I TRE «SÌ» ALLA VOLONTA’ DI DIO-PADRE
Che vincono l’antico serpente e inaugurano il Regno di Dio

Nonostante il veleno dell’antico serpente che continua ad affliggere l’umanità, la bella notizia del Natale è che continuiamo ad essere oggetto dell’amore folle di Dio, che ci salva sul nostro stesso terreno e nella nostra lingua, avvicinandosi a noi nel vagito e nel sorriso di un Bambino, che ha voglia di fare di ogni cuore umano la sua culla. Così può crescere in ognuno di noi e portarci alle Altezze da cui è venuto.

Allora l’uomo, il nostro piccolo e debole uomo, accogliendo questo Bambino dalle mani di sua Madre Maria e del suo custode Giuseppe, si espande, s’ingrandisce e diviene infinito ed eterno nel cammino ordinario della vita, che procede tra gioie e speranze, luci e ombre!

L’Icona (di Rupnik) che unisce l’annuncio dell’Angelo a Maria e la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme sotto lo sguardo vigile di Giuseppe, ci può guidare ad aprire il cuore all’accoglienza del Bambino Gesù, che vuole crescere in noi perché viviamo con Lui e in Lui come figli obbedienti del suo e nostro Padre celeste e come fratelli di tutti.

Nella grotta di Betlemme ci troviamo davanti ai tre «SÌ» che si aprono in totale obbedienza al disegno di salvezza di Dio-Padre che vuole rigenerare l’uomo, morto al suo amore a causa del veleno dell’anti-amore dell’antico serpente.

Il Bambino che è nato da Maria e che ella ha avvolto in fasce, è il frutto del suo “sì” pronunciato nell’Annunciazione. Con questo “sì” arriviamo a contemplare il Mistero della Natività, in cui Dio si incarna e diventa uomo, assume l’umanità, non in astratto ma nella concretezza di un corpo. È allora importante prendere coscienza che ciò che è tipicamente umano -il corpo- è anche tipicamente spirituale, perché Dio si è fatto uomo.

È il suo “sì” all’angelo che porta Maria a deporre questo Bambino nella mangiatoia, che è esplicitamente indicata come la grotta della tomba, perché Lui nasce per morire, perché per raggiungerci nella nostra morte Lui non ha altra strada che quella della morte e così raggiungerci nei nostri inferi.

Allora la Pasqua di Gesù, la sua morte, il sepolcro, visti in questa prospettiva, ci fanno intuire che la sua vita donata per la salvezza dell’umanità, non è solamente il momento della morte in Croce, quando Gesù consegna al Padre il suo spirito, ma è tutta la sua vita che è vissuta come un donarla per coloro che ama e introdurli così nel Regno di Dio.

Il Bambino che Maria depone nel presepio, apre le braccia ad accogliere chi guarda e a dire già ora, appena nato, con questo gesto l’offerta di sé per la salvezza di tutti coloro che lo accolgono. È il mistero della manifestazione del Signore: Dio che si manifesta in Gesù, che si manifesta in un bambino, nel nostro linguaggio! È il dono infinito di Dio Padre alla nostra esistenza. Sembra un sogno vedere Dio in un bambino piccolo e tenero, comprensibile, visibile e palpabile; vedere Dio che ci parla nella nostra lingua…(Cfr.1Gv 1,1-4).

Il gesto del Bambino – le braccia aperte in forma di croce – anticipa il mistero della Pasqua (Cfr. Gv 12,24-32).

Dietro il Bambino e Maria c’è la figura di Giuseppe, che vigila avvolto nel suo silenzio. È l’uomo giusto, testimone e custode, nella posizione umile e grande di colui che ha creduto e, nel silenzio, è diventato pure lui protagonista del Mistero della Salvezza; totalmente disponibile all’agire di Dio in lui, dà precedenza a Dio a tal punto da accogliere quel Figlio come suo figlio e accompagnarlo per tutta la vita. Non sappiamo né come né quando Giuseppe sia morto, ma l’unica morte che conta è quella che egli ha dato a se stesso con la piena obbedienza con cui ha accolto Maria e Gesù in seguito alle parole del Signore ricevute in sogno.

Così, prima che si completasse il mistero di suo Figlio (e al quale egli neppure poteva chiamare Figlio), e prima ancora che Gesù consumasse la sua missione nella Croce, Giuseppe aveva già preso su di sé il peso di un destino e di una missione simile a quella di Gesù.

La contemplazione del Mistero della Natività ci invita a mantenere lo sguardo fisso sull’icona: la Madre e il Figlio che si offrono per noi; e poi Giuseppe, attento alla voce divina, è il primo ad entrare nel Mistero del Cuore di Gesù e del Cuore della Madre di Dio e ora ci fa da guida per entrare in questi Santuari della salvezza, centro propulsore del Regno di Dio; un Regno che si realizza nell’ordinarietà della vita di ogni giorno.

P. Carmelo Casile
Casavatore, Gennaio 2022