XXII settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz
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Gesù chiude il rotolo del profeta Isaia e si siede, come fanno i rabbini per insegnare. Poi annuncia che la profezia si è conclusa. La reazione dei presenti è feroce, rabbiosa. Perché? Tutti conoscevano quel rotolo, ogni sabato, a turno, si leggevano gli stessi passi. Agli esperti di Scrittura non sfugge che Gesù tronca la frase di Isaia a metà. Il periodo conclude così: “e a predicare un giorno di vendetta per il nostro Dio” (Is 61,2). Gesù non lo legge, lo tronca. Si ferma all’anno di grazia. Nessuna vendetta, nessun riscatto spettacolare contro gli oppressori politici. Nessun riscatto del nazionalismo ebraico.
Lunedì 29 Agosto > (Memoria – Rosso) | Martirio di San Giovanni Battista Ger 1,17-19 Sal 70 Mc 6,17-29: Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista. |
Martedì 30 Agosto > (Feria – Verde) | Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) 1Cor 2,10-16 Sal 144 Lc 4,31-37: Io so chi tu sei: il santo di Dio! |
Mercoledì 31 Agosto > (Feria – Verde) | Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) 1Cor 3,1-9 Sal 32 Lc 4,38-44: È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato. |
Giovedì 1 Settembre > (Feria – Verde) | Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) 1Cor 3,18-23 Sal 23 Lc 5,1-11: Lasciarono tutto e lo seguirono. |
Venerdì 2 Settembre > (Feria – Verde) | Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari) 1Cor 4,1-5 Sal 36 Lc 5,33-39: Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno. |
Sabato 3 Settembre > (Memoria – Bianco) | San Gregorio Magno 1Cor 4,6-15 Sal 144 Lc 6,1-5: Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito? |
Domenica 4 Settembre > (DOMENICA – Verde) | XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) Sap 9,13-18 Sal 89 Fm 1,9-10.12-17 Lc 14,25-33: Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. |
Lunedì 29 agosto – Martirio di San Giovanni Battista (Memoria – Rosso)
Mc 6,17-29: Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.
Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fece decapitare (Mc 6,17-29). Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: «Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3,29-30). Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore (Gv 1,35-40).
Ultimo profeta e primo apostolo, egli ha dato la sua vita per la sua missione, e per questo è venerato nella Chiesa come martire.
Fin dal sec. V il 29 agosto si celebrava a Gerusalemme una memoria del Precursore del Signore. Il suo nome si trova nel Canone Romano.
Oggi la Chiesa celebra il martirio di Giovanni il Battista, il più grande uomo mai vissuto, secondo Gesù. Ancora oggi la sua coerenza e la sua testimonianza ci incoraggiano sulle strade della fede.
Così muore ucciso Giovanni. Schiacciato dalla debolezza di un re burattino che non vuole sfigurare davanti ai suoi commensali. Un gigante che viene ucciso da una formica, Erode Antipa, pavido lussurioso che, pur ascoltando volentieri il Battista, non sa convertirsi, non sa difendersi davanti al subdolo strapotere della sua amante, infastidita dalla franchezza delle parole del profeta scomodo. Così viene ucciso un grande, per opera di un fantoccio di cui non resterebbe traccia nella storia, se non avesse fatto fuori il più grande fra i profeti. Giovanni aveva un compito: preparare la strada al Messia. E lo aveva svolto con ardore e passione, con coerenza e convinzione. Fino quasi a perdere la fede, scosso com’era stato dalla logica di Dio che manda sulla terra un Messia umile e compassionevole. Grande Giovanni, che sa mettersi in discussione fino in fondo, ancora dal carcere, cercando una risposta al suo inquieto vagare. Immenso profeta che ha saputo attrarre a sé nel deserto, folle in attesa di un’indicazione. Grande amico che intercede per noi e per tutti coloro che subiscono ingiustizia e violenza!
Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 4,16-30: Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
Gesù, nella sinagoga di Nazareth, a casa sua, rischia la pelle. I suoi concittadini e i suoi famigliari proprio non hanno gradito la sua uscita durante la preghiera liturgica. Si è addirittura attribuito un brano profetico di Isaia, come se lo riguardasse. Un po’ troppo per uno che tutti conoscono, molti hanno in casa qualcuno dei lavori suoi e di suo padre. Chi si crede di essere? Da dove gli vengono queste parole? Perché si è montato la testa? Certamente il Messia verrà dalla casa di Davide, avrà il piglio regale che conviene, non certo l’andatura dimessa di un falegname… Quanto siamo ciechi! Siamo sempre pronti a dettare le condizioni a Dio per presentarsi, per esserci, per comunicare con noi. Gesù, paradossalmente, viene accusato di essere troppo poco religioso, poco ?profetico?, poco rispondente agli stereotipi che portiamo nel cuore. Spalanchiamo il nostro cuore alle sorprese di Dio! Prepariamo il nostro cuore ad accogliere le novità di Dio, a raggiungerci nei modi, nei tempi e nei momenti che lui decide, non certo noi. Se il nostro cuore si rende disponibile, diventeremo capaci di riconoscerlo là dove meno ce lo aspettiamo…
Perdono e conversione. Queste le due cifre dell’annuncio. La Parola si è chiusa, il libro viene arrotolato. Gesù si è permesso di correggere la Parola. Questo è troppo. Chi si crede di essere questo falegname? Gesù interagisce, cita la Scrittura, spiega come sia difficile fare i profeti in casa propria, e che solo degli stranieri, come la vedova di Zarepta e Naaman il Siro, hanno saputo riconoscere profeti grandi come Elia ed Eliseo. E si scatena il putiferio. All’iniziale sconcerto subentra l’offesa e la permalosità. Ma come si permette? Ma chi si crede di essere questo presuntuoso?
Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 4,31-37: Io so chi tu sei: il santo di Dio!
È nella sinagoga a pregare, l’indemoniato: veste come tutti, si comporta come tutti, è un buon fedele, all’apparenza. Ma la visione di Gesù lo scatena e manifesta tutta la rabbia che porta nel cuore: insulta Gesù, sa bene che egli è il Santo di Dio, non c’entra nulla con lui, è venuto per rovinargli la vita. Luca, con questo racconto, ci dice qualcosa di inquietante: è demoniaca una fede che si ferma al sapere senza contaminare la vita, demoniaca una fede che non fa entrare Dio nella quotidianità, demoniaca una fede che vede Dio come un avversario venuto per rovinare la bella vita peccaminosa che vorremmo fare… Non basta frequentare una chiesa per essere credenti e la prima conversione che siamo chiamati ad operare è all’interno delle nostre comunità, nella nostra Chiesa. Il rischio di vivere una fede sbagliata è sempre presente in noi ma l’autorevolezza di Gesù ci guarisce, ci sana, ci converte, ci cambia nel profondo. Lasciamo che la sua Parola autorevole, oggi, evidenzi i modi sbagliati che abbiamo di vivere la fede e diventiamo finalmente discepoli come egli vuole… La prima conversione da operare è in noi stessi!
Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 4,38-44: È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.
Non è più la sinagoga il luogo dell’incontro con Dio, ma la casa. E nella casa in cui Dio sceglie di abitare avviene il primo miracolo: la suocera di Pietro è guarita per servire. La comunità dei cristiani è guarita per servire i fratelli che premono alla soglia. È la soglia il luogo dell’evangelizzazione, il luogo dell’annuncio. La Chiesa è chiamata a diventare la soglia fra il mondo e Dio. Gesù, rubando tempo al sonno, si ritira in preghiera per trovare forza nel Padre: più siamo travolti dalle cose da fare e più dobbiamo avere il coraggio di trovare del tempo per stare con Dio e vivere di Lui. La preghiera prolungata lo porta ad una decisione: non resterà a Cafarnao dove, pure, ora è famoso e la sua opera efficace, ma andrà per altri villaggi della Giudea. Anche noi siamo chiamati ad imitare il Signore: a diventare soglia di accesso a Dio, proprio perché guariti nel profondo, ad attingere la forza del nostro annuncio da una prolungata preghiera quotidiana, ad annunciare il Signore ovunque, senza costruirci un piccolo feudo in cui rassicurarci a vicenda diventando dei piccoli professionisti del sacro. Aria, gente, imitiamo il Signore e facciamo uscire il vangelo dalle sacrestie impolverate!
Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 5,1-11: Lasciarono tutto e lo seguirono.
