XVIII settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz

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Giovanni-Bellini-Trasfigurazione
Lunedì 1 Agosto >
(Memoria – Bianco)
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Ger 28,1-17   Sal 118   Mt 14,13-21: Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Martedì 2 Agosto >
(Feria – Verde)
Martedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno C pari)
Ger 30,1-2.12-15.18-22   Sal 101   Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.
Mercoledì 3 Agosto >
(Feria – Verde)
Mercoledì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Ger 31,1-7   Ger 31,10-13   Mt 15,21-28: Donna, grande è la tua fede!
Giovedì 4 Agosto >
(Memoria – Bianco)
San Giovanni Maria Vianney
Ger 31,31-34   Sal 50   Mt 16,13-23: Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.
Venerdì 5 Agosto >
(Feria – Verde)
Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Na 2,1.3; 3,1-3.6-7   Dt 32,35-41   Mt 16,24-28: Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Sabato 6 Agosto >
(FESTA – Bianco)
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
Dn 7,9-10.13-14   Sal 96   2Pt 1,16-19   Lc 9,28-36: Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
Domenica 7 Agosto >
(DOMENICA – Verde)
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Sap 18,6-9   Sal 32   Eb 11,1-2.8-19   Lc 12,32-48: Anche voi tenetevi pronti.

Lunedì 1 Agosto (Memoria – Bianco) Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de’ Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica. Vescovo di Sant’Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), attese con grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle situazioni delle coscienze. Compose scritti ascetici di vasta risonanza. Apostolo del culto all’Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale. L’intento era quello di imitare Cristo, cominciando dai Redentoristi da lui fondati, i quali andavano via via operando per la redenzione di tante anime con missioni, esercizi spirituali e varie forme di apostolato straordinario.

Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 14,13-21: Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla

Tira una bruttissima aria per i profeti. Gesù non è sciocco, né imprudente, non sfida la sorte, né vuole sparigliare le carte. Ha saputo della morte di Giovanni Battista e decide, prudentemente, di ritirarsi in disparte per vedere come si mettono le cose. La sua fama, però, lo ha preceduto e ad aspettarlo c’è una folla immensa affamata di Parola di Dio e di pane. Da quella temporanea fuga nasce il più importante dei miracoli di Gesù, raccontato per ben sei volte dagli evangelisti. Da una cosa negativa, drammatica, e da una scelta saggia scaturisce una straordinaria manifestazione dell’amore di Dio per noi. Anche a me succede di non capire gli eventi che, inattesi, sparigliano la mia vita. E di prendermela con le cose che non funzionano, facendo un po’ la vittima, incolpando anche un po’ Dio il quale, come tutti sanno, dovrebbe pur dedicare qualche minuto del suo tempo anche ai miei serissimi problemi! Se capissi, invece, che quando affronto con prudenza e intelligenza le situazioni, che mai derivano da Dio ma dal susseguirsi degli eventi, spalanco il mio cuore a nuovi ed inattesi miracoli!

Martedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 14,22-36: Comandami di venire verso di te sulle acque.

A volte anche a noi succede così. Fatichiamo a stare a galla e ci sembra che Gesù sia lontano e, se c’è, ci appare lontano, come se fosse un fantasma. Di solito questo momento capita proprio a chi, fra i discepoli, ha aderito con entusiasmo al vangelo, ha creduto, si è lanciato a capofitto. Con gioia ha scoperto la presenza del Signore poi, ad un certo punto, si rende conto che qualcosa non funziona, che Dio sembra il grande assente. È buffo: non sentiamo la mancanza di Dio quando non ci interessa averci a che fare. Sentiamo un dolore lancinante, una fitta al cuore quando, invece, lo incontriamo e per qualche motivo ci sembra lontano, come lo sposo che anela all’amata. Eppure Gesù ci raggiunge, proprio in mezzo alla tempesta, proprio quando ci sembra di affondare. Come Pietro sentiamo l’esigenza di compiere un grande gesto, di osare, di sfidare le onde, e, come lui, per un attimo camminiamo addirittura sulle acque. Pochi passi, poi affondiamo, e chiediamo aiuto. Non dobbiamo temere: il dubbio della fede, lo scoraggiamento, la mancanza di fede fanno parte del nostro percorso. Se hanno faticato gli apostoli non saremo certo migliori di loro!

Mercoledì della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 15,21-28: Donna, grande è la tua fede!

Spera in una guarigione, la donna cananea. Gli hanno detto che Gesù è un grande guaritore, qualcuno che opera miracoli straordinari. Non sa nemmeno cos’è la fede, non conosce la promessa di Israele, non si occupa di queste cose. Sa solo che Gesù potrebbe guarire la figlia e grida, sbraita, fa la sceneggiata sperando di intenerire questo straniero. Gli apostoli sono in imbarazzo tanta è la passione con cui lei cerca di attirare l’attenzione. Gesù, invece, non la degna di uno sguardo e, alla sua insistenza, dà una risposta tagliente: non va bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani. Che durezza! Eppure questa durezza smuove la donna: ha ragione, il Maestro, passiamo il tempo lontani da Dio ma quando ci serve aiuto per un dolore improvviso, per una malattia, subito ci scopriamo devoti e sgraniamo giaculatorie. Siamo dei cani quando trattiamo Dio come un potente da corrompere e non meritiamo attenzione. Dio si deve occupare dei suoi figli, di coloro, cioè che lo ascoltano e lo servono con verità… Ma la donna non se ne va offesa e lo schiaffo in pieno volto la apre al confronto: sì, ha ragione il Maestro. Basta questo atteggiamento per far cambiare idea a Gesù…

Giovedì 4 Agosto (Memoria – Bianco) San Giovanni Maria Vianney

Giovanni (Lione, Francia, 1786 – Ars 4 agosto 1859), «curato» di Ars per un quarantennio, attirò moltitudini di persone di ogni estrazione sociale con le sue catechesi e con il ministero della riconciliazione. Uomo di austera penitenza, unì alla profonda vita interiore, incentrata nell’Eucaristia, un generoso impulso caritativo. E’ modello della cura d’anime nella dimensione parrocchiale attraverso l’esempio della sua bontà e carità anche se lui fu sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del suo compito. Trascorreva le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859. Papa Pio XI lo proclamerà santo nel 1925. Verrà indicato patrono del clero parrocchiale.

Giovedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 16,13-23: Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

«Chi sono io, per te?». Simone il pescatore osa, si schiera.  Per Simone, dire che Gesù è il Cristo è un salto mortale. E Gesù gli restituisce il favore. Simone dice a Gesù: “Tu sei il Cristo”, che significa: “Tu sei il Messia che aspettavamo”, una professione di fede bella e buona e, decisamente, ardita.  Pietro, riconoscendo nel falegname l’inviato di Dio, fa un salto di qualità determinante nella sua storia, un riconoscimento che gli cambierà la vita. Gesù gli risponde: “Tu sei Pietro”. Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e irruente. Ma, riconoscendo in Gesù il Cristo, scopre il suo nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo porterà a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli. Pietro rivela che Gesù è il Cristo, Gesù rivela a Simone che egli è Pietro.  Scambio di cortesie. Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi. Confessare l’identità di Cristo ci restituisce la nostra profonda identità. Il Dio di Gesù non è un concorrente alla mia umanità.

Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 16,24-28: Che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Cosa è essenziale nella nostra vita? Su cosa stiamo investendo? Cosa rappresenta per noi un bene assoluto? Gesù pone con forza queste domande con parabole ed allegorie, con una sottigliezza psicologica che ci affascina e ci stupisce. Ma la sostanza resta la stessa: e se dopo tanta fatica ci trovassimo a scoprire di avere perso la nostra vita dietro mille inutili cose? In mille inutili preoccupazioni? Prendere la croce, per Gesù, non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento autolesionista con cui, troppe volte leggiamo queste parole. Dio non ci manda nessuna croce (perché dovrebbe?) ma, al contrario, ci insegna ad accogliere le difficoltà che la vita ci pone davanti (non Dio!) con spirito positivo e costruttivo. A non caricarci le spalle con croci che noi stessi ci siamo procurati ma, al contrario, a vivere con amore anche le situazioni di difficoltà. Abbandoniamo le croci inutili e teniamo solo quelle necessarie, se riescono a tirare fuori da noi stessi il bene e l’amore che Dio ha messo nei nostri cuori. E seguiamo con gioia il Cristo che perde la sua vita donandocela.

Sabato 6 Agosto (FESTA – Bianco) TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
Lc 9,28-36: Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.

Nel cuore dell’estate saliamo sul Tabor, ammiriamo la bellezza di Dio. Perché solo la bellezza salverà il mondo. Un sei agosto Hiroshima venne rasa al suolo. Un sei agosto san Paolo VI incontrò il suo Cristo per sempre.
Siete già saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede? Dio ci dona – a volte – di assistere alla sua gloria. Raptim, diceva il grande Agostino. Fugacemente. Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una messa in cui siamo stati toccati dentro, una giornata in quota in mezzo alla neve con la bellezza della natura che diventa sinfonia e ci mozza il fiato. Attimo, barlumi, in cui sentiamo l’immenso che ci abita. E il sentimento diventa ambiguo: talmente grande da averne paura, talmente infinito da sentircene schiacciati, talmente immenso da restarne travolti. Dovremo forse ricuperare questo aspetto nella nostra vita cristiana, ripartire dalla bellezza. Le nostre periferie sono orrende, orrende le città, orribili le finte-vacanze che ci vengono proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati. Orribile il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo. Orribile la vita caotica e tesa che siamo costretti a vivere. Orribile il dolore che nasce quando l’amore esplode, quando il dolore che ci creiamo e alimentiamo, ci travolge. Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che è verità e bene e bontà.

Sabato della XVIII settimana del Tempo Ordinario
Mt 16,13-23: Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Ho sempre ammirato l’umiltà degli apostoli. Invece di scrivere dei vangeli inneggianti alla loro stessa tempra spirituale, non temono di raccontare le loro figuracce. Perché a loro non importa essere ricordati per la loro integrità, ma annunciare la presenza del Maestro. Il racconto di oggi è impietoso: i discepoli pensano di avere imparato a sufficienza, non c’è bisogno di scomodare il Signore, in fondo un epilettico non è così grave, dovrebbero farcela! E falliscono miseramente, costringendo il povero padre a ricorrere a Gesù per avere una guarigione. Sono imbarazzati, gli apostoli: come mai non sono riusciti a guarire il ragazzo? Gesù è diretto e chiaro con loro: è perché non hanno abbastanza fede, non ci credono. Stiamo attenti quando vogliamo sostituirci al Maestro, quando pensiamo che, in fondo, anche noi siamo capaci di aiutare, di condurre, di consolare, di sostenere… Ricordiamoci sempre che siamo solo servi della Parola, che nessuno ci ha eletto rappresentanti di Dio, ma che siamo, con gli altri fratelli, discepoli, umili operai che lavorano nella vigna del Signore. E cresciamo nella fede, come riusciamo, con semplicità, per poter guarire noi e gli altri da ogni fragilità.