XXX settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz
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Lunedì 24 Ottobre > (Feria – Verde) | Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Ef 4,32-5,8 Sal 1 Lc 13,10-17: Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato? |
Martedì 25 Ottobre > (Feria – Verde) | Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Ef 5,21-33 Sal 127 Lc 13,18-21: Il granello crebbe e divenne un albero. |
Mercoledì 26 Ottobre > (Feria – Verde) | Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Ef 6,1-9 Sal 13 Lc 13,22-30: Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio. |
Giovedì 27 Ottobre > (Feria – Verde) | Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Ef 6,10-20 Sal 143 Lc 13,31-35: Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. |
Venerdì 28 Ottobre > (FESTA – Rosso) | SANTI SIMONE E GIUDA Ef 2,19-22 Sal 18 Lc 6,12-19: Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli. |
Sabato 29 Ottobre > (Feria – Verde) | Sabato della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) Fil 1,18-26 Sal 41 Lc 14,1.7-11: Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. |
Domenica 30 Ottobre > (DOMENICA – Verde) | XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) Sap 11,22-12,2 Sal 144 2Ts 1,11-2,2 Lc 19,1-10: Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. |
Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,10-17: Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?
Si vergognano, i detentori del potere religioso, arrossiscono davanti alle loro assurde elucubrazioni, le loro sconclusionate riflessioni teologiche che presentano un Dio feroce e incomprensibile. E fanno benissimo a vergognarsi. Esulta, la folla, perché finalmente vede il vero volto di Dio. Non un Dio che contabilizza le loro colpe, che impone insopportabili pesi, che chiede senza donare. Esulta, perché Dio guarisce senza guardare al calendario, senza seguire imperscrutabili precetti. E fa benissimo ad esultare. Gesù svela il volto di un Dio che mette l’uomo al centro, non il precetto, che desidera il bene del discepolo. E Gesù insiste, argomenta con la Legge a chi si nasconde dietro la Legge perché non sa argomentare. Anche il più devoto sacerdote e il più pio fariseo portano ad abbeverare il proprio animale da soma il giorno di sabato, e perché Gesù non può “sciogliere” questa donna dal suo legame nefasto per portarla ad abbeverarsi alle acque limpide dell’amore del Padre? Che il Signore ci aiuti a non nasconderci dietro le piccinerie degli uomini per proporre sempre la sua Legge che è fatta per la vita e per l’uomo!
Martedì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,18-21: Il granello crebbe e divenne un albero.
Un seme di senape, un po’ di lievito da mettere nella farina, ecco cos’è il Regno. Poca cosa, minuzia, un’apparenza insignificante. Ma il granello di senape, piccolo da sembrare polvere, diventa un grande albero. E poco lievito fa lievitare la farina che diventa pane in abbondanza. Quante volte ci lamentiamo di essere poca cosa nella società. Certo: in teoria viviamo in un paese cristiano, zeppo di simboli religiosi, di valori evangelici. Ma poi, guardando con disincanto, ci rendiamo conto che non è sempre così, che, spesso, dietro l’abitudine e l’apparenza c’è ben poca cosa… E allora vai con le geremiadi, con i parroci che si lamentano della poca risposta della gente del quartiere (e hanno ragione, poveri!, funzionari strattonati da tutte le parti, chiamati a fare tutto e, se avanza tempo, a parlare di Gesù!), dei catechisti che piangono perché i bambini arrivano senza alcun riferimento di fede (altrimenti perché verrebbero?), dei devoti che accusano la Chiesa di aver perso la fede… Il problema non è che ci siano pochi cristiani ma che noi siamo poco cristiani. Non c’è bisogno della folla per evangelizzare, l’importante è che il lievito faccia lievitare la pasta!
