Evangelii Gaudium,
l’esortazione del ciclone chiamato Francesco.

Vedi testo dell’Esortazione Apostolica: EVANGELII GAUDIUM – italiano
Evangelii Gaudium11
Franchezza, chiarezza, forza, positività, le 250 pagine scritte dal Papa dopo il viaggio a Rio sono una sollecitazione per tutti i cristiani a praticare la rivoluzione della tenerezza e della gioia.

Non è certo se nella storia della Chiesa sia mai stato scritto un documento come l’esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. Per franchezza, chiarezza, positività, realismo, forza, brillantezza, attualità e tempestività il documento del Papa argentino è una vera rivoluzione.
Duecentoventiquattro pagine, una introduzione dedicata alla “Gioia del Vangelo” e poi cinque capitoli titolati: “La trasformazione missionaria della Chiesa”; “Nella crisi dell’impegno comunitario”; “L’annuncio del Vangelo”; “La dimensione sociale dell’evangelizzazione” e “Evangelizzatori con spirito”.
Un intervento a “tutto campo” in cui il Vescovo di Roma propone soluzioni ardite, coraggiose ed efficaci nel campo della predicazione, della pratica dei sacramenti, nell’atteggiamento verso i fedeli e il popolo, nel dialogo ecumenico e con le altre religioni, nella gestione del governo della chiesa. In piena continuità con il magistero e con la tradizione, il Papa scuote la Chiesa e la spinge verso una rivoluzione il cui centro rimane la testimonianza e l’incontro con Cristo…
Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha spiegato che si tratta di un documento scritto interamente da Papa Francesco nel corso del mese di agosto, di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.
Monsignor Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha precisato che non si tratta di una Esortazione post sinodale; il Santo Padre ha preso spunto dal Sinodo per la nuova Evangelizzazione per analizzare e indicare le soluzioni ai gravi problemi che la Chiesa ed il mondo si trovano ad affrontare.

Di Antonio Gaspari, 26 Novembre 2013 (Zenit.org)

Evangelii gaudium:
“Testo storico, la Chiesa è entrata in una fase evangelical

Il parere del sociologo Massimo Introvigne

È il più lungo documento (220 pagine) nell’intera storia delle encicliche e delle esortazioni apostoliche pontificie. Perché, con l’esortazione Evangelii gaudium, Papa Francesco – che ci ha abituati alla brevità – ha scritto un’enciclopedia?…
«Una premessa – avverte Introvigne –: un testo così grande si presta a letture parziali. A seconda dei gusti, s’insisterà sull’invito a partire dalla misericordia di Dio anziché dai precetti morali, e a una riflessione attenta quando si tratta di negare la comunione a certe categorie di persone, atteso che la Chiesa “non è una dogana”, non è lì per fermare qualcuno. Oppure, al contrario, si darà spazio alla forte denuncia del relativismo – compreso quello dei cattolici che occultano la loro identità cristiana – alla difesa della famiglia, alla condanna davvero durissima dell’aborto con la chiara affermazione che su questo punto – come su quello che nega il sacerdozio alle donne – la dottrina della Chiesa non cambia e non può cambiare».

«Ma qualunque lettura parziale, che cerca di estrarre dal documento qualche frase più gradita – continua Introvigne –, è sbagliata. Il testo ha una sua architettura precisa, che dev’essere seguita. Consta di cinque parti, attraverso cui (1) scopriamo come il cristianesimo o è missionario o non è, (2) affrontiamo gli ostacoli che si frappongono oggi alla missione, dall’interno e dall’esterno della Chiesa, (3) studiamo le modalità della nuova evangelizzazione, (4) ne esaminiamo le conseguenze – che non sono facoltative – sul piano della dottrina sociale, e infine (5) siamo richiamati alla dimensione spirituale che è l’anima di ogni apostolato».

