Il saper incassare è una delle caratteristiche di un bravo pugile, il quale non può mai permettersi di cadere, pena la sconfitta. Deve rimanere in piedi. Ecco, questo ci chiede Gesù: di rimanere in piedi nonostante tutto.

Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
Lc 21,12-19: Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

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La perseveranza è strumento necessario alla salvezza, dice Gesù. Questa immagine del Vangelo mi da l’idea di un pugile che sul ring viene continuamente colpito. Eppure il saper incassare è una delle caratteristiche di un bravo pugile, il quale non può mai permettersi di cadere, pena la sconfitta. Deve rimanere in piedi. Ecco, questo ci chiede Gesù: di rimanere in piedi nonostante tutto. Nonostante la persecuzione e nonostante i tradimenti. E non i tradimenti lontani, ma quelli di casa nostra: genitori, amici, fratelli. Incredibile. Botte di questo genere metterebbero ko qualsiasi uomo. Invece Gesù ci chiede di stare dentro questa lotta impari, così come ha fatto Lui. Anche Lui, perseguitato e tradito dai suoi discepoli, non ha abbassato la testa e l’ha rialzata trionfalmente il giorno della Resurrezione. E non è andato perso niente: neppure i capelli del suo capo. Nell’aldilà ritroveremo tutto di noi. Tutto ciò che abbiamo difeso strenuamente, incassando sì i colpi del nemico, ma mai perdendo la dignità dei figli.

Franco Mastrolonardo
http://www.preg.audio


Si potrebbe dire che la sfida principale, che attraversa pure la vita di ciascuno di noi, è quella, appunto, di rimanere ritti, retti, eretti senza mai cedere alla facilità di acconsentire alla tendenza di piegarci come bestie verso la terra. Siamo chiamati a vivere e – in caso ci fosse richiesto – a morire andando a testa alta non perché ci si creda alcunché, ma perché consci di come in verità la nostra «patria è nei cieli» (Fil 3,20). Anche per noi vale il discernimento a cui furono assoggettati i soldati di Gedeone: «quanti lambiranno l’acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una parte» (Gdc 7,5), per essere chiaramente e senza scrupolo esclusi dalle battaglie del Signore. Anche per noi vale la duplice parola del Signore Gesù: «sarete odiati da tutti» (Lc 21,17), ma
«con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (21,19).
Perseverare significa tenere teso l’arco dell’amore anche quando l’odio diventa palpabile e asfissiante. Perseverare significa respirare sempre dal più profondo della nostra più remota interiorità senza lasciarci – in nessun modo – contaminare dalla paura, cosicché la persecuzione diventerà – suo malgrado – «occasione di rendere testimonianza» (21,13). Quella che il Signore ci richiede è una testimonianza piena, senza tentennamenti e senza cedimenti. Non basta rimanere «ritti» (Ap 15,2), bisogna pure cantare «accompagnando il canto con le arpe divine». Forse – soprattutto nel nostro tempo così bisognoso di speranza – ciò che rischia di mancare più d’ogni altra cosa a noi che ci diciamo “cristiani” è proprio un’arpa… qualcosa che stemperi le paure e accompagni la marcia dell’umanità tutta verso la gioia. Per tutto ciò bisogna avere cuore! Lasciamoci toccare da questa parola di Agostino: «Ciascuno consideri se il suo cuore non sia troppo stretto». E qualora fosse così, non ci resta che dilatarlo attraverso la musica dell’amore che sa pizzicare tutte le corde di ogni cuore e che sa portare a compimento ogni desiderio di bene.

M.D. Semeraro
http://www.nellaparola.it


Una cosa negativa e brutale, essere condotti davanti ai tribunali, essere perseguitati, diventa l’occasione per manifestare la potenza di Dio, per parlare del vangelo, per annunciare l’inatteso volto di Dio. Gesù è davvero straordinario nel suo ottimismo! Ma ciò che dice è assolutamente vero: senza essere degli eroi, senza essere particolarmente preparati o bravi, senza avere lauree e dottorati in teologia possiamo dare testimonianza al Signore con la nostra fede e le nostre parole anche in contesti di disagio e di persecuzione. E tale testimonianza, da sempre, porta a nuove conversioni, a nuove scoperte, a nuovi cristiani. Stiamo vivendo un momento in cui l’odio verso i cristiani cresce esponenzialmente e non solo nei paesi musulmani ma anche nella nostra Europa tollerante con tutti eccetto con gli insopportabili cristiani! Forse succederà di dover rendere testimonianza al Signore con la vita, Dio non voglia. E non sappiamo se saremo in grado di mettere la sua Parola al centro e di essere capaci di rendergli onore con le nostre parole e i nostri gesti. Certamente lo saremo se fin da ora spalanchiamo il nostro cuore all’accoglienza ardente della sua presenza…

Paolo Curtaz