Mercoledì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,22-30: Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Della salvezza non c’è garanzia, né certezza. Meglio così. Al tempo di Gesù i farisei erano convinti di meritarsi la salvezza come premio perché il credere coincideva col fare, con l’osservare i precetti fin nelle più piccole minuzie. Gesù, grazie al cielo, smonta questa presunzione e ricorda a tutti che non basta sentirsi giusti per esserlo davvero. E che, a dirla tutta, il modo di intendere la giustizia da parte di Dio è piuttosto diverso rispetto al nostro, soprattutto da quello dei sé dicenti devoti i quali, talvolta, confondono il moralismo con la morale. Tant’è: tutto sembrerebbe chiaro ma ci sono ancora dei simpaticoni che si appellano a qualche devozione per affermare con assoluta convinzione che è sufficiente osservare una serie di pratiche per avere certezza della salvezza. Santa pazienza! Non scherziamo con queste cose, vigiliamo su noi stessi, non prendiamo scorciatoie né diventiamo i furbetti del cristianesimo. È una cosa seria la salvezza, impegna tutte le nostre forze per tutta la nostra vita e fino all’ultimo non sappiamo se saremo diventati capaci di avere un cuore sufficientemente pronto per accogliere la pienezza dell’amore di Dio. Vegliamo, allora.
Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,31-35: Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Erode vuole far uccidere Gesù. Ti pareva! Non gli è bastato togliere di mezzo il Battista, ora è uno dei seguaci del Battista, il Nazareno, che lo tormenta. Sempre i potenti risolvono i problemi in questo modo: togliendo di mezzo chi li provoca, allora come oggi. Sono cambiati i metodi, ma l’arroganza è la stessa. La risposta di Gesù è sibillina: non sarà Erode a decidere l’ora della sua morte. Erode, una volpe (animale negativo in Israele che non indica la furbizia come per noi oggi), non è che una piccola pedina nel grande progetto di Dio. Così accade nella logica divina: coloro che si credono potenti e che pensano di avere il controllo della situazione sono, in realtà, dei piccoli uomini che oggi ricordiamo solo perché hanno avuto a che fare con un oscuro asceta e un falegname che si fece profeta. Davanti a tanta ostilità il cuore di Gesù sanguina: addolorato Gesù riconosce che il suo messaggio subisce violenza e l’odio nei suoi confronti si sta facendo insostenibile. Gesù avrebbe preferito un altro epilogo, non certo ciò che sta per accadergli. Ma in certe occasioni l’unico modo per manifestare la verità delle cose in cui si crede è quello di andare fino in fondo alle proprie decisioni…
Venerdì 28 Ottobre (FESTA – Rosso) SANTI SIMONE E GIUDA
Lc 6,12-19: Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.
La festa degli Apostoli ci dà l’occasione di acquistare maggiore consapevolezza delle due imprescindibili dimensioni della Chiesa, che è corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e non può essere l’uno senza l’altro. E un’illusione credere di poter ricevere lo Spirito Santo senza far parte del corpo di Cristo, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve nel corpo di Cristo. La Chiesa come corpo di Cristo ha anche un aspetto visibile: per questo Gesù scelse i Dodici e sceglie nel tempo i loro successori, a formare la struttura visibile del suo corpo, quasi continuazione dell’incarnazione. Appartenendo al suo corpo, possiamo ricevere il suo Spirito ed essere intimamente uniti a lui in un solo corpo e in un solo Spirito.
La prima lettura, dalla lettera agli Efesini, esprime bene queste due dimensioni. “Siete edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù”: è l’aspetto visibile del corpo di Cristo, che è un organismo con la propria struttura. E in Cristo “la costruzione cresce ben ordinata”:
ogni membro ha la propria funzione e il proprio posto. Scrive Paolo più avanti nella stessa lettera: “E lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori…”. Ognuno ha ricevuto la grazia “secondo la misura del dono di Cristo”. Ed ecco la seconda dimensione, invisibile: “In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”.
Anche nella prima lettera ai Corinzi Paolo mette in evidenza lo stesso concetto: “I vostri corpi sono membra di Cristo… Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo” (6,15.19).