«Da ognuno dei cinque capitoli – afferma il sociologo – possiamo estrarre un’idea forza. Dal primo, che evangelizzare gli altri non è facoltativo. Un cristiano che se ne sta a casa e non evangelizza non è cristiano. Dal secondo, il grande ritorno della denuncia del relativismo, cara a Benedetto XVI, primo ostacolo all’evangelizzazione e diffusore di una “tremenda superficialità” in campo morale. Il relativismo, si legge, fa male sia alla società sia alla Chiesa, dove coinvolge anche sacerdoti e religiosi come “mondanità spirituale” e desiderio dell’applauso del mondo. Dal terzo, la lunga analisi della crisi dell’omelia domenicale nelle nostre chiese e gli epiteti durissimi – “falso profeta, truffatore, ciarlatano” – che il Papa rivolge al prete che non prepara bene la predica, non vi annuncia la verità della Chiesa ma la sua, o si riduce a scimmiottare programmi televisivi. Dal quarto, dedicato alla dottrina sociale, una difesa della politica come “vocazione altissima” contro un “populismo irresponsabile” che fa solo demagogia e non risolve i veri, tremendi problemi di poveri sempre più poveri. Dal quinto, sulle radici spirituali, l’accenno mistico secondo cui se la nostra opera missionaria non dà frutto il Signore forse se ne servirà per riservare benedizioni su “un altro luogo del mondo, dove non andremo mai” e che neppure conosciamo».

«E volendo riassumere ancora?» «Guardiamo il titolo: parla di evangelizzazione e di gioia. Il Papa lo ripete: tutti devono evangelizzare. Con questo documento davvero storico la Chiesa passa a una fase che in inglese si chiama evangelical, non si misura più sull’amministrazione dei fedeli che vanno a Messa ma sulla capacità di cercare e convertire chi in chiesa non ci va. E non a caso le comunità protestanti evangelical crescono, mentre quelle tradizionali rischiano di sparire. Poi la gioia. Una Chiesa evangelical è piena di gioia e porta gioia, bellezza – c’è un importante richiamo a evangelizzare attraverso l’arte, altro grande tema di Benedetto XVI –, amore. Nel testo c’è una bellissima frase rivolta al mondo moderno: “la nostra tristezza infinita si cura soltanto con un infinito amore”».
CITTA’ DEL VATICANO, 26 Novembre 2013 (Zenit.org)

La “rivoluzione della tenerezza”

(Prima parte)

Nell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, Papa Francesco auspica una “conversione del papato” perché sia più fedele al messaggio di Cristo e un rinnovato dinamismo dei battezzati perché siano in uno “stato permanente di missione”.

