Liturgia
– Vangelo della Settimana

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XV Settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz 


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Lunedì 11 Luglio >
(FESTA – Bianco)
SAN BENEDETTO
Pr 2,1-9   Sal 33   Mt 19,27-29: Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.
Martedì 12 Luglio >
(Feria – Verde)
Martedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Is 7,1-9   Sal 47   Mt 11,20-24: Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.
Mercoledì 13 Luglio >
(Feria – Verde)
Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Is 10,5-7.13-16   Sal 93   Mt 11,25-27: Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.
Giovedì 14 Luglio >
(Feria – Verde)
Giovedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Is 26,7-9.12.16-19   Sal 101   Mt 11,28-30: Io sono mite e umile di cuore.
Venerdì 15 Luglio >
(Memoria – Bianco)
San Bonaventura
Is 38,1-6.21-22.7-8   Is 38,10-12.16   Mt 12,1-8: Il Figlio dell’uomo è signore del sabato.
Sabato 16 Luglio >
(Feria – Verde)
Sabato della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Mi 2,1-5   Sal 9   Mt 12,14-21: Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.
Domenica 17 Luglio >
(DOMENICA – Verde)
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Gn 18,1-10   Sal 14   Col 1,24-28   Lc 10,38-42: Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore

Lunedì 11 luglio – SAN BENEDETTO
Mt 19,27-29: Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

Noi potremmo facilmente tenere il Vangelo a distanza pensando: “Sono i discepoli ad essere coinvolti, o, tutt’al i più santi come Benedetto, che Dio ha chiamato a realizzare una grande opera”. Ma il Vangelo non è solo un libro di storia. Non si accontenta di raccontare gli avvenimenti. Gli apostoli, i santi e i missionari rimandano a me. Guardate Pietro che ha accompagnato Gesù e gli altri discepoli che hanno abbandonato tutto; o guardate Benedetto che, giovane studente, rifiuta la vita brillante di Roma per ritirarsi nella solitudine! Tutti sono implicati nella storia. Noi saremmo semplici spettatori? Il Vangelo non ci riguarderebbe?
Eppure il Vangelo parla dell’avvento di un nuovo regno, del segreto inaudito che fa sì che Dio permetta che nasca un regno senza fine. Ciò significa dunque che Dio ha delle aspettative su di noi. È il dramma dell’amore. E la mia storia con Dio. La storia del regno dei cieli è già cominciata. Bisogna continuare a raccontare la storia come storia di Dio e del suo mondo. In questo Vangelo, è la sua storia che Gesù racconta quando dice: “Nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria…” (Mt 19,28).
Per Gesù, ciò vuol dire amore fino alla croce.
Egli sa: “Mio padre mi manda nel mondo per amore e dice: Tu genererai un popolo nuovo. La tua missione è di diffondere l’amore nel mondo intero”. Dio vuole che il suo amore si riversi nel mondo. Si tratta del dramma dell’amore. Noi possiamo parteciparvi lasciando che Dio ci mostri il nostro posto. Poiché egli si indirizza a noi, personalmente. Quante volte abbiamo rifiutato questo invito: eppure la redenzione ha luogo qui e ora, oggi. Non è in teoria, ma nell’istante stesso che Gesù ama, agisce e parla. Ciò che importa è che io alzi gli occhi per vedere cosa accade. A cosa serve, se qualcuno mi perdona in teoria ma non nel suo cuore, né ora? La pratica di Gesù ci mostra una cosa: egli è andato incontro a tutti. Il suo invito valeva per tutti. Non debbo, dunque avere paura. Non sono tenuto a diventare prima un uomo a posto, posso venire quale sono. E, per una comunità, ciò significa semplicemente poter esistere anche con le proprie debolezze
.

Trovo significativo il fatto che la Chiesa abbia scelto come patrono d’Europa San Benedetto. È un forte richiamo per noi all’interiorità e alla preghiera che sono il fondamento di ogni vera e duratura civiltà.
Benedetto da Norcia ha vissuto in un momento storico molto simile al nostro: il crollo dell’impero romano aveva dato l’occasione ai popoli nordici di invadere e distruggere secoli di civiltà. La Chiesa arrancava fra guerre e incomprensioni e il Signore suscitò in Benedetto il desiderio di ritirarsi in una solitaria vita di preghiera per tornare all’essenziale. Nonostante i tanti ostacoli che incontrò, anche a causa e per opera di uomini di Chiesa, Benedetto intuì l’unica via d’uscita da quella situazione: il ritorno autentico e appassionato alle radici del Vangelo. Seguendo la sua Regola, abile sintesi di esperienze precedenti fatte in Oriente e in Occidente, Benedetto fa diventare i monasteri un luogo di nuova civiltà e di speranza. Non l’aspetto politico e culturale deve predominare nel cristianesimo ma l’esperienza mistica e di fede. Come ben suggerisce ai suoi discepoli nella sua ammirabile Regola, Benedetto propone di non anteporre nulla all’amore di Cristo. Ristabilendo l’ordine delle cose, la storia assume una nuova piega: a partire dalla sua intuizione centinaia di migliaia di uomini e donne costruiranno la civiltà dei monasteri che ancora oggi permane come segno tangibile del primato di Dio nella vita di ogni uomo.

Lunedì della XV settimana del Tempo Ordinario
Mt 10,34-11,1: Sono venuto a portare non pace, ma spada.

Un po’ ci spaventa la parola che il Signore ci rivolge. È venuto a portare la spada ma non nel senso che intendiamo in questi tempi oscuri in cui si uccide nel nome di Dio! Gesù sta dicendo a noi suoi discepoli che diventare credenti sul serio significa anche incontrare resistenze e giudizi. Troppe volte viviamo il cristianesimo come un gigantesco anestetico, come se la fede ci spegnesse… Non è così: l’incontro con il Dio di Gesù ci spalanca ad una visione della vita inattesa e in continuo movimento. Così capiamo meglio la richiesta apparentemente folle che Gesù ci fa: egli pretende di essere più grande della più grande esperienza positiva che possiamo fare nella nostra vita. Gesù dice di essere più di un innamoramento, più dell’esperienza filiale, più del diventare genitori. Non ci chiede certo di rinunciare alle splendide gioie legittime che Dio ci ha donato, ma ci sfida: anche quelle gioie sono poca cosa rispetto all’intensa gioia dello scoprirsi figli di Dio! Accogliamo oggi questa provocazione uscendo dalla visione minimalista di una fede scialba e scolorita, inutile e noiosa. Qui si parla di qualcosa di ben diverso!

Martedì della XV settimana del Tempo Ordinario
Mt 11,20-24: Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

Il rischio c’è, eccome! Israele aveva fatto un’esperienza straordinaria di Dio, era stato chiamato ad essere il popolo dell’alleanza, il popolo portavoce della volontà divina. Chiamato da Dio stesso ad annunciare a tutte le nazioni il volto del Dio compassionevole, Israele aveva finito col chiudersi in se stesso, sempre sulle difensive, riducendo ad uno sterile conservatorismo il proprio compito. Così, i più consapevoli erano convinti di essere migliori dei popoli pagani e di questa certezza si facevano scudo. Seduti sulle proprie convinzioni, intimamente certi del fatto che nulla avrebbe allontanato Dio dalle proprie scelte, non si preoccupavano di mantenere viva la fede che li legava al Signore. Perciò Gesù, davanti all’ostinato rifiuto dei suoi concittadini, li ammonisce: non ci sarà nessuna salvezza se non sono disposti a cambiare il loro atteggiamento. Addirittura le vituperate città pagane, considerate maledette dai devoti, riceveranno un trattamento migliore alla fine dei tempi. Vigiliamo su noi stessi e sulla nostra fede, allora: abbiamo ricevuto tanto per poter donare tanto. Non cadiamo nell’arroganza del sentirci privilegiati.

Mercoledì della XV settimana del Tempo Ordinario 
Mt 11,25-27: Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Che emozione ci suscita vedere Gesù contento! Che bello sapere che Dio Padre stupisce anche il Signore Gesù! Gesù ha annunciato le parole del Regno a coloro che, in teoria, avrebbero potuto accoglierle con maggiore consapevolezza ed entusiasmo. A coloro che, con compassione e devozione, cercavano di vivere intensamente il proprio rapporto di fedeltà con il Dio di Israele. E invece… Proprio i devoti continuano ad erigere barriere intorno al profeta venuto dal Nord. Gesù, invece di scoraggiarsi, vede come sono i piccoli, gli emarginati, gli scarti ad accogliere con entusiasmo il suo messaggio. E capisce. La sua missione ora prende una piega completamente diversa. Coloro che pensava avrebbero accolto il messaggio lo stanno invece rifiutando; coloro che, invece, erano guardati con sufficienza e disprezzo dai religiosi del tempo, accolgono con entusiasmo il messaggio del Signore Gesù. Questa è la logica di Dio che si occupa di coloro di cui nessuno si occupa. Che dona non secondo il merito ma secondo la necessità. Che mostra la strada che conduce alla sua presenza solo a coloro che con umiltà riconoscono la propria miseria.

Giovedì della XV settimana del Tempo Ordinario
Mt 11,28-30: Io sono mite e umile di cuore.

Il Signore Gesù ha appena esultato davanti all’inattesa opera di Dio che rivela i suoi segreti ai piccoli e agli ultimi e, subito, si occupa di loro. Non si gloria della propria scoperta, non mette se stesso al centro della sua relazione con Dio ma, tutto rivolto ai piccoli, ai poveri, li invita a seguirlo sulla strada che conduce al Regno. Sì, Signore, siamo affaticati e oppressi, sentiamo forte il peso della nostra incoerenza e della nostra indegnità. Sì, Maestro, il giogo che portiamo ci è insopportabile. Siamo stati noi, spesso, a caricarcelo, con le nostre scelte sbagliate, con i nostri giri di testa, con il nostro peccato. Altre volte, invece, sono stati gli altri a metterlo sulle nostre spalle. Ma non importa: siamo pronti a deporre tutto ciò che ci è d’intralcio e a seguirti, o Compassionevole! In questa giornata di mezza estate vogliamo rientrare in noi stessi, abitare nella nostra anima e lasciare che sia lei a raggiungere, nella preghiera e nella meditazione, l’unico che offre ristoro alla nostra vita. Che sia questa la vera vacanza che siamo chiamati a vivere e che, unica, ci può rigenerare?

Venerdì 15 (Memoria – Bianco) San Bonaventura

Bonaventura (Bagnoregio, Viterbo, 1218 – Lione, Francia, 15 luglio 1274), mistico e pensatore medievale, dottore allo studio di Parigi, diede forma di sintesi sapienziale alla teologia scolastica sulle orme di Agostino. L’espressione più matura di questo umanesimo teologico è nell’«Itinerario della mente a Dio». Discepolo di san Francesco guidò con superiore saggezza il suo ordine (1257-1273), tanto da essere chiamato «secondo fondatore e padre». Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco.
Fu nominato vescovo di Albano e cardinale.
Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.

Venerdì della XV settimana del Tempo Ordinario
Mt 12,1-8: Il Figlio dell’uomo è signore del sabato.

Eppure è tutto molto semplice: difficile interpretarlo in maniera diversa. Basta leggere attentamente il Vangelo, accoglierlo così com’è, farsi destabilizzare dalla sua forza profetica. Gesù davanti all’ottusità dei farisei che lo seguono per segnalare ogni sua incoerenza riguardo ai precetti della Legge dice con forza che non è la Legge il cuore dell’incontro con Dio. È la misericordia il centro della nostra fede, il cuore pulsante del messaggio cristiano. La religione non è, come purtroppo ancora molti si ostinano a credere, una serie interminabile di obblighi da rispettare, ma l’incontro gioioso con Dio che ti spinge a cambiare vita, dalla tenebra alla luce. La misericordia non è una vaga emozione o un inutile atteggiamento buonista che fa finta di non vedere gli sbagli, ma, piuttosto, l’atteggiamento di chi, come Dio, guarda alla miseria col cuore, cioè di chi non si scandalizza davanti al peccato, ma di chi si ingegna per aiutare il peccatore a riconoscere la propria ombra e a superarla. Dobbiamo ammetterlo: spesso non abbiamo capito cosa significhi la misericordia. Chiediamo al Signore di insegnarcela.

Sabato della XV settimana del Tempo Ordinario
Mt 12,14-21: Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.

Nel Vangelo di Matteo troviamo con frequenza quelle che gli esegeti definiscono ?formule di compimento?. L’evangelista, cioè, si preoccupa di aiutare il lettore a riconoscere nelle vicende di Gesù il compimento delle profezie dell’Antico Testamento. Matteo vuole rassicurare la sua comunità, composta in prevalenza da ebrei: anche se Gesù appare diverso da ciò che il giudaismo si aspettava da un Messia, egli è davvero l’inviato di Dio. Nel caso specifico, Matteo ci tiene a sottolineare che l’atteggiamento compassionevole e dimesso del Signore non è in alcun modo segno di debolezza e di fragilità ma, piuttosto, il modo che egli ha di essere attento alle persone più deboli, più svantaggiate. E noi suoi discepoli dovremmo tenere in grande considerazione questo suo atteggiamento per non far diventare le nostre parrocchie delle dogane, come dice splendidamente papa Francesco. Siamo chiamati ad accogliere chiunque, con compassione e benevolenza, pronti ad indicare la strada verso la conversione che, noi per primi, intendiamo percorrere. Solo così risulteremo credibili.