La liturgia, oggi, ci invita a celebrare la festa di due apostoli di cui sappiamo ben poco: Simone e Giuda. Sono nominati alla fine della lista dei Dodici, e di loro sappiamo ben poco. Come se le loro vite, le loro esperienze fossero poco significative rispetto alla grande testimonianza data al Signore. Siamo abituati, nel nostro tempo, a dover combattere per emergere dall’anonimato. È splendido pensare a delle persone che, invece, non hanno voglia di apparire, mettendosi in secondo piano rispetto alla grandezza del messaggio che portano! Di Simone è detto che è uno zelota. Gli storici dibattono sul significato di questo termine: è possibile che fosse un credente molto zelante oppure che appartenesse al gruppo terrorista degli zeloti. Giuda è soprannominato “Taddeo” che significa “il magnanimo” cioè colui possiede una grande bontà e l’unico suo intervento, durante l’ultima cena, riguarda il fatto che Gesù si è manifestato solo agli apostoli e non agli altri e gli viene detto che così accade perché essi diventino dei testimoni. E testimoni credibili lo sono stati se noi, oggi, abbiamo ricevuto il vangelo grazie a uomini e donne come Simone e Giuda!
Venerdì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 14,1-6: Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?
Di nuovo il vangelo ci parla di un miracolo che mette in discussione l’interpretazione severa e zelante degli ultras della fede: la guarigione di un idropico nel giorno di sabato, come qualche giorno fa abbiamo letto della guarigione della donna curva, mette in crisi la rigida disciplina del sabato. Nato come il giorno del riposo (gli schiavi non riposano mai!), giorno che ricorda all’ebreo e all’uomo che è fatto per la festa, che lo riporta all’origine, che ne esalta l’immensa dignità, il riposo sabbatico era diventato, attraverso una fitta rete di casistiche esasperanti, una vera e propria trappola per chi voleva vivere una vita normale. Gesù contrappone l’interpretazione rigida del riposo sabbatico allo sguardo amorevole della guarigione dell’idropico. La legge, come capirà a proprie spese lo zelantissimo san Paolo, rischia di diventare inumana se non è a servizio dell’uomo, così come Dio l’ha voluta. Perciò Gesù supera la legge, non per fare l’anarchico, ma per riportarla alla sua origine: la legge è donata all’uomo perché esso recuperi dignità e vita. I farisei, paradossalmente, pensano che l’osservanza faccia piacere a Dio e “meriti” una salvezza che, invece, è donata gratuitamente!
Sabato della XXX settimana del Tempo Ordinario
Luca 14,1.7-11: Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
Se siamo troppo pieni di noi stessi non c’è posto per Dio! Questo Gesù insegna all’attonito fariseo che lo ha coraggiosamente invitato, e a noi. È vero: se ci sentiamo particolarmente speciali e migliori degli altri rischiamo di occupare tutto lo spazio a disposizione… ma anche chi vive nella continua svalutazione di sé, in fondo, occupa tutto lo spazio con una visione negativa. Possiamo essere pieni del nostro ego spirituale, il più difficile da estirpare! Gesù ci suggerisce di crescere nell’umiltà, di vivere con la consapevolezza del limite, senza diventare il gigante dei nostri sogni o il nano delle nostre paure. L’umiltà è un dono e una conquista, un equilibrio che si raggiunge nella consapevolezza e con grande senso dell’ironia. Attenti bene, però: molti pensano di non valere nulla, di essere delle brutte persone e, pensandolo, credono di essere umili… Ma quella non è umiltà, è depressione! L’umiltà è un atteggiamento che richiama la parola che la identifica: l’humus . L’umiltà è una terra feconda che fa crescere gli alberi. Terra: segno di concretezza, senza esagerare, senza scoraggiarsi. Feconda: la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre qualità porta molti frutti!