CITTA’ DEL VATICANO, 26 Novembre 2013 (Zenit.org) – “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”: con queste parole esordisce Evangelii Gaudium, la prima Esortazione Apostolica del pontificato di papa Francesco, che sviluppa i temi trattati durante il Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede (Città del Vaticano, 7-28 ottobre 2012), indetto dal papa emerito Benedetto XVI.
Il Santo Padre esorta in primo luogo i battezzati perché “con nuovo fervore e dinamismo portino agli altri l’amore di Gesù in uno “stato permanente di missione”, superando “il grande rischio del mondo attuale”, ovvero quello di cadere in una “tristezza individualista”.
Servono “nuove strade” e “metodi creativi” per “recuperare la freschezza originale del Vangelo” e non imprigionare Cristo in “schemi noiosi”, spiega il Papa.
Non solo occorre una “riforma delle strutture” ecclesiali perché diventino “più missionarie” ma è necessaria anche una “conversione del papato” perché sia “più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e  alle necessità attuali dell’evangelizzazione”.
Ulteriore punto su cui lavorare è la concretizzazione di quel “senso di collegialità” e per la “salutare decentralizzazione” delle Conferenze Episcopali che finora “non si è pienamente realizzato”.
Ovunque devono esserci “chiese con le porte aperte”, scrive poi papa Francesco, in particolare per “quanti sono in ricerca”. Discorso analogo vale per i Sacramenti: l’Eucaristia, ad esempio, “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”.
Il Pontefice, quindi, riprendendo uno dei capisaldi del suo pontificato, sottolinea di preferire una Chiesa “ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa… preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e  procedimenti”. Una cosa che deve “santamente inquietarci”, ha aggiunto, è la presenza di “tanti nostri fratelli” privi dell’amicizia di Gesù.
Ci sono tentazioni che colpiscono frequentemente gli operatori pastorali come l’individualismo, la crisi d’identità, il calo del fervore ma soprattutto il “grigio pragmatismo” della vita quotidiana di molte realtà ecclesiali.
Il “pessimismo sterile” va sconfitto attraverso la “rivoluzione della tenerezza”, afferma papa Francesco che, ancora una volta, mette in guardia dalla “spiritualità del benessere” e dalla “mondanità spirituale”, ovvero la tentazione di cercare la “gloria umana”, piuttosto che la “gloria del Signore”.
Ci sono cattolici, scrive il Santo Padre, che si sentono “superiori agli altri” e che, “irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato”, invece di evangelizzare “classificano gli altri”.
Altri ancora hanno una “cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa”, mentre trascurano “il reale inserimento del Vangelo” nella società d’oggi.
Tali atteggiamenti sono il segno di una “tremenda corruzione con apparenza di bene”, afferma il Papa, aggiungendo poi: “Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali!”.
Francesco stigmatizza anche le “guerre” interne al Popolo di Dio e domanda: “chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?”.
Il Santo Padre incoraggia la crescita di responsabilità da parte dei laici, spesso marginalizzati da un “eccessivo clericalismo”, auspicando anche “una presenza femminile più incisiva nella Chiesa” e un “maggiore protagonismo” dei giovani.
Affrontando il problema della scarsità di vocazioni in molte diocesi del mondo, il Papa afferma che “non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione”.
L’inculturazione cristiana, prosegue il Papa, deve tenere conto della natura “pluriforme” della Chiesa, pertanto non si può evangelizzare soltanto in base alle “modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia”.
Vanno incoraggiate anche la “forza evangelizzatrice della pietà popolare”, così come deve avere “finalità evangelizzatrice” anche la ricerca teologica, abbandonando qualunque autoreferenzialità.
Un’ulteriore attenzione papa Francesco la dedica all’omelia che, lungi dal sembrare “una conferenza o una lezione” o una “predicazione puramente moralista o indottrinante”, deve, in un breve tempo, comunicare un messaggio che faccia “ardere i cuori”, contenendo “un’idea, un sentimento, un’immagine” che offra “sempre speranza” e non lasci “prigionieri della negatività”.
Di Luca Marcolivio

La “rivoluzione della tenerezza”

(Seconda parte)

Nella “Evangelii Gaudium”, Bergoglio ribadisce l’opzione della Chiesa per i poveri ed esorta a tutelare le categorie deboli, in particolare i nascituri, e a promuovere il dialogo interreligioso. Infine affida tutto a Maria “Madre dell’Evangelizzazione”

CITTA’ DEL VATICANO, 26 Novembre 2013 (Zenit.org) – Nella seconda parte della Evangelii Gaudium, lo sguardo di Papa Francesco si amplia alle sfide del mondo contemporaneo. Indica quindi come prima minaccia dell’azione evangelizzatrice l’attuale sistema economico che, “ingiusto alla radice”, “uccide” e fa prevalere la “legge del più forte”. Ad esso si aggiunge la “cultura dello scarto” più volte denunciata da Bergoglio, che riduce gli esseri umani allo stato di “rifiuti”, di “avanzi” della società. Viviamo soffocati da “una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale” – prosegue il Santo Padre – dove regnano “speculazione finanziaria”, “corruzione ramificata”, “evasione fiscale egoista”. Il male del mondo si concretizza anche negli “attacchi alla libertà religiosa” e nelle “nuove situazioni di persecuzione dei cristiani”, come pure in quella che Ratzinger definiva una “diffusa indifferenza relativista”.

