,1-10.19-20   Sal 39   Mc 1,29-39: Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie.
Giovedì 13 Gennaio >
(Feria – Verde)
Giovedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 4,1-11   Sal 43   Mc 1,40-45: La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
Venerdì 14 Gennaio >
(Feria – Verde)
Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 8,4-7.10-22   Sal 88   Mc 2,1-12: Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.
Sabato 15 Gennaio >
(Feria – Verde)
Sabato della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 9,1-4.10.17-19; 10,1   Sal 20   Mc 2,13-17: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
Domenica 16 Gennaio >
(DOMENICA – Verde)
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Is 62,1-5   Sal 95   1Cor 12,4-11   Gv 2,1-11: Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 1,14-20: Convertitevi e credete nel Vangelo.

Ha bisogno di collaboratori, il Signore, per annunciare il Vangelo. Li va a cercare mentre lavorano, sulla riva del mare, dopo avere iniziato il suo ministero nelle terre della Decapoli, ai confini di Israele. E di nuovo parliamo di confini fra terra e lago, fra terra e mare. Il mare: luogo misterioso e inaccessibile per gli ebrei, poco avvezzi alla navigazione. È sui confini che Dio chiama, alla fine di una infruttuosa giornata di lavoro. Non alla fine di un percorso di formazione o di uno sfavillante pellegrinaggio, ma nella quotidianità del lavoro manuale. E chiede ai primi discepoli di seguirlo per diventare pescatori di uomini. Di solito non accade così: è il discepolo che si cerca un Maestro che gli aggrada. Gesù, invece, ci viene a chiamare là dove siamo per tirar fuori umanità da noi stessi e dalle persone che incontriamo. Umanità: in questo mondo sempre più insensibile e brutale i cristiani devono eccellere nel vivere le qualità che contraddistinguono e nobilitano la razza umana. Per farlo, però, occorre che noi abbandoniamo qualcosa, che lasciamo quelle reti che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di crescere che smettiamo di riparare ciò che ci imprigiona e ci impedisce di essere davvero liberi.

Martedì della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 1,21-28: Gesù insegnava come uno che ha autorità

Il primo miracolo compiuto da Gesù, in Marco, è la guarigione di un indemoniato nella sinagoga. Indemoniato che partecipa tranquillamente alla preghiera, come se niente fosse. Come se Marco volesse dire alla sua comunità: per poter accogliere il vangelo dobbiamo anzitutto purificare la nostra Chiesa. Da cosa dobbiamo purificarci? Dal pensare che Gesù non c’entri nulla con noi, che Dio ci rovina invece di realizzarci, e dal ridurre la fede alla sola conoscenza. Tutti modi scorretti di intendere la fede stessa e che, pure, anche noi viviamo ancora oggi. Molti fra noi vivono come se Dio non avesse nulla a che fare con la propria vita, riducendo la fede ad un angolo settimanale da cui tirar fuori un po’ di devozione. Altri, poi, sono convinti che Dio è venuto apposta per impedirci di gioire e di godere, giudice severo ed intransigente che tutto scruta e punisce, vero avversario dell’uomo. Altri ancora, invece, riducono la fede al “sapere”: conoscono le verità della fede che, però, non scalfiscono la loro vita. La prima conversione che siamo chiamati a fare è interna alla Chiesa, a noi: prima di annunciare il Cristo, siamo chiamati noi stessi ad accogliere il suo annuncio anche se pensiamo di essere già sufficientemente cristiani…

Mercoledì della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 1,29-39: Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie.

La suocera di Pietro viene guarita e serve il Signore. Se siamo guariti interiormente è per servire. La Chiesa serve il suo Maestro che si mette alla soglia per annunciare il Regno. Non è più nella sinagoga, l’annuncio, ma sulla soglia, ai bordi, al confine, ai margini, per strada… La gente accoglie la Parola che cambia la vita e gioisce: Gesù opera miracoli di conversione. Il segreto dell’energia di Gesù è nella preghiera, intimo colloquio col Padre che gli permette di entrare in contatto con tante persone con verità e attenzione. Imparassimo da Gesù a ritagliare del tempo per stare con Dio! E meno ne abbiamo e più siamo invitati a trovarlo per poter stare con colui che illumina le nostre coscienze e le nostre scelte! Una preghiera silenziosa, intensa, autentica, ci permette di affrontare la giornata con un altro spirito. Pietro, scocciato, raggiunge Gesù, come a richiamarlo ai suoi doveri: ora che a Cafarnao lo aspettano, occorre che si coltivi la nascente comunità. Ma Gesù non vuole essere rinchiuso, nemmeno nella sua comunità, e chiede di andare altrove per annunciare il Regno. Che la Chiesa, come il suo Maestro, abbia il coraggio di portare il Vangelo nelle strade!