Ci raggiunge sempre alla fine delle nostre notti, il Signore. Ci raggiunge alla fine delle nostre notti e dei nostri incubi, ci raggiunge quando siamo stanchi e depressi. Ci chiede un gesto di fiducia, all’apparenza inutile, ci chiede di gettare le reti dalla parte debole della nostra vita, di non contare sulle nostre forze, sulle nostre capacità, ma di avere fiducia in lui. Pietro lo fa e accade l’inaudito. Le reti si riempiono, il pesce abbonda, la barca quasi affonda. Il miracolo è sempre un evento ambiguo, interpretabile in modi molto diversi, talora contrastanti. Il miracolo consiste nel fatto che Pietro vede in quella pesca un segno straordinario. Il miracolo è sempre nel nostro sguardo, Dio continua a riempire di miracoli la nostra vita. E noi non li vediamo. È turbato, ora, il pescatore. Che sta succedendo? Si butta in ginocchio, prima di arrendersi: «Non sono capace, non sono degno». È la scusa principale tirata fuori da tutti quelli che, per un istante, sfiorano Dio: non sono all’altezza, sono un peccatore. Siamo sempre lì, inchiodati al nostro becero e rancido moralismo: lasciamo fare a Dio! Pensiamo che Dio voglia farci superare un esame, che ponga delle condizioni. No, sbagliato: siamo noi a porre delle condizioni, non Dio.
Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 5,33-39: Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
È difficile convertirsi, siamo onesti, tanto più difficile quando siamo convinti di essere nel giusto e di avere bisogno, al massimo, di una piccola revisione di facciata. La Chiesa, poi, noi Chiesa, su questo siamo abilissimi: appellandoci ai principi assoluti e alla Tradizione continuiamo a reiterare le tradizioni che sono le nostre piccole abitudini portate avanti con pigrizia, invece di convertirci sul serio. Così anche fanno i contemporanei di Gesù, i superdevoti, che fanno le pulci ai discepoli accusati di essere poco devoti e poco religiosi… Buffo: hanno pesantemente criticato il Battista e ora rimpiangono la sua ascesi e la sua severità. Gesù non prende molto sul serio queste critiche e invita tutti a guardare oltre, in alto: è una festa di nozze la sua presenza, chi mai potrebbe pensare di mettersi a dieta in quel giorno? Ciò che Gesù chiede ai farisei e a noi è un radicale cambiamento di mentalità: l’esperienza di fede come esperienza gioiosa totalizzante dell’incontro con lo Sposo che è Dio! Tutto il resto ruota intorno a questa scoperta, inutile mettere dei tacconi, delle toppe, alla vecchia idea di Dio, meglio prepararsi ad indossare l’abito della festa!
Sabato 3 Settembre (Memoria – Bianco) San Gregorio Magno
Gregorio (Roma 540 – 12 marzo 604), già prefetto di Roma, divenne monaco e abate del monastero di sant’Andrea sul Celio. Eletto papa, ricevette l’ordinazione episcopale il 3 settembre 590. Nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nella tutela delle popolazioni angariate dai barbari, nell’azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletica e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo.
Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario
Lc 6,1-5: Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
Ci sono persone appiccicate alle regole, che vivono alla luce della propria autostima, che confondono la fede con un regolamento condominiale. Certo: la norma esplicita e incarna l’amore, è difficile credere nell’amore di una persona che non concretizza le proprie emozioni in scelte coerenti e verificabili. Ma la norma, vestito dell’affetto, può essere svuotata di contenuto e diventare un inutile orpello, specie quando ha a che fare con la fede! I farisei sono molto attenti al fatto che i discepoli di Gesù, oltre ad essere poco mistici (non digiunano!) passeggiando fra i campi colgono alcune spighe di sabato, quindi lavorando trasgrediscono il precetto del riposo! Hanno fatto delle regola la loro religione e Gesù cerca di convincerli (inutilmente) citando la Scrittura: l’episodio in cui Davide, fuggendo da Saul, giunge con i suoi compagni a Nord e chiede ed ottiene di cibarsi del pane delle offerte. Gesù, così facendo, oltre a dimostrare una sconfinata pazienza manifesta una grande conoscenza della Parola e della sua interpretazione e, soprattutto, ci insegna che ogni norma va inserita nel suo contesto: Dio vuole dei figli liberi non dei sudditi ossessionati dalle regole!