In tal contesto, a rimetterci è soprattutto la famiglia, che – sottolinea il Papa – “attraversa una crisi culturale profonda”, poiché vittima di un “individualismo postmoderno e globalizzato che favorisce uno stile di vita che snatura i vincoli familiari”. Il testo affronta poi il tema delle “tentazioni degli operatori pastorali”, che, in diverse forme, ledono l’apporto “enorme” che la Chiesa può e deve dare al mondo attuale. “Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore” chiarisce Bergoglio. E osserva come spesso in molti operatori di evangelizzazione “sebbene preghino”, si denoti “un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore”. Altri sono affetti invece da “una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana”.

In ogni caso, scrive Francesco, “la più grande minaccia è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità”. Di questo passo, aggiunge, si sviluppa “la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo”. Il Papa esorta allora a non cedere ad un “pessimismo sterile”, né a revocare il diritto dei Pastori “di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone”. “Nessuno – afferma – può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza nella vita sociale”. Per dirla con le parole del Beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa non può né deve rimanere al margine della lotta per la giustizia”.

Dal canto suo, la Chiesa deve spogliarsi di quella “mondanità spirituale”, che “si nasconde dietro apparenze di religiosità” e diventare “povera per i poveri”, prendendo esempio da quest’ultimi che – rimarca il Santo Padre – “hanno molto da insegnarci”. “Per la Chiesa – scrive – l’opzione per i poveri è una categoria teologica”, prima che sociologica. Addirittura, “finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, non si risolveranno i problemi del mondo”. Il Pontefice prega allora che il Signore “regali più politici che abbiano davvero a cuore la vita dei poveri”. Perché la politica, seppur “tanto denigrata”, è “una delle forme più preziose di carità”.

Oltre ai poveri, nella prima Esortazione apostolica del Papa argentino non manca il riferimento alle categorie deboli. Invoca quindi maggior cura per: senza tetto, tossicodipendenti, rifugiati, popoli indigeni, anziani sempre più soli e abbandonati”. E naturalmente per i migranti, per cui esorta i Paesi “ad una generosa apertura”. Il pensiero va poi alle “vittime della tratta e di nuove forme di schiavismo”: molti – osserva con rammarico – “hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta” verso questo crimine “mafioso e aberrante”.

Tra i deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura, Bergoglio elenca poi “i bambini nascituri”, “i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana”. Il Papa chiarisce ogni dubbio e chiosa: “Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione… Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”.

Sul tema dell’evangelizzazione, il Successore di Pietro rimarca poi che essa implica “un cammino di dialogo” della Chiesa con tutte le realtà politiche, sociali, religiose e culturali. In tal senso, l’ecumenismo è “via imprescindibile dell’evangelizzazione” e porta ad un arricchimento reciproco. “Il dialogo interreligioso è condizione necessaria per la pace nel mondo”, afferma il Papa, e non oscura l’evangelizzazione. Nell’epoca attuale, inoltre, è fondamentale “la relazione con i credenti dell’Islam”, che il Vescovo di Roma implora “umilmente” affinché assicurino la libertà religiosa ai cristiani. “Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento”, esorta poi a “evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza”. Ribadisce infine l’importanza del dialogo tra credenti e non credenti.

L’ultimo capitolo è dedicato agli “evangelizzatori con Spirito”, tutti coloro che “si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo”, annunciando il Vangelo “con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente”. Gesù – afferma il Pontefice – vuole “che tocchiamo la carne sofferente degli altri” e ci invita “a dare ragione della nostra speranza”, non però come “nemici che puntano il dito e condannano” .

L’anima mariana di Papa Francesco emerge infine nelle ultime righe della Evangelii Gaudium, in cui il Santo Padre rivolge una preghiera a Maria, “Madre dell’Evangelizzazione”. “Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa – conclude – perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”.

Di Salvatore Cernuzio