Giovedì della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 1,40-45: La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Gli studiosi lo chiamano il segreto marciano. È la strana attitudine di Gesù, nel vangelo di Marco, di invitare pressantemente i miracolati a tacere. L’esatto contrario di una buona strategia di marketing. I biblisti hanno studiato lungamente questo aspetto, proponendo diverse soluzioni. Probabilmente Marco/Pietro non vuole che ci si avvicini alla fede per i miracoli e, allora, Gesù tende a usare poco i miracoli e ancor meno a pubblicizzarli. La cosa è più che verosimile: Gesù compie pochi miracoli e l’evangelista Giovanni non li chiama nemmeno “miracoli” ma “segni”. Quanto è fragile una fede fondata sui miracoli! Quanto è fredda una fede che cerca di corrompere Dio modificando le leggi della natura che egli ha creato! Dal mio punto di vista aggiungo un’altra ragione, meno scientifica e più mistica. Pietro, che suggerisce a Marco cosa scrivere, sa bene cosa significa fare grandi proclami di fede nel tempo sbagliato. Pietro ha professato Gesù Messia e Signore ma, sotto la croce, ha negato di conoscerlo. È come se ci volesse dire: non proclamate che Gesù è Signore, anche se siete stati guariti, prima di aver sperimentato il vaglio della croce…

Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 2,1-12: Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.

Parla di Dio, il falegname di Nazareth. E guarisce le persone, pare. La curiosità attorno a lui cresce di giorno in giorno. E scuote le coscienze con quelle parole pronunciate con autorevolezza, senza arroganza. Anche i suoi più stretti collaboratori sono spiazzati: Gesù non ama i complimenti e fugge la gloria, ordina ai miracolati di tacere. Un originale che, in fondo, fa del bene, nulla di troppo preoccupante. Fino a quando non guarisce quel paralitico, a Cafarnao. La malattia era la conseguenza del peccato, lo sapeva bene la gente, nonostante Giobbe avesse scritto un intero libro (sacro) per smentire quella diceria. Un paralitico porta i pesi dei peccati dei suoi genitori; logica ferrea, anche se Dio ne viene fuori piuttosto male. Gesù perdona i suoi peccati, perché la paralisi della rabbia è più forte di quella del corpo. Dio solo può perdonare, pensano (non hanno nemmeno il coraggio di parlare!) i devoti. Esatto. Ma non traggono le conseguenze della loro affermazione: allora, chi è quest’uomo? Gesù passa dalle parole ai fatti, la guarigione interiore, ora, deborda all’esterno con grande stupore di tutti. Che il Signore, oggi, ci guarisca da ogni paralisi!

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario
Mc 2,13-17: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

La guarigione del paralitico come manifestazione del perdono dei suoi peccati ha turbato gli animi dei benpensanti. Ma non è finita, il meglio deve ancora venire. La religione ebraica divideva il mondo in due parti distinte, poneva dei confini invalicabili: ciò che appartiene a Dio, che è puro, e ciò che non gli appartiene, che è impuro. Distinzione precisa, ossessiva, che declinava questi confini attraverso un’infinita serie di regole. Certi mestieri erano impuri, allontanavano da Dio in maniera irrevocabile. Fra questi, il primo, era la raccolta delle tasse per conto dei romani. Impuri perché collaborazionisti, perché ladri e perché idolatri, manipolando le monete recanti l’effige di Cesare, i pubblicani erano considerati lontani da Dio, odiati e temuti. Ed è proprio uno di loro che Gesù chiama ad essere discepolo e ad abbandonare la propria attività perché, ci ricorda, il medico non deve occuparsi dei sani, ma dei malati. Ricordiamocelo nella Chiesa, quando dividiamo il mondo in credenti o meno, praticanti o meno, devoti o meno, non rimettiamo gli steccati che il Signore è venuto ad eliminare per creare un nuovo tipo di uomo: il discepolo.