XI Settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz

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 Mt 5,38-42 Io vi dico di non opporvi al malvagio.
Lunedì 13 Giugno >
(Memoria – Bianco)
Sant’Antonio di Padova
1Re 21,1-16   Sal 5   Mt 5,38-42: Io vi dico di non opporvi al malvagio.
Martedì 14 Giugno >
(Feria – Verde)
Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Re 21,17-29   Sal 50   Mt 5,43-48: Amate i vostri nemici.
Mercoledì 15 Giugno >
(Feria – Verde)
Mercoledì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
2Re 2,1.6-14   Sal 30   Mt 6,1-6.16-18: Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Giovedì 16 Giugno >
(Feria – Verde)
Giovedì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Sir 48,1-14   Sal 96   Mt 6,7-15: Voi dunque pregate così.
Venerdì 17 Giugno >
(Feria – Verde)
Venerdì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
2Re 11,1-4.9-18.20   Sal 131   Mt 6,19-23: Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
Sabato 18 Giugno >
(Feria – Verde)
Sabato della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
2Cr 24,17-25   Sal 88   Mt 6,24-34: Non preoccupatevi del domani.
Domenica 19 Giugno >
(SOLENNITA’ – Bianco)
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)
Gen 14,18-20   Sal 109   1Cor 11,23-26   Lc 9,11-17: Tutti mangiarono a sazietà.

Lunedì 13 Giugno >
(Memoria – Bianco) Sant’Antonio di Padova

È un grande privilegio per un Apostolo del Signore poter applicare a sé il magnifico testo di Isaia che Gesù a Nazaret ha applicato a se stesso: “Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri…”.
Veramente lo Spirito era su Antonio di Padova, che ha portato il lieto annuncio, il Vangelo, ai poveri con un successo straordinario. E ha fasciato le piaghe dei cuori spezzati, ha annunciato la liberazione dei prigionieri, in modo così luminoso, così straordinario, che è stato canonizzato dopo un solo anno dalla sua morte. È una cosa che oggi sarebbe impossibile, ma che dice bene quanto profonda fosse la venerazione del popolo cristiano.
In questo testo di Isaia, in cui vediamo chiaramente l’azione dello Spirito consolatore che fascia le piaghe del cuore, che consola gli afflitti, vorrei sottolineare l’annuncio di libertà, che ci fa vedere lo Spirito all’opera come creatore, così come lo invoca l’inno di Pentecoste.
Tutti siamo prigionieri di tanti condizionamenti, provenienti dal nostro temperamento, dalle circostanze, dallo stato di salute, dai rapporti interpersonali che non sempre sono armoniosi… E cerchiamo la liberazione.
Ma la vera liberazione viene in modo inatteso, in modo paradossale dallo Spirito di Dio, che non risolve i problemi, ma li supera, portandoci a vivere più in alto.
Nella vita di sant’Antonio possiamo constatare questa liberazione operata dallo Spirito. Antonio avrebbe potuto essere grandemente deluso, depresso, perché tutti i suoi progetti sono stati scombussolati. Voleva essere missionario, voleva perfino morire martire e proprio per questo si era imbarcato per andare fra i musulmani. Ma il suo viaggio non raggiunse la meta: invece di sbarcare nei paesi arabi fu sbarcato fra i cristiani, in Sicilia e poi rimase in Italia.
Avrebbe potuto passare il resto della sua vita a compiangere se stesso: “Non posso realizzare la mia vocazione!”. E invece fiorì dove il Signore lo aveva inaspettatamente piantato: cominciò subito a predicare, a fare il bene che poteva, e acquistò una fama straordinaria.

Lunedì della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 5,38-42: Io vi dico di non opporvi al malvagio.

Avete perfettamente ragione: la pagina che abbiamo appena letto è una delle più difficili da accettare. Eppure sono affermazioni come queste che danno sapore al sale e Gesù stesso ha dimostrato con la sua vita e con la sua morte che è possibile metterle in pratica. Superare la logica della legge del taglione, che poneva in qualche modo un freno alla violenza insensata, è qualcosa che ci rende simili a Dio. La logica della mitezza, la beatitudine della non violenza, l’uso del paradosso possono scardinare qualunque resistenza. Certo, agli occhi del mondo tale atteggiamento è inopportuno e lungo la storia la Chiesa stessa si è interrogata, davanti a casi concreti, su come applicarla. Pensiamo, ad esempio, alle terribili immagini della strage di migliaia di innocenti operata dal fondamentalismo islamico; in questo caso la dottrina cristiana parla di un dovere alla difesa. Nel nostro vivere quotidiano, però, ci troviamo davanti a situazioni decisamente meno drammatiche. Nel clima arroventato e populista che stiamo vivendo, osare il Vangelo può riservarci delle sorprese inattese.

Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 5,43-48: Amate i vostri nemici.

Gesù ha proprio ragione: se amiamo solo quelli che ci stanno simpatici e facciamo il bene a coloro da cui speriamo di ricevere qualcosa in contraccambio, cosa facciamo di così straordinario? Troppe volte la nostra fede si riduce a tiepido buon senso che chiunque potrebbe vivere. Talvolta il cristianesimo si è annacquato riducendosi ad un inoffensivo moralismo e a un buonismo generalizzato. Da questo punto di vista, essere cristiani non cambia nulla rispetto ad essere dei buoni cittadini. Se, invece, prendiamo sul serio queste parole, davvero è possibile amare i nostri nemici, cioè desiderare per essi la conversione e il cambiamento. Per chi, come noi, ha fatto esperienza della straordinaria misericordia di Dio, la vendetta e la violenza diventano inconcepibili. Davanti a chi ci ha fatto del male, e purtroppo esistono persone così!, siamo chiamati ad imitare il Padre celeste che fa piovere sui giusti e sui malvagi. Non è facile, certo, soprattutto quando le belle parole assumono i contorni di un viso reale… Eppure è quella la vetta della montagna: riuscire a vedere dietro l’apparenza il volto di un fratello che può cambiare.

