Vangelo del giorno

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Commento

Nel Vangelo, il Signore Gesù, proprio «mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva» (Lc 9,43), invita i suoi discepoli a non cedere al fascino dei suoi gesti, ma ad aprirsi profondamente e veramente al loro significato più vero e profondo, maturando la capacità di accogliere e assumere le conseguenze dei suoi gesti d’amore e di tenerezza, di predilezione per i più poveri e i più sfortunati:

«Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» (Lc 9,44).

Dietro questo grave annuncio si cela un annuncio ancora più grande: l’amore si consegna e sa godere e gioire fino in fondo della propria disponibilità e volontà di darsi. Tutto ciò non può non incutere timore, eppure tutto ciò dovrebbe far maturare in noi un desiderio e una capacità di amore sempre più grande, tanto da essere in grado di assumere le conseguenze più dure e difficili.
La nostra vita è un passaggio che, solo alla sequela del Signore Gesù, può trasformarsi in una vera Pasqua. Il primo passo è proprio quello di assumere la logica della Pasqua senza timore e nella libertà del cuore. Mentre i discepoli non «ne coglievano il senso e avevano timore di interrogarlo su questo argomento» (Lc 9,45), a noi è richiesto di dialogare con Gesù – come fecero Mosé ed Elia sul monte della trasfigurazione – del suo e del nostro «esodo» (9,31). La saggezza che propone il Signore non garantisce né il successo e neanche quella riconoscenza e riconoscimento che ci aspetteremmo giustamente dai nostri fratelli. Il Signore «ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo» (2Tm 1,10 – Canto al Vangelo) e questo vangelo si riassume in una parola: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» (9,44). E noi con Lui, se vogliamo essere come Lui, siamo chiamati a superare, anzi ad assumere quel «timore» (Lc 9,45) che attraversa il cuore e la mente dei discepoli. Come loro siamo chiamati a confrontarci con la decisa presa di posizione del Signore Gesù davanti al mistero della propria vita offerta fino all’ultimo e senza nessun ripensamento.

M.D. Semeraro
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