Mercoledì della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 6,1-6.16-18: Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Quanto è destabilizzante Gesù! Dopo essere volato alto con le beatitudini ed averle esemplificate correggendo alcune storture della Legge, entra nel dettaglio per criticare alcuni atteggiamenti caratteristici degli uomini religiosi di ieri e di oggi. L’elemosina non può essere ostentata o diventare motivo di orgoglio e di vana gloria, ma è l’atteggiamento di chi, mosso a compassione, condivide ciò che ha con i più poveri, nel nascondimento. Siamo calorosamente invitati da Gesù a fare l’elemosina con intelligenza, cioè senza farci ingannare, e con discrezione. Senza accampare scuse: se la fede non tocca anche il portafoglio non ha ancora cambiato la nostra vita. La preghiera ha una componente pubblica da vivere con modestia, senza inutili esteriorità ed è sempre strumento di un atteggiamento più profondo e privato che Dio solo conosce. Come in una relazione amorosa, l’intima unione fra due anime, l’intesa silenziosa ed intensa che le contraddistingue è l’origine dei segni di affetto esteriore, così la preghiera pubblica esplicita la nostra intima unione con Dio. Il digiuno, pratica ormai trascurata da noi cristiani, è lo strumento per dominare i nostri appetiti e per aprirci alla condivisione.

Giovedì della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 6,7-15: Voi dunque pregate così.

La preghiera può diventare un inutile spreco di parole quando cerchiamo di convincere Dio delle nostre buone ragioni. Come se Dio fosse un inarrivabile potente da blandire per ottenere qualche beneficio… Eppure, spesso, velatamente, è proprio questo l’atteggiamento che utilizziamo nei suoi confronti! Gesù ci insegna a pregare in altro modo, rivolgendoci ad un padre che conosce bene le nostre necessità, più di quanto noi stessi le conosciamo. L’unica preghiera che Gesù consegna a noi suoi discepoli ci insegna anzitutto a chiedere l’essenziale: sperimentare la santità di Dio, accorgerci della presenza del suo Regno in mezzo a noi, assecondare la sua volontà di bene nella nostra vita. Una preghiera con i piedi ben saldi sulla terra: al padre che ci ama chiediamo il pane giorno per giorno, il perdono delle nostre colpe, la capacità di perdonare e di superare le ombre e la parte oscura della nostra vita. Ricordiamoci sempre che questa è l’unica preghiera consegnataci direttamente dal Maestro: ripetiamola quotidianamente con stupore e rispetto, anteponendola ad ogni altra forma di preghiera, in modo da sperimentare, come Gesù la tenerezza del padre.

Venerdì  della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 6,19-23: Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Quale tesoro stiamo accumulando nella nostra vita? In chi o in che cosa facciamo affidamento? La crisi ci spaventa e per molti la mancanza di un lavoro uccide la speranza per il futuro. Stiamo vivendo le estreme conseguenze di una visione della vita e del profitto che hanno sacrificato l’uomo al denaro. Dobbiamo combattere per superare questa visione e tornare a fare del lavoro ciò che era nel progetto di Dio: l’opportunità di concludere l’opera della creazione. Detto questo, chiediamoci quale tesoro stiamo accumulando. Dedichiamo molto tempo e molte energie, giustamente, a condurre una vita sana ed equilibrata, ad occuparci del nostro corpo. Quanto investiamo nella nostra anima? Quanto nella ricerca di senso assecondando il desiderio di felicità che Dio ha piantato nel nostro cuore? Ogni minuto che dedichiamo all’interiorità, al silenzio, alla meditazione, alla preghiera viene capitalizzato per la realizzazione di ciò che siamo. Con uno sguardo trasparente e intenso, che sia davvero autentica manifestazione dell’anima, leggiamo la nostra vita come la straordinaria opportunità di trovare un tesoro inestimabile…

Sabato della XI settimana del Tempo Ordinario
Mt 6,24-34: Non preoccupatevi del domani.

A ciascun giorno basta la sua pena. Quanto è vero! Quante volte la nostra vita vive nei pentimenti del passato o nell’angoscia del futuro, senza veramente assaporare il tempo presente! Quante volte crediamo di avere in mano il nostro destino e ci affanniamo e ci preoccupiamo per assicurarci un futuro dignitoso! Facciamo bene, certo, ed è saggio e prudente vivere guardando all’indomani. Ma senza che questo diventi un’ossessione, senza dimenticarci la nostra natura profonda, senza tradire la nostra anima che è libera e in ricerca di libertà. Gesù ci invita con sano realismo ad avere una visione poetica della vita. Gli uccelli del cielo e i gigli del campo godono di ciò che sono, grati a Dio che si è occupato di loro. Nessuno di noi potrà mai vestire così bene, né librarsi nell’aria come essi fanno. Contemplando con stupore le meraviglie della natura, dice Gesù, comprendiamo la volontà di Dio che ci offre l’opportunità di realizzare noi stessi secondo la sua logica. Viviamo il presente, allora, e comportiamoci come il buon padre di famiglia che sa pensare ai tempi di carestia ma senza lasciarsi prendere dall’affanno. Davvero a ciascun giorno basta